Ticino

'Permessi, nessuna procedura persecutoria'

Il Consiglio di Stato respinge le insinuazioni della mozione targata Plr: 'Infondate'. E ricorda dati e iter

17 febbraio 2020
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“Se in taluni casi non può essere rilasciato o deve essere revocato un permesso non è da ricondurre ad asseriti atteggiamenti ‘poco amichevoli’ messi in atto dalle autorità cantonali nei confronti della popolazione straniera. Sono semmai i principi di parità di trattamento e di legalità che impongono ai Servizi dell’Amministrazione cantonale di applicare le leggi vigenti in materia tenendo conto della prassi, della dottrina e della giurisprudenza”. Lo sottolinea, nero su bianco, il Consiglio di Stato pronunciandosi sulla mozione dei liberali radicali Matteo Quadranti, Marco Bertoli e Bixio Caprara. Un atto parlamentare dal titolo eloquente “Non si mobbizzi con i permessi di domicilio e di dimora”: i tre chiedono “tempi rapidi” nell’evasione delle pratiche e “modalità proporzionate degne di uno stato di diritto e non di polizia”.
Dura la mozione, ferma la presa di posizione del governo. “I toni utilizzati dai mozionanti e le allusioni a procedure persecutorie nei confronti degli stranieri sono infondati – scrive il Consiglio di Stato –. Tant’è che i numeri parlano chiaro: in Ticino si contano 173’553 permessi attivi, le decisioni negative per le quali l’Ufficio della migrazione ha fissato un termine di partenza o di cessazione di attività nel 2018 sono state 759 ovvero lo 0,44 per cento”. Di queste, osserva il governo, “non tutte hanno poi implicato realmente un allontanamento dalla Svizzera, vuoi perché la situazione si è sanata in seguito vuoi perché è stato accolto il ricorso”. Pertanto “mal si comprendono affermazioni che accrescono solo l’animosità su un tema già sufficientemente delicato e complesso”. La Commissione consultiva del mercato del lavoro, che preavvisa rilascio, rinnovo, modifica, rifiuto di permessi di lavoro a favore di cittadini di Stati terzi, è composta da rappresentanti dello Stato (un funzionario del Dipartimento istituzioni e uno del Dfe), dei datori del lavoro (tre membri) e dei lavoratori (tre): “Sorprende quindi tanta ostilità verso le autorità cantonali in merito alle restrizioni legislative, quando in realtà i rappresentanti dell’economia e sindacali contribuiscono alla resa delle decisioni sulla scorta della Legge stranieri nel contesto del mercato del lavoro relativo ai cittadini extra Ue/Aels, e ben conoscono le logiche del sistema”.

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