Luganese

Tutti gli effetti dell'aromaterapia

Nostra intervista al geriatra Pio Eugenio Fontana. Benefici riscontrati anche su pazienti affetti da demenza e da disturbi comportamentali

(Ti Press)
27 ottobre 2018
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Il dottor Pio Eugenio Fontana, geriatra alla Clinica Luganese Moncucco di Lugano Besso, ci crede davvero. ‘Posso versarle qualche goccia nel palmo della mano’? Una richiesta per la
quale è bastato allungare il braccio ed essere così inebriati da un immediato benessere. Fuori dal suo studio, lungo i corridoi del reparto, l’aromaterapia ha trovato una prima importante conferma degli effetti benefici che può apportare sugli anziani affetti da demenza e disturbi comportamentali.

Cosa mancava all’aromaterapia per essere riconosciuta quale metodo di cura?

L’aromaterapia moderna è stata ed è applicata molto soprattutto in Francia, a cominciare dagli anni Cinquanta, dove vi è dunque un’esperienza pluridecennale nell’ambulatoriale ma
anche negli ospedali, anche acuti, e nelle case per anziani. Il problema è che non vi è un’evidenza scientifica ancora affermata. Quindi, se l’evidenza clinica c’è, ed è enorme, l’evidenza scientifica non c’è, ancora, perché non vi sono abbastanza studi. Il motivo? Per fare degli studi scientifici di valore ci vuole del denaro.

Quali i maggiori ostacoli a una sua più larga diffusione?

L’ottenimento di un brevetto. Non è possibile, infatti, brevettare la lavanda o il citrus sinensis (l’arancia dolce), ma semplicemente affermare di produrre un’eccellente lavanda o citrus sinensis di grado medicinale. Quindi non potendo brevettare non vi è disponibilità di molto denaro. Le ditte che producono oli essenziali sono nulla rispetto ai grandi trust dell’industria farmaceutica internazionale in grado di investire miliardi di dollari nello studio, nella messa a punto e nei brevetti dei farmaci.

Ciò significa che fino ad oggi non vi erano studi in questo ambito?

La ricerca c’è, sono migliaia gli studi scientifici pubblicati. Il problema sta nel fatto che sono studi ‘piccoli’ perché vengono fatti con fondi privati, con donazioni o con denaro che i ricercatori riescono a raggranellare qua e là. In Svizzera, come in Germania, è decenni che l’aromaterapia viene usata ma è sempre stata prerogativa delle infermiere. All’Unispital di
Zurigo, già vent’anni fa, attuavano l’aromaterapia, soprattutto nei reparti di oncologia e di cure intensive.

Ne è così nata una nuova sensibilità.

Il termine, purtroppo, non spiega bene il concetto per cui, con quella superficialità che ogni tanto è dei medici giovani, come lo ero io, ci si è poco interessati. Inizialmente pensavo a qualcosa legato ai profumi... Ecco, adesso che abbiamo capito l’opportunità che vi è di curare parecchie malattie e parecchi problemi, e che attualmente non siamo in grado di curare in modo naturale e semplice, non pericoloso ed efficace, abbiamo compreso che dobbiamo fare degli studi. Nella continua ricerca di fondi abbiamo concluso un primo piccolo studio pilota, sovvenzionato in gran parte da una signora che ha perso il marito. Contenta per come lo abbiamo accudito nell’ultima parte della sua vita ha deciso di aiutarci. Uno studio pilota che per quanto piccolo è molto interessante perché ha dimostrato che diffondendo l’olio essenziale di grado terapeutico del citrus sinensis e della lavanda nelle stanze dei pazienti affetti da demenza e da problemi del comportamento questi disturbi diminuiscono. Un passo molto prezioso perché oggi noi sappiamo che con gli psicofarmaci si può fare poco. Abbiamo avuto qualche difficoltà nell’ottenere l’approvazione del Comitato etico cantonale, perché non avevano mai visto uno studio così. Se interesse c’è stato non possiamo nascondere che vi sia stata anche tanta perplessità. Per questo abbiamo dovuto fornire molta documentazione. E questo in vista di uno studio molto più grande, multicentrico, alla cui progettazione stiamo lavorando. Con noi ci saranno anche le Cliniche universitarie di geriatria di Basilea e di Ginevra. Inoltre, spero, parecchie case anziani ticinesi, che già un paio di anni fa si erano interessate impegnandosi a addestrare il personale.

Qual è l’utilizzo di questi oli?

Gli oli essenziali in Svizzera possono essere ‘somministrati’ esclusivamente per diffusione, ovvero nell’ambiente, o per applicazione cutanea, rispettando certi criteri. Noi, per ora, a livello di oli ci stiamo muovendo all’interno delle dinamiche che li considerano integratori, non avendo ancora la potenza economica per poterli definire come farmaci. In Germania,
per esempio, il sistema sanitario nazionale rimborsa invece l’utilizzo per bocca della lavanda medicinale al posto dei sonniferi. Noi speriamo di aprire una strada e, aprendola insieme a dei centri universitari, di attirare poi l’attenzione di altri attori del nostro sistema scientifico e sanitario.

Certo non basta per avere benefici raccogliere un rametto di lavanda o utilizzare qualche spicchio di arancia...

Il primo concetto importante è che la pianta medicinale diventa tale non solo come pianta in sé, ma come pianta in quel terreno, a quella quota, che riceve quel sole e quell’acqua. Per esempio, la lavanda, quella che può essere usata per curare dei disturbi, deve avere un contenuto di linalolo e linalil acetile particolare. Perché la lavanda non viene coltivata, cresce spontaneamente in certe regioni della Provenza e della Bulgaria. O come l’ylang-ylang del Madagascar che ha una forte azione rasserenante e afrodisiaca, soprattutto per le donne. Vi è, infatti, un preciso iter da seguire per estrarne un olio di grado terapeutico: i fiori devono essere raccolti in un determinato giorno, trattati con delle modalità antiche e semplici (o per spremitura o per distillazione a vapore), evitare nel modo più assoluto agenti inquinanti, quindi superbiologico. Pensi che per fare un litro di lavanda ci vogliono circa 140 chili di fiore di lavanda! Il 90% o più degli oli essenziali oggi in commercio non hanno queste caratteristiche, perché il loro scopo è semplicemente quello di profumare l’ambiente, i cibi o creare i profumi da applicarci sulla pelle. Dunque, sono pochissime le aziende al mondo che garantiscono una tale preparazione. Per questo la scelta dell’olio essenziale è fondamentale.

Per quali disturbi, in particolare, viene praticata l’aromaterapia?

Lo abbiamo sperimentato sull’anziano portatore di demenza. Soprattutto per l’aspetto di agitazione e di disturbi del sonno. Questi sono problemi gravissimi perché gli psicofarmaci
tendono a ‘intontire’ i pazienti e non a migliorarne la qualità della vita. Il nostro scopo è che queste persone siano più serene e dormano bene. In realtà si possono utilizzare per tantissime altre cose.

È giusto parlare solo di anziani?

Il disturbo d’ansia o la diminuzione del buonumore possono essere curati anche nei bambini, nei giovani adulti, in persone che non sono afflitte da una demenza, anche negli animali. Personalmente ho curato due miei cani che hanno subìto traumi psichici. Vi sono del resto dei veterinari che usano gli oli essenziali sui cani, sui gatti, sui cavalli. E vi è letteratura anche in questo campo. Sugli uomini, in certi Paesi, molto meno ricchi dei nostri, li usano per curare malattie gravi. L’incenso, per esempio, che è un olio essenziale molto pregiato e abbastanza costoso (pensiamo ai Re Magi), in Iran viene usato per curare l’asma, l’artrite reumatoide e le malattie infiammatorie dell’intestino, il morbo di Crohn e la colite ulcerosa. Probabilmente non funziona come i nostri farmaci che costano mille franchi a iniezione ma funziona! In Germania, altro esempio, vi è un istituto universitario nel quale hanno dimostrato che è possibile mantenere in remissione la rettocolite ulcerosa somministrando un mix di piante medicinali. Buona efficacia, costo minore e nessuna tossicità. I farmaci che si usano oggi sono indispensabili, perché permettono di salvare molte vite, ma hanno comunque ancora effetti collaterali. È, dunque, un campo dove le possibilità di espandersi ad ogni livello sono enormi.

Ci porta un altro esempio di possibilità di espansione di utilizzo?

Gli antibiotici. È ormai noto a tutti che stiamo finendo l’efficacia dei nostri antibiotici. Le industrie farmaceutiche, negli ultimi vent’anni, non hanno più creato nuovi antibiotici perché
il margine di guadagno è troppo stretto, i batteri sono diventati resistenti. Se non interverrà qualcosa presto torneremo a morire di polmonite. Ora, tra gli oli essenziali vi sono fra i più potenti battericidi, virucidi e fungicidi esistenti in natura. Il problema è studiare come somministrarli. Non si può, al momento, iniettare un olio essenziale. Quindi come trasformarlo in un farmaco? Vi è della ricerca anche in questo settore, soprattutto negli Stati Uniti. D’altra parte gli stessi primi antibiotici erano di derivazione
naturale. Pensiamo a tutta la famiglia della penicillina, derivata da una muffa.

Possiamo dire che vi è un ritorno alle origini della medicina?

Sì. Questa Natura che è stata un po’ dimenticata, in realtà, ci offre delle risorse notevolissime. C’è anche il taxolo, chemioterapico usato in oncologia, all’inizio nei tumori delle ovaie e poi anche in altre malattie. Si tratta di un olio essenziale estratto dalla corteccia di un tasso del Sudamerica. Quindi, è sempre chimica. La lavanda, avendo almeno cinquecento componenti, basta estrarne solo uno per farle perdere efficacia. Parliamo, dunque, di chimica naturale, molto più avanzata di quello che noi riusciamo a produrre in laboratorio. La nostra speranza è di lanciare un sasso che faccia increspare un po’ l’acqua e che poi, pubblicando in inglese qualche studio ben fatto, si possa stimolare l’interesse e l’attenzione di altri che decidono poi di approfondire questo tema.

Ci par di capire che tanto fa, e farà, la sensibilità del corpo medico e ospedaliero.

Questa sensibilità andrà guadagnata perché per un medico è un grande cambiamento di orizzonte e poi bisogna essere convincenti, cioè dobbiamo avere gli studi. Studiare l’aromaterapia è molto complesso. A Strasburgo esiste un master. Le conoscenze sono molte; come detto c’è molta chimica, biochimica, biologia, per cui richiede un impegno molto grande al medico che si vuole dedicare a questa branca della medicina. Quindi è molto impegnativo. Come fare allora per attirare il loro interesse? Dobbiamo pubblicare qualche studio, fare conferenze, offrire dei corsi. In Ticino alcuni medici si sono già formati in questo senso. La scuola che ho contribuito a fondare a Lugano, Equilibrium Swiss, ha già formato 250 persone, di queste circa duecento sono infermieri e l’altra cinquantina sono farmacisti, medici, fisioterapisti, tutte persone che hanno dimostrato curiosità e apertura mentale. Circa un mese fa, inoltre, abbiamo fondato la Società svizzera di aromaterapia clinica così da mettere insieme conoscenze ed esperienze.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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