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Meno incarcerati a La Farera, ma più svizzeri

Ventotto le persone collocate al carcere giudiziario, a fine febbraio erano 69. In drastico calo i reati per droga e contro il patrimonio

Il direttore delle strutture carcerarie ticinesi
(Ti-Press)
20 maggio 2020
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Cambiano le abitudini, cambiano le 'regole'. Al tempo del coronavirus, e delle conseguenti restrizioni dettate dal Governo, la 'normalità' si è modificata per tutti, nessuno escluso. Anche al carcere giudiziario de La Farera di Cadro la routine ha dovuto fare i conti (sebbene non vi siano stati contagi tra i detenuti) con il virus. Già solo a partire dal fatto che le persone incarcerate, in pochi mesi, sono calate drasticamente. Lo spiega a 'laRegione' il direttore delle strutture carcerarie ticinesi Stefano Laffranchini: «Al momento nel carcere giudiziario sono collocate 28 persone, contro le 63 di fine gennaio e le 69 di fine febbraio 2020. La situazione – continua – è ovviamente vantaggiosa per prevenire un’eventuale diffusione del contagio, dal momento che, dati i numeri, i prevenuti possono essere prevalentemente collocati in celle singole».   

Le misure imposte dalla Confederazione (ad esempio la chiusura delle frontiere) hanno cambiato la 'tipologia' delle persone in carcere?

«La tipologia dei prevenuti è cambiata drasticamente, non solo per quanto attiene alla tipologia del reato, ma anche alla cittadinanza delle persone presenti presso il carcere Giudiziario.  Si è passati dai 69 prevenuti di fine febbraio, di cui il 27% di cittadinanza elvetica, ai 28 prevenuti attuali, di cui il 43% di cittadinanza svizzera».

Diverse, dunque anche le tipologie di reato.

«Paragonando i motivi di incarcerazione di febbraio con quelli di aprile, si nota come tutte le tipologie di reato siano in diminuzione, con una flessione molto più marcata per le infrazioni alla Legge Federale sugli Stupefacenti e per i reati contro il patrimonio».
 
Vi sono stati casi di coronavirus tra i detenuti o tra gli impiegati?

«La situazione sanitaria è stata e  viene monitorata costantemente dal nostro servizio medico, e al momento non vi sono casi di positività presso i detenuti. Siamo in ogni caso pronti, sia dal profilo logistico, sia da quello procedurale, a gestire l’epidemia nel caso in cui dovesse diffondersi presso le strutture. Per preservare il personale, abbiamo inoltre messo in atto a suo tempo anche presso le Scc le misure varate dal governo, limitando le attività (e conseguentemente le risorse necessarie) all’indispensabile e prevedendo la possibilità, per parte del personale, di lavorare da casa tenendosi pronto a raggiungere il posto di lavoro entro 60 minuti.

Quali misure 'straordinarie' sono state implementate?

La necessità di preservare la popolazione carceraria dal contagio ci ha purtroppo costretto a sospenderne alcuni diritti. I congedi verso l’esterno e ogni tipo di visita sono stati inizialmente sospesi, quando normalmente ogni detenuto beneficia, in regime normale, di 7 ore di colloquio mensili. Ammetto che questa è stata la misura che abbiamo preso più a malincuore, in quanto la risocializzazione dei detenuti passa dal mantenimento delle relazioni e dei propri contatti sociali. Ogni detenuto ha vissuto e vive inoltre la stessa situazione del resto della popolazione, con parenti, anche vulnerabili e anziani, che non ha più potuto vedere o incontrare, una situazione che ne ha accresciuto la preoccupazione. Nella seconda metà di maggio, ogni detenuto potrà, in due occasioni, nuovamente incontrare una singola persona a colloquio, fatte salve tutte le misure di distanza sociale e di prevenzione che andranno adottate. Ulteriori alleggerimenti verranno decisi in base alla situazione pandemica interna ed esterna al Carcere.  Anche gran parte delle attività lavorative e tutte le formazioni sono state inizialmente sospese, sia per l’impossibilità di garantire il concetto di “distanza sociale”, sia per mancanza di lavoro, riverbero del blocco di gran parte delle attività produttive deciso inizialmente dal Governo. A decorrere dal 4 maggio i laboratori sono stati riaperti, con una turnistica tale da garantire però il concetto di distanza sociale.

Non vi sono per contro state limitazioni alla libertà di movimento dei detenuti. Anzi, la stessa è stata ampliata. Questo per estendere la superficie di movimento e in tal modo ridurre la densità delle persone, nel rispetto del concetto di distanza sociale»
 

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