Luganese

Scatenò un incendio in carcere, ladro seriale a processo

Il 23enne alla sbarra alle Criminali con un componente facente parte della stessa banda di 26 anni.

21 novembre 2019
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Diede fuoco al materasso, alle coperte e ai giornali che aveva in cella, scatenando un incendio che comportò l’evacuazione di 31 persone del carcere di Lugano dov’era detenuto. È questo solo il più noto – se ne parlò nel dicembre del 2018 – fra i tanti reati di cui è accusato un 23enne algerino, a processo alle Assise criminali di Mendrisio (ma a Lugano) oggi. Oltre a lui, la Corte presieduta dal giudice Marco Villa giudicherà anche un 26enne marocchino, che faceva parte della stessa banda di ladri seriali.
Sebbene l’incendio intenzionale – scatenato per avere una possibilità di evadere e causatogli il trasferimento in una prigione in Svizzera interna – sia il fatto più noto, i due stando all’atto d’accusa stilato dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo sono infatti veri e propri ladri seriali.

False identità, razzie in abitazioni

Entrambi hanno infatti collezionato una serie di furti (prevalentemente in case private) in svariate parti della Svizzera, il tutto poggiandosi su svariate identità fittizie. E mentre l’Interpol ha recentemente confermato le generalità del 26enne, la vera identità del 23enne resta tuttora dubbia. Quest’ultimo è accusato di una dozzina di furti, rubando soldi e oggetti per un valore complessivo di 205’000 franchi. Pende sul suo capo anche l’imputazione di rapina ai danni di una famiglia del Bellinzonese, contro la quale sarebbero state usate minacce e violenza. Inoltre, il giovane algerino è già stato condannato in altri Paesi europei e la Francia - dove è cresciuto - ha già annunciato l’intenzione di chiedere l’estradizione per presunti reati di rapina e sequestro di persona. Più numerosi gli episodi di furto dei quali è accusato il 26enne, ma per un importo minore: 64’000 franchi circa.
I due sono difesi dagli avvocati Giuseppe Gianella (il 23enne) e Manuela Fertile (il 26enne).

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