Luganese

Smascherata la Movida Luganese. Ma gli agenti attendono lumi

Il comandante della polizia cittadina: ‘Sabato sera, dopo chiusura dei bar, raduni fino a 250 giovani in Pensilina’. E molti locali tendono a diventare discoteche

Roberto Torrente
(TI-PRESS)
11 novembre 2020
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Come si concilia la Movida Luganese con i nuovi limiti imposti da Consiglio federale e Cantone - discoteche off limits e bar chiusi alle 23? Vengono rispettate le distanze sociali e l'obbligo della mascherina? Quali sanzioni vengono messe in atto per i trasgressori? Lo chiediamo a Roberto Torrente, comandante della polizia città di Lugano. «È un punto che stiamo proprio discutendo con il Cantone. Se si è di fronte a problemi sporadici si può anche ipotizzare un intervento di polizia che contempla una procedura particolarmente complicata, perché dal momento che non siamo più nello stato di emergenza non esiste più la multa disciplinare che aveva decretato il Consiglio federale ma siamo legati alla legge sulle pandemie, per cui dobbiamo seguire una classica procedura ordinaria». Cosa significa in concreto? «Significa che dobbiamo fermare le persone, verbalizzarle e seguire tutta la procedura che arriva fino al procuratore pubblico. Allora sorge spontanea una riflessione: se dovessimo infliggere multe a tutte le persone che girano senza mascherina, la Magistratura sarebbe intasata per questo tipo di problema».

‘Chiudere i bar non risolve il problema’

Un altro problema riguarda gli assembramenti dei giovani. «Siamo confrontati con aggregazioni di giovani che per numero e tipologia non permettono di svolgere un intervento con soli due agenti, ma si dovrebbe intervenire differentemente. Probabilmente non è questa la tattica giusta. Sensibilizzare al problema con una segnaletica e cartelli non è sufficiente, soprattutto se penso a quante persone si radunano alla Pensilina dei bus dopo la chiusura dei bar. Sabato scorso abbiamo contato 250 giovani, la maggior parte dei quali senza mascherina».

Quali misure adottate in questi casi?

 «In questi giorni questi luoghi sono oggetto di monitoraggio da parte nostra. In collaborazione con la polizia cantonale, cerchiamo di capire cosa possiamo fare per ottenere il rispetto delle normative anti-Covid». «In Italia - prosegue Torrente - si sono mossi diversamente. Non voglio riferirmi al loro modello, ma dopo la chiusura dei bar hanno introdotto il coprifuoco. Noi, invece, per assurdo, chiudiamo i locali pubblici ma non ci rendiamo conto che questo non risolve il problema e, anzi, non fa che spostarlo, perché comunque la Movida giovanile ha questa necessità di trovarsi - più che legittima... D'altra parte mancano i centri di aggregazione per questi giovani». 

Multe ordinarie ne avete inflitte in questo periodo? 

«Per il momento abbiamo dato diversi ammonimenti - oltre 55 - ma vere e proprie multe no, salvo alcuni singoli casi isolati. Quando ci troviamo invece di fronte a situazioni, quali i raduni alla Pensilina, non è così semplice intervenire. Il problema va approfondito maggiormente. Dobbiamo chiederci perché i giovani si radunano alla Pensilina e cosa possiamo fare affinché non vi siano posti di assembramento così numerosi. Sono certo che questo stesso problema si verifica anche negli altri centri del Cantone, Bellinzona, Locarno...». A Lugano, altri luoghi, dopo la chiusura dei bar, diventano luoghi di assembramento, come la piazza di Molino Nuovo.

Qual è invece la situazione negli esercizi pubblici?

«Abbiamo molti esercizi pubblici che hanno avuto la possibilità di estendere il perimetro di occupazione di area pubblica, allestire gazebi, luoghi favoriti anche da un autunno ancora piuttosto mite la sera e che in questo periodo sono strapieni. Qui, da quanto posso constatare, le normative anti-Covid non sono particolarmente rispettate. I giovani si muovono e il rispetto delle distanze sociali viene meno. Dovrebbero stare, come da disposizione del Consiglio federale, in quattro a un tavolo e non più muoversi. Ma chiedere a un giovane di stare fermo, come si fa?». Nella sua radiografia della Movida Luganese, il comandante Torrente aggiunge: «Un altro aspetto sul quale dobbiamo stare attenti riguarda diversi bar che in questo momento hanno la tendenza a trasformarsi in "discoteche". Chiamano i Dj. E anche questo è un aspetto che pone a rischio il distanziamento sociale e che dovremo ancora una volta analizzare con il Cantone e l'Ufficio dei permessi. Lo scorso week end abbiamo avuto ad esempio un locale che ha chiamato un Dj ed è stato un disastro dal profilo sanitario: gente che ballava, assolutamente proibito in questo periodo». Informa il comandante della polizia città di Lugano: «Il Cantone sta cercando in questo momento di portare avanti uno snellimento della procedura sulle nuove disposizioni d'intervento. Dal mio punto di vista o ne veniamo fuori con una multa disciplinare (100 franchi, ndr.) che semplifica il problema o diventa veramente difficile l'esecuzione della misura. Basti dire che se io attuo una procedura oggi, significa che fintanto che il procuratore pubblico possa adottare una decisione, trascorrono settimane e allora la misura non ha più troppo senso».  

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