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Il virus e quella cosa di lavarsi sempre le mani

Una volta era tipica del disturbo ossessivo-compulsivo. Due parole con Michele Mattia, psichiatra

(59th Medical Wing)
15 aprile 2020
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Lavarsi le mani millemila volte al giorno. Immaginare in ogni oggetto il brulicare di invisibili minacce. Allontanarsi dagli altri, temerne il contatto, angosciarsi all’idea di fare inavvertitamente del male a se stessi e al prossimo. Quella che sta diventando una nuova normalità in tempi di pandemia costituisce la dimensione, sottilmente distopica, nella quale già prima viveva chi soffre di disturbo ossessivo-compulsivo (Doc): una bolla fatta di pensieri intrusivi e ricorrenti, rappresentazioni mentali ansiogene, sensi di colpa; e di conseguenza anche di rituali mentali e fisici, come appunto il lavarsi le mani in continuazione, che compensano il timore di ‘perdere il controllo’ della situazione. In varie forme e con diversa gravità, il Doc colpisce il 2-3% della popolazione europea. Ne parliamo con Michele Mattia, psichiatra, psicoterapeuta e presidente dell’Associazione della Svizzera italiana per l’ansia, la depressione e i disturbi ossessivi compulsivi (Asi-Adoc). 

Dottor Mattia, come sta vivendo questo momento chi soffre di disturbo ossessivo-compulsivo?

Chi già soffriva di questo disturbo si trova a vivere una situazione nella quale sono diventati ‘normali’ proprio quei comportamenti che prima venivano vissuti come patologici e imbarazzanti, come il lavarsi spesso le mani e un certo distanziamento sociale. Paradossalmente, la nuova approvazione sociale verso tutto questo fa sì che chi già soffre di un Doc non debba affrontare proprio ora particolari picchi di ansia. Questo però non significa che non debba ancora affrontare grandi difficoltà.

Questa situazione non rischia di scatenare il disturbo anche in chi finora non ne soffriva in modo evidente?

Sì, è possibile che dopo questa fase di emergenza si assista a un picco nel numero di persone che presentano i disturbi tipici del Doc. Penso anzitutto a chi già prima aveva una forte tendenza all’ordine e al perfezionismo: le cosiddette ‘personalità anancastiche’ (dal verbo greco antico ‘anankàzo’, costringere, ndr). In questi profili la situazione attuale rischia di ‘attivare’ comportamenti e pensieri ossessivo-compulsivi, anche a causa dell’incertezza e dell’invisibilità che caratterizzano il virus. Un quadro nel quale peraltro la cosiddetta angoscia dell’altro – l’incapacità di stimare in modo equilibrato la pericolosità del prossimo – può diventare paralizzante.

Un altro aspetto tipico in alcuni casi di Doc è l’accumulazione, il cosiddetto ‘hoarding’.

Anche in questo caso vediamo che il fare scorte, specie di beni a lunga conservazione, è divenuto un fenomeno generalizzato: le immagini di certi supermercati italiani all’inizio dell’emergenza lo illustrano bene. Un comportamento stimolato anche dall’insicurezza dovuta all’iperinformazione, rispetto alla quale è difficile per molti evitare il disorientamento.

Bombardato dalle notizie, chi soffre o potrebbe soffrire di Doc rischia di vedere accresciuta la sua ansia?

La persona ossessivo-compulsiva tende già a voler controllare la realtà accumulando informazioni. Nel momento in cui queste informazioni diventano soverchianti e regna l’incertezza, rischia di trovarsi in uno stato di confusione mentale. Una condizione che toglie energia alle persone, nella quale perfino fare la spesa una volta alla settimana diventa una prospettiva angosciante.

Oltre a rivolgersi a uno specialista per un percorso terapeutico, cosa si può fare?

Un consiglio utile a tutti è quello di relativizzare il momento nel quale ci si informa, cercando di limitarlo ad esempio a una mezz’ora al giorno, e affidandosi a fonti ufficiali. Più in generale, bisognerebbe cercare di seguire le indicazioni sintetizzate dall’acronimo inglese Apple: ‘Acknowledge’, ovvero riconoscere l’incertezza che si deve affrontare; ‘Pause’, fare una pausa dalle proprie reazioni, non essere impulsivi; ‘Pull Back’, ritirarsi, ovvero distanziarsi dai propri pensieri ricordando che non si tratta di fatti, ma di opinioni; ‘Let go’, lasciare andare: non aggrapparsi ai propri pensieri, cercare di chiuderli metaforicamente in una bolla o una nuvola e lasciare che si allontanino; ‘Explore’, esplorare il momento presente, respirare, guardarsi attorno, cercare di riancorarsi al qui e ora invece di lasciarsi rapire dalle proprie preoccupazioni.

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