Mendrisiotto

Pozzo Polenta, l’inchiesta amministrativa si allarga

Adesso al tavolo dell’autorità cantonale ci sono entrambe le società petrolifere che hanno gestito la stazione di servizio

Agosto 2017, si effettuano nuovi carotaggi
(Ti-Press)
7 febbraio 2023
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Sul Pozzo Polenta di Morbio Inferiore e su come ci sia finita dentro della benzina (tutta) la verità non è ancora stata scritta. Per seguire le tracce e risalire all’origine di un inquinamento che, nel 2008, ha messo fuori uso senza possibilità di ritorno la sorgente locale che assicurava l’approvvigionamento idrico del Comune, oggi si fa affidamento sull’inchiesta amministrativa cantonale aperta nel nome dell’OSiti, l’Ordinanza sui siti contaminati. Una indagine che, a quanto pare, da qualche mese langue, ma che oggi vede al tavolo del Dipartimento del territorio entrambe le società petrolifere titolari (in tempi successivi) della stazione di servizio – in funzione dal 1972 e situata in una zona di protezione delle acque sotterranee (S3) – su cui si sono puntati subito i riflettori degli inquirenti. Accanto alla Ecsa, alla pompa annessa al centro commerciale (al confine con Balerna) dal 2001, in effetti, è stata chiamata pure la Shell, la proprietaria precedente, alla quale l’autorità cantonale ha attribuito, di recente, il ruolo di parte alla procedura.

Ad allargare il campo di ricerca e a spostare l’attenzione anche sulla gestione passata del distributore e dei suoi impianti sotterranei è stata la perizia super partes firmata dalla Geotest Ag di Zollikofen. Un gruppo di specialisti del settore che, su mandato del Cantone, ha scavato dall’aprile del 2017 nella zona della stazione di servizio facendo riemergere nuovi scenari che rimandano all’esistenza di problemi e infiltrazioni nel terreno da prima della fatidica estate del 2008. Lì nella stessa area dove tra il 1991 e il 1993 era già fuoriuscito pure dell’olio da riscaldamento a causa della rottura di un tubo di collegamento tra la cisterna e la caldaia del complesso commerciale.

Sentita la prima società titolare delle pompe di benzina

Dai tempi con cui procede l’inchiesta, peraltro complessa, l’impressione è che occorrerà attendere un altro po’ prima di scrivere le pagine finali di una vicenda che ha portato a galla, già all’epoca, i problemi idrici della regione. E ciò anche se le parti hanno sollecitato, a più riprese, un incontro all’autorità cantonale. In ogni caso l’audizione della Shell e l’ulteriore scambio di documentazione tecnica c’è da credere che aiuteranno a completare il quadro della contaminazione del pozzo. A corroborare informazioni ed evidenze, come detto, ci sono i riscontri degli esperti della Geotest che, dopo una serie di carotaggi, hanno individuato il cosiddetto ‘hotspot’ dell’inquinamento al di sotto di una delle colonnine, la quarta, della stazione di benzina. Struttura non più utilizzata dal 2001. Un approfondimento che ha dato modo di rilevare, altresì, la presenza di installazioni datate e malridotte, a fronte di vistosi buchi.

Per Morbio, oltre al danno la beffa

Una volta cristallizzata la documentazione, spetterà al Dipartimento del territorio prendere posizione sulla perizia e pronunciarsi, di conseguenza, sulle risultanze dell’inchiesta. Esito atteso da tutte le parti coinvolte e importante anche per il Comune di Morbio Inferiore, il primo in quel luglio del 2008 a sporgere denuncia contro ignoti per inquinamento di acque potabili e infrazione alla legge federale sulla protezione delle acque e che ora attende di potersi rivalere davanti al foro civile. Per l’ente locale rappresenta, infatti, l’unica possibilità di essere risarcito del danno patito.

Sul piano penale, infatti, oltre al danno la beffa, per un vizio di forma, si è visto annullare l’indennizzo di poco più di 100mila franchi che il magistrato inquirente aveva condannato a pagare ai titolari della società petrolifera che ora gestisce il distributore e che si sono appellati al Tribunale federale. E questo in coincidenza al rinnovato decreto di abbandono del procedimento penale, su cui, del resto, nel 2015 era calata la prescrizione e che non ha portato a stabilire con chiarezza le cause della contaminazione del pozzo.

Non solo, in occasione di quest’ultimo verdetto pronunciato dall’Alta Corte federale, il Comune si è ritrovato a dover pagare una quota delle spese giudiziarie e le ripetibili ai ricorrenti. Mentre questi ultimi per dirimere la questione delle spese procedurali dovranno attendere una nuova decisione della Corte dei reclami penali del Tribunale d’appello. Corte alla quale è stata rinviata la causa per un nuovo giudizio.

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