Luganese

Picchiò l'ex compagna, ma non fu tentato omicidio: 4 anni

Si è concluso il processo a carico del 40enne luganese accusato di aver cercato di strangolare la partner; è stato condannato per tentate lesioni gravi

Ti-Press
31 agosto 2018
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«Entrambe le versioni presentano punti oscuri, la Corte si è pertanto attenuta ai fatti certi». Il giudice Mauro Ermani ha motivato così la decisione di declassare il capo d'accusa principale a carico del 40enne accusato di aver cercato di strangolare l'ex compagna: da tentato omicidio intenzionale – come proposto dalla pubblica accusa – a tentate lesioni gravi. Nella pratica, la sentenza si traduce in quattro anni di pena – accompagnati da una terapia ambulatoriale –, sei mesi in meno rispetto a quanto chiesto dalla procuratrice pubblica Margherita Lanzillo.

Tra i punti fermi elencati da Ermani: il fatto che la donna abbia subito lesioni importanti – tra cui un osso rotto –, il fatto che sia svenuta, che il compagno le abbia messo le mani al collo, che l'estrema gelosia sia stata il motore dei fatti, che entrambi provengano da un contesto di tossicodipendenza, «persone sbandate, ai margini della società» per citare il presidente della Corte. L'imputato è stato inoltre prosciolto dall'accusa di minaccia, le pesanti parole dette sarebbero state reciproche e da inserire in un contesto di lite secondo la Corte, così come richiesto dall'avvocato della difesa Stefano Steiger. Quest'ultimo è stato tuttavia smentito dalla sentenza in merito a un secondo, ma precedente, episodio di violenza. Un mesetto prima degli strangolamenti la donna è stata picchiata in volto dal condannato, provocandole ferite importanti. Lesioni gravi anche in questo caso, e non semplici come ipotizzato dalla difesa.

Confermati anche gli altri capi d'accusa, legati principalmente all'infrazione delle Leggi federali sugli stupefacenti e sulle armi, mentre alla vittima è stato riconosciuto un risarcimento per torto morale di 5'000 franchi, così come chiesto dal suo legale (v. articoli suggerriti).

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