Mendrisiotto

'Boss del crimine'. No, 'allucinato'

Condannato a una pena sospesa l'uomo che nel gennaio scorso incendiò un autonoleggio a Chiasso. Poi furto e rissa. Ora lo attende un procedimento in Italia

(Ti-Press)
20 agosto 2020
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Due facce. O meglio: due persone, sebbene l'imputato comparso questa mattina davanti alla Corte delle assise correzionali di Mendrisio fosse uno soltanto. Da 'pezzo grosso della criminalità' a persona sotto effetto di allucinazioni viste le sostanze consumate. Alla sbarra, davanti al giudice Marco Villa, c'era un quasi 28enne cittadino italiano, dimorante a Chiasso. Uomo condannato a 18 mesi sospesi (per due anni) per incendio intenzionale, ripetuto furto (con relativi danneggiamenti di lieve entità e violazione di domicilio), rissa, infrazione alla Legge federale sulle armi e sulle munizioni (in casa aveva una pistola scacciacani) e contravvenzione alla Legge federale sugli stupefacenti. Ma, come ricostruito dall'inchiesta coordinata dal procuratore pubblico Nicola Respini, ed effettivamente attestato in aula, quest'oggi c'era una persona diversa. «Mi sono confrontato con una persona abbastanza riottosa e provocatoria, si definiva Dracula attivo nella criminalità. Ma oggi è diverso» ha ammesso il magistrato inquirente durante la requisitoria («non perda questa buona strada che sembra aver intrapreso» gli ha fatto eco il giudice). Già, perché il 27enne, il 7 gennaio scorso, ha intenzionalmente incendiato gli esterni (e alcune auto) di un negozio di autonoleggio situato a Chiasso. Ma non è tutto, l'imputato - difeso dall'avvocato d'ufficio Tuto Rossi - era stato fermato dalla polizia una prima volta il 3 gennaio (rilasciato il 5, ovvero dopo 48 ore) siccome accusato di furto. Due giorni dopo la prima scarcerazione, dunque, ecco il grave fatto, commesso per di più a pochi metri da una stazione di servizio. «L'incendio è stato abbastanza contenuto – ha riconosciuto il pp in aula – ma avrebbe potuto avere delle conseguenze molto importanti».
Uomo che si è in seguito costituito e poi posto in esecuzione anticipata della pena (ammettendo il fatto). In carcere, però, i guai non sono finiti: 6 i provvedimenti disciplinari nei suoi confronti che hanno portato anche a diversi giorni di isolamento. E a rispondere, in aula del reato di rissa.

I furti

Capitolo a sé lo fanno i furti, reato (unitamente al ripetuto danneggiamento e alla violazione di domicilio) che l'accusa ha promosso nei suoi confronti. Azioni che l'uomo ha contestato. In realtà, si è scoperto, la refurtiva era provento delle scorribande che venivano commesse nelle cantine del palazzo dove lui e la compagna di allora si erano trasferiti. E, per lo più, si trattava di mercanzia di poco valore e vestiti. Dubbi sull'effettiva colpevolezza sono stati sollevati dal difensore d'ufficio, chiamando in causa la ex compagna, una prostituta di origine rumena: «che quando ha capito che il mio assistito era 'fuori' è partita per la Romania. È più probabile che questi vestiti fossero destinati alla Romania quando la signora partiva in vacanza». Tesi che, elementi alla mano, non ha fatto breccia nella Corte.

La 'coca', gli ormoni, l'estradizione

«È stato un fanfarone allucinato che voleva diventare il re della criminalità. Ma è una persona buona»: così si è espresso durante l'arringa l'avvocato Rossi, chiedendo per il suo assistito una pena massima di 15 mesi sospesi per 2 anni (l'accusa si è battuta per una pena di 24 mesi sospesi per 3 anni e l'espulsione dalla Svizzera per 5). Una frase che, secondo la difesa, riassume il periodo – dal luglio dello scorso anno a gennaio – che lo ha portato a commettere gli atti descritti nell'atto d'accusa. Allucinato, s'è detto. Il 27enne, infatti, aveva cominciato a fare uso di cocaina. Ma non è tutto: la sua attività in palestra lo aveva portato ad assumere dosi di ormone della crescita e altre sostanze dopanti. Medicamenti che si procurava dall'Italia: aveva infatti un conoscente che redigeva per suo conto false ricette al fine di ottenere il medicinale utilizzato per aumentare la propria massa muscolare. Ed è per questo motivo che, una volta scarcerato, non lo aspetterà la libertà. Ad attenderlo ci sarà l'estradizione per l'Italia dove dovrà rispondere per tutti i medicinali sottratti illecitamente. «L'italia mi accusa di truffa ai danni dello Stato e furto in concorso ripetuto – ha ammesso in aula –. Ero culturista e usavo certe sostanze e per non pagarle ho avuto una conoscenza che lavorava in ospedale e mi faceva le ricette». Con un mistero, che si riallaccia alla doppia personalità palesata dall'imputato. Sollecitato dal giudice ha dichiarato che si trattava di all'incirca 200mila euro di medicinali. Affermazione ridimensionata dal procuratore pubblico: «L'ordinanza del giudice italiano parla di un danno ai danni dello Stato di circa 18mila euro». Fare chiarezza in tal senso, però, sarà un compito affidato alla giustizia italiana.

Nessuna espulsione

L'accusa, infine, nel promuovere la richiesta di pena aveva invocato anche l'espulsione dalla Svizzera per 5 anni. Di diverso avviso la Corte, che ha ravvisato il caso di rigore dettato dai forti legami che l'imputato ha con il territorio nazionale. Ciò nonostante, appiccando l'incendio si è macchiato di una «colpa medio-grave» ha sentenziato Villa. Di grado medio-lieve, per contro, la colpa inerente i furti e la rissa avvenuta in carcere. A suo favore la Corte ha inoltre tenuto conto del fatto che l'uomo si sia costituito e che nel periodo in questione «c'è stato un abuso di sostanze». Infine, è stato rimarcato anche «il cambiamento di persona, di idee e di mentalità che il carcere sembra avergli permesso di fare».

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