Mendrisiotto

‘Tra le 10 e le 20 ditte interessate al Ccl di TiSin’

Ocst e Unia fanno il punto sul ‘caso TiSin’ e presentano la manifestazione popolare in programma sabato 9 ottobre a Mendrisio

Appuntamento sabato a Mendrisio
5 ottobre 2021
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“In futuro non saremo più noi che caleremo dall’alto un contratto collettivo, ma sarete voi che deciderete chi devono essere le persone che vi rappresentano”. La frase è quella pronunciata durante un’assemblea del personale da un dirigente di una delle tre industrie del Mendrisiotto – Plastifil a Mendrisio, Ligo Electric a Ligornetto e Cebi Micromotors a Stabio – dove è stato siglato un contratto collettivo di lavoro proposto da Ticino Manufacturing e avallato dall’organizzazione TiSin, che blocca lo stipendio minimo ben al di sotto dei 19 franchi orari fissati dalla nuova normativa che entrerà in vigore a dicembre. In vista della manifestazione di sabato 9 ottobre a Mendrisio, i sindacati Ocst e Unia hanno voluto fare il punto della situazione, anche alla luce delle sempre più frequenti voci che indicherebbero che altre aziende del Distretto stiano seguendo la stessa via.

Spunta un quarto nome

Le indiscrezioni stanno trovando conferma. «Dopo la manifestazione all’esterno della Cebi di Stabio, sappiamo che ci sono altre aziende che si stanno affacciando – commenta Nenad Jovanovic, vice segretario regionale dell’Ocst e responsabile del settore industria nel Mendrisiotto –. Siamo stati contattati da lavoratori della Helios Quartz di Novazzano, preoccupati perché sembrerebbe che la procedura sia già in corso e ci hanno chiesto come questa dovrebbe funzionare, se dovranno firmare qualcosa, se ci saranno contratti nuovi e come verrà introdotto questo salario più basso rispetto a quello previsto dal Cantone». Seppur non ancora confermato, o smentito, dai diretti interessati, quello dell’azienda di Novazzano non sarebbe un caso isolato. «Ce ne sono altre, tra le 10 e le 20 – aggiunge Vincenzo Cicero, cosegretario responsabile Unia Sottoceneri –, ma fintanto che non avremo segnali più chiari, preferiamo tenere un profilo basso». Il punto di partenza è stato chiaro fin da subito. «Quello che possiamo sicuramente dire – commenta Cicero – è che il fenomeno si estenderà. Se non lo ha ancora fatto è solo grazie a tutto il rumore che siamo stati in grado di fare».

La radiografia delle aziende

Ma chi sono le aziende che si stanno avvicinando a questo Contratto collettivo di lavoro? «Sono tutte aziende che più o meno conosciamo – risponde ancora Cicero –. Le tre che lo hanno già firmato sono tra quelle che hanno presentato ricorso al Tribunale federale, mentre Helios Quartz non si è caratterizzata particolarmente per la tutela dei lavoratori durante il periodo della pandemia». Quelle che hanno preso contatto con Ocst e Unia sono «aziende che hanno chiesto di lavorare, e lavorato, durante il lockdown – annota Cicero –. Bisogna sfatare il mito che si tratta di aziende che in questo particolare momento di crisi stanno cercando un sindacato ‘compiacente’ per cercare di attraversare questo periodo. Sono aziende che riescono a campare perché possono contare su un 95% di lavoratori frontalieri che possono pagare meno di un residente».

‘C’è molta rabbia, ma anche paura’

In vista della manifestazione di sabato, Ocst e Unia stanno lavorando con tutte le industrie del Distretto. «C’è molta rabbia ma anche molta paura – spiega ancora Vincenzo Cicero –. Tanti lavoratori ci dicono che parteciperebbero, ma hanno paura di essere visti, e hanno paura di prendere il nostro volantino perché sanno di essere guardati». Stando a quanto appreso dai sindacalisti, «in queste aziende viene fatta una grandissima pressione sui lavoratori affinché si iscrivano a TiSin. Il direttore della Plastifil sta esortando i lavoratori a iscriversi, mentre alla Ligo Electric c’è la promozione di un anno di iscrizione gratuita con il materiale del sindacato sparso in tutta la fabbrica quando generalmente un nostro volantino viene sequestrato all’entrata». I sindacati hanno registrato anche delle lettere di disdetta «con il nome della ditta come mittente» e sono venuti a conoscenza di sondaggi interni «con indicazioni chiare ai capireparto di inserire tutti i lavoratori nella classe 1, ovvero quella più bassa».

‘Il problema non è risolto’

Il nuovo Contratto collettivo di lavoro e il coinvolgimento di TiSin ha fatto molto rumore nelle ultime settimane. «Crediamo che questa sovrastruttura data da TiSin e Ticino Manufacturing non sia conforme alla legge, nel senso che non siamo confrontati a un sindacato e quindi a un contratto collettivo – sono le parole di Giangiorgio Gargantini, segretario di Unia –. L’impegno dell’autorità a svolgere rapidamente dei controlli mirati dovrebbe portare abbastanza in fretta a una chiarificazione anche dal punto di vista giuridico». Una cosa è certa. «Il problema non è risolto: lo dimostrano le pressioni sui lavoratori e nelle altre fabbriche. E non lo sarà a breve con la struttura legale e giuridica che abbiamo in questo momento».

‘Poro TiSin’, in piazza a Mendrisio

L’appuntamento per dire ‘no’ al dumping salariale è per questo sabato, a partire dalle 10, sul piazzale esterno del Centro manifestazioni Mercato coperto di Mendrisio. Durante l’evento ci saranno una serie di interventi pubblici, di personalità e no, legati al tema del dumping salariale e in merito a quello che sta succedendo nel Mendrisiotto. «Al di là degli aspetti politici, stiamo affrontando una tematica salariale – aggiunge Gargantini –. Ci sono centinaia di lavoratori ai quali si stanno rubando 4-5 franchi dalla busta paga». La scelta di Mendrisio come luogo della manifestazione non è stata casuale. «È il territorio maggiormente coinvolto da tutto quello che sta succedendo – commenta Giorgio Fonio, segretario regionale dell’Ocst –. Siamo tutti ticinesi, mi sento particolarmente momò e questo territorio non merita quello che sta succedendo».

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