Luganese

Tentato strangolamento, rischia 4 anni e mezzo

Durante il dibattimento l'imputato ha negato d'aver voluto uccidere l'ex compagna, sostenendo che questa si sia messa le mani al collo da sola

31 agosto 2018
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Rischia quattro anni e mezzo il 40enne accusato di tentato omicidio intenzionale per aver picchiato e strangolato, fino a farle perdere i sensi, l’ex compagna (vedi suggeriti). Intensa e appassionata la requisitoria della procuratrice pubblica Margherita Lanzillo: “I suoi comportamenti erano intenzionati a farle del male - ha detto -, si è fermato solo quando la vittima ha perso i sensi”. Pur avendo agito perché esasperato, secondo la pp, eventuali provocazioni della donna non giustificano in alcun modo il suo raptus. “Si tratta di un reato grave, pericoloso per le modalità, avendo usato ripetuta violenza e minacce”.
Durante l’inchiesta e ancora in aula, l’imputato ha tuttavia negato l’episodio in questione - come pure uno precedente, dove in seguito a botte intense la partner avrebbe rischiato di perdere la vista -, sostenendo che la donna si sarebbe strangolata da sola a causa di psicosi dovute al pesante abuso di stupefacenti. “Una tesi balzana - secondo l’avvocato della vittima, Michele Bernasconi -, non solo non ha dimostrato segni di pentimento ma ha pure cercato di addossarle la responsabilità dell’accaduto”. Pure secondo Lanzillo l’imputato si è dimostrato poco sincero, a differenza della donna che - nonostante le fragili condizioni di salute - ha presentato “un racconto lineare e credibile”.
Fra gli altri capi d’accusa di cui il luganese deve rispondere - nove in totale -, anche quello di infrazione alla Legge federale sulle armi e sulle munizioni: aveva in casa un taser. “Pensavo che fosse legale”, si è giustificato durante il dibattimento.

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