Debora Banchini Fersini stigmatizza alcuni toni e precisa: ‘Comprendo i timori, ma sono persone con forte desiderio di inserirsi e di una vita migliore’
«Bisogna superare timori e pregiudizi». All’indomani dell’infuocata serata pubblica tenutasi a Rovio per discutere del trasferimento temporaneo di una quarantina di rifugiati al Park Hotel – nel frattempo congelato a causa della diffida inoltrata dal Municipio nei confronti della proprietà –, abbiamo sentito la direttrice della Croce Rossa sezione Sottoceneri (Crss) Debora Banchini Fersini per tirare le somme di queste ultime settimane di polemiche, cercando di capire cosa succederà ora per le persone che si trovano al centro di Cadro e che devono lasciare spazio entro fine mese ai minori non accompagnati che lì dovranno essere trasferiti.
«È vero, è stata una serata calda – ammette –. Ma è importante che si tengano: bisogna superare timori e pregiudizi e dare risposte a chi non conosce l’argomento o a chi lo teme. Timori che capisco». E di preoccupazioni ne sono state sollevate tante in un’Ala materna più che gremita: almeno 150 persone, molte delle quali in piedi e alcune persino all’esterno, a dimostrazione di quanto il tema sia sentito in paese. Da un lato, la Crss e i funzionari del Dipartimento sanità e socialità (Dss) presenti, hanno spiegato in primo luogo come funzionano e procedure d’asilo in Svizzera, ovvero che i Cantoni devono accogliere le persone che vengono loro attribuite dalla Confederazione, che nel caso del Ticino sono il 4% del totale, e che l’integrazione delle persone che ricevono risposta positiva per la loro domanda è gestita dal Dss in collaborazione con Crss (prima fase, nei centri di accoglienza) e Sos Ticino (seconda fase, negli alloggi privati). «Noi da parte nostra abbiamo spiegato la presa a carico che effettuiamo, il percorso d’integrazione che seguiamo».
D’altra parte, sono state numerose le domande del pubblico. Una parte minoritaria si è dimostrata favorevole all’accoglienza, la maggior parte è stata invece critica. E alcuni interventi sono stati decisamente forti e sopra le righe. «Proprio per questo sono necessarie queste serate: per spiegare, per far conoscere – osserva Banchini Fersini –. E per far passare un messaggio importante: dietro a ogni storia di migrazione c’è una persona, con un passato segnato da difficoltà e con il legittimo desiderio di un futuro dignitoso». Un concetto un po’ perso di vista da parte di alcuni partecipanti all’evento, che hanno invece posto l’accento sul tema della sicurezza e di alcuni fatti di cronaca. «Umanamente mi rattrista sentire determinate dichiarazioni. A me non pare che le persone accolte nei centri di accoglienza gestiti dalla Crss delinquano – la replica della direttrice –. Il tema sicurezza non si pone: di rado abbiamo problemi di sicurezza nei nostri centri e in ogni caso le strutture sono presidiate». Inoltre, è stato spiegato dal Dss che in Svizzera una domanda d’asilo su due di quelle che vengono postulate nei sei centri federali d’asilo, vengono respinte. «Nella stragrande maggioranza dei casi, episodi di infrazione alle leggi riconducibili a richiedenti l’asilo, riguardano persone respinte, che saranno rimpatriate e che sentono di non avere nulla da perdere».
Sia durante la serata, sia negli atti parlamentari presentati negli scorsi giorni, sono poi emersi altri temi, come quelli del coinvolgimento dell’istituto scolastico o del lavoro. «Non si pone neanche il tema scuole: le famiglie con bambini vengono trasferite da Cadro prevalentemente a Giubiasco, non a Rovio. Parliamo di trentanove persone, delle quali quattordici donne e venticinque uomini. E tutte queste persone sono inserite in un percorso di integrazione, tra corsi di lingua, inserimenti professionali o attività di pubblica utilità». Precisazioni necessarie per rassicurare: «Ho letto e sentito di persone che passeranno il tempo a bighellonare, ma siamo lontani dalla realtà: non è così. Le persone che accogliamo hanno un forte desiderio di inserirsi e di avere una vita migliore rispetto a quella dalla quale sono scappati».
Tra gli strascichi della serata, anche il lancio di una petizione da parte di un gruppo di cittadini fra i meno contenti, che chiede al Cantone di fare un passo indietro, quasi certamente obbligato vista la diffida e l’urgenza di trovare una soluzione in tempi brevi. «I minori accompagnati si trovano all’Hotel Dischma a Paradiso (dopo esservi stati spostati urgentemente lo scorso autunno dall’ex centro di accoglienza di via Barzaghi per motivi di sicurezza dello stabile, ndr) ed entro il 31 marzo va trovata una soluzione». Prolungare per un breve periodo la permanenza al Dischma non è fattibile? «Non lo so. Di queste trattative si occupa il Cantone. Però, a mio giudizio, in ogni caso sarebbe meglio spostare i ragazzi da lì: un albergo non è una struttura confacente alle loro esigenze».