Ticino

Secondo gli studi l'omeopatia è inefficace, eppure continua

Anche diversi medici in Ticino ne difendono il contributo al 'benessere percepito', nonostante gli effetti terapeutici riscontrati dai test siano nulli

(Keystone)
8 gennaio 2020
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‘La fine dell’omeopatia’ titolava ‘The Lancet’ già nel 2005, commentando studi appena pubblicati e congratulandosi con la Svizzera, che aveva appena revocato la copertura delle terapie omeopatiche da parte delle casse malati. D’altronde – notava la più famosa rivista medica del mondo – è semmai strano che “il dibattito continui, nonostante 150 anni di constatazioni sfavorevoli”. Nel 2015, poi, il National Health and Medical Research Council australiano pubblicava il monitoraggio di 225 analisi sul tema, e concludeva: “Non vi è alcuna prova affidabile proveniente dalla ricerca sugli umani che l’omeopatia sia efficace nel trattamento delle malattie prese in considerazione”, dall’artrite all’Aids.

Oggi il quadro non è affatto cambiato, le conclusioni neppure: nei farmaci omeopatici il principio attivo è talmente diluito che una sua efficacia anche minima risulta praticamente impossibile (per fare un esempio comune, sbrigativo ma efficace: è come versare una tazzina di caffè nell’oceano). Eppure ‘The Lancet’ ha sbagliato la previsione: l’omeopatia è tutt’altro che finita. Nel 2009 la Svizzera ha reintrodotto a furor di popolo il rimborso obbligatorio di questa e altre terapie se prescritte da medici “che possiedono un titolo di specialista e un perfezionamento in medicina complementare”. Il totale dei farmaci omeopatici venduti in Svizzera nel 2017 ammontava a 22,8 milioni di franchi (comunque ‘solo’ lo 0,2% di un totale da 5,8 miliardi). In Ticino sono almeno una decina i medici specializzati in omeopatia, molti di più gli ‘specialisti’ non medici che promettono cure omeopatiche, e quasi tutte le farmacie vendono i famosi ‘globuli’. Ma perché mai si continua ancora a farvi ricorso?

'Benefici percepiti'

Secondo il dottor Mattia Lepori, vice capo dell’Area medica e presidente della Commissione di etica dell’Ente ospedaliero cantonale, «è opportuno fare molta attenzione a chi prescrive terapie omeopatiche: devono essere medici, e soprattutto non si può pretendere di curare tutto con l’omeopatia. Se qualcuno venisse da me a dirmi che vuole sostituire tutti i vaccini dei figli o curarsi una leucemia unicamente con questi farmaci, chiaramente lo dissuaderei». Quanto all’assenza di effetti rilevata dagli studi scientifici, però, Lepori aggiunge: «È vero, ci sono metodi d’analisi standard che dimostrano l’assenza di efficacia sulla base di quello che noi riusciamo a misurare. Al di là di questo, però, bisogna guardare alla percezione soggettiva del paziente, che può anche percepire dei benefici: se un paziente mi dice di sentirsi più riposato grazie a un sonnifero omeopatico, allora ben venga, anche in assenza di un miglioramento oggettivamente misurabile. Non a caso, anche strutture di punta come l’Inselspital di Berna e la Mayo Clinic americana prevedono al loro interno istituti che si occupano di questo tipo di medicina».

Nessuna efficacia antitumorale

Dello stesso tenore le osservazioni di Franco Cavalli, presidente dell’Istituto oncologico di ricerca: «Per quanto riguarda la cura del cancro, non vi è nessuna evidenza scientifica che confermi un’efficacia antitumorale dell’omeopatia. Al massimo si può parlare di effetto placebo: le aspettative positive del paziente possono effettivamente spingerlo a un miglioramento in alcuni aspetti della sua qualità di vita, anche in assenza di un effetto reale del farmaco. ‘Crederci’ può poi aiutarlo a vivere positivamente la fase di malattia, senza lasciarsi andare. La medicina non è solo scienza, ma anche empatia e aiuto alla persona, e in ogni caso l’omeopatia – seppure scientificamente inefficace, e su questo non ci piove – non è pericolosa. Naturalmente è fondamentale che il paziente segua anzitutto una terapia oncologica che poggi su solide basi mediche, e non che si rivolga a noi solo dopo che i rimedi alternativi hanno fallito: cosa che purtroppo, in alcuni casi, è capitata e ha condotto alla morte del paziente».

Pragmatismo

Passando alla medicina di famiglia, Raffaella Verzasconi prescrive terapie omeopatiche ai suoi pazienti, sia adulti che bambini e adolescenti, «sia in combinazione con le terapie classiche – cosiddette allopatiche –, sia singolarmente». In ogni caso, spiega, «occorre prima accertarsi clinicamente che si tratti di disturbi lievi: un raffreddore, una congiuntivite, un mal di pancia di limitata entità e senza rischi particolari. In quel caso, lascio al paziente che lo desidera la scelta del trattamento omeopatico, in caso contrario no». Quanto al fatto che gli studi scientifici non abbiano riscontrato fino ad ora nessun effetto terapeutico delle terapie omeopatiche, la dottoressa taglia corto: «Io mi affido pragmaticamente a vent’anni di esperienza, nei quali ho potuto riscontrare l’efficacia – pur limitata ad alcune patologie – della medicina omeopatica».

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BOX

L'immunologo Burioni: 'Effetto placebo'

“È importante tenere presente, per capire perché l’omeopatia talvolta sembri funzionare, che l’efficacia di ogni farmaco è la somma di due efficacie: quella derivante dalla suggestione e dalle aspettative e quella derivante dal principio attivo che è in esso contenuto”. Lo nota l’immunologo Roberto Burioni nel suo ultimo pamphlet, ‘Omeopatia. Bugie, leggende e verità’ (Rizzoli 2019). Aggiungendo che nel valutare l’efficacia di qualsiasi procedura medica sarebbe utile svolgere esperimenti in ‘doppio cieco’: somministrando farmaci ‘reali’ a metà del campione e pastiglie identiche ma senza alcun principio attivo all’altra, e facendo in modo che nemmeno il medico che dovrà valutare il risultato sappia chi ha preso cosa (è in modo analogo che si sono rivelate inefficaci anche procedure come l’artroscopia del ginocchio per i pazienti affetti da artrosi). Nessun farmaco omeopatico ha dimostrato la sua efficacia dopo studi di questo tipo, anche se va precisato che alcuni medici specializzati in omeopatia sollevano dubbi sulla fattibilità stessa del loro svolgimento e sull’estensione dei dati attualmente a disposizione.

Molto critica è anche l’opinione di Burioni sul fatto che i farmaci omeopatici vengano venduti senza distinguerli in modo esplicito da quelli ‘classici’, e che vengano rimborsati. Contestando il mercato delle medicine omeopatiche in Italia, Burioni lamenta: “9 milioni di nostri concittadini spendono soldi per acquistare preparati che non contengono nulla e finiscono per pagare del semplice zucchero 500, 1’000 o 2’000 euro al chilo, il che è piuttosto deprimente. Se possiamo tollerare il comportamento dei singoli, non possiamo però perdonare lo spreco allo Stato, perché quei soldi sono i nostri e non possono essere dilapidati nell’acquisto di un costosissimo nulla”.

Va ricordato che i farmaci omeopatici non vanno confusi con quelli fitoterapici ed erboristici, prodotti di derivazione naturale il cui contenuto di principio attivo – efficace o meno – non è necessariamente diluito in modo tale da annullarne gli effetti.

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