Mendrisiotto

In affido e maltrattata: il tutore è colpevole

La Corte d'appello e revisione penale ha confermato la condanna a 16 mesi, sospesi, pronunciata in primo grado

Confermata la sentenza di primo grado (Ti-Press)
12 dicembre 2019
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Colpevole. Anche per la Corte d'appello e revisione penale il tutore legale della bambina data in affido a una coppia del Mendrisiotto è venuto meno ai suoi doveri professionali. In questi giorni i giudici (presidente Giovanna Roggero-Will) hanno, quindi, confermato la condanna a 16 mesi (sospesi) pronunciata nell'aula delle Assise criminali di Mendrisio nel marzo del 2018. Con lui in prima istanza erano stati pure condannati l'assistente sociale che seguiva il caso – a 13 mesi, sempre sospesi – e i due genitori affidatari (la madre a 22 mesi, il padre a 18, entrambi al beneficio della condizionale, che hanno accettato il verdetto). La verità giudiziaria ne esce, dunque, ulteriormente rafforzata. Sullo sfondo la storia e le sofferenze patite dalla piccola nel corso dei due anni di affido (fra il 2010 e il 2012). Un periodo durante il quale la bimba ha subito maltrattamenti, umiliazioni e punizioni (anche pesanti). Una serie di vessazioni che hanno segnato la sua pur giovane esistenza.

Il curatore si proclamava innocente

Una volta di più in aula a Locarno, il curatore, difeso dall'avvocato Andrea Ferrari, ha proclamato la sua innocenza (invocando il proscioglimento). Lo ha fatto confermando di aver agito secondo quanto il suo ruolo gli richiedeva e chiamando in causa la rete dei servizi, a suo dire non intervenuta per tempo. La Corte, però, anche in secondo grado ha riaffermato la solidità delle accuse mosse dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni per violazione dei doveri di assistenza ed educazione. Nei confronti dell'assistente sociale, nel frattempo deceduto, è stato, invece, emanato un decreto d'abbandono.

Davanti ai giudici anche l'accusatore privato (ad accompagnare la vittima in questo percorso l'avvocato Maria Galliani) aveva ribadito come eventuali lacune del sistema non alleggerivano le responsabilità del tutore. Per lui resta aperta ora la via del Tribunale federale.

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