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Flotta elettrica Fart, nel 2026 i primi 5 bus (sulla linea 1)

Luce verde del Dipartimento del territorio al progetto di elettrificazione. Sempre fra due anni prevista l'entrata in funzione del deposito di Riazzino

La direzione è quella giusta
23 maggio 2024
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I primi cinque bus elettrici della flotta Fart saranno messi in funzione nel 2026 sulla linea 1 (Losone-Ascona-Muralto-Tenero-Gordola). Lo annuncia l’azienda di trasporto pubblico sulla base del “via libera” espresso dal Dipartimento del territorio al progetto di elettrificazione, considerato dal Cantone “una strategia importante per un trasporto pubblico orientato al futuro”.

‘Verso l’azzeramento delle emissioni’

L’avallo dipartimentale è considerato “primo grande passo verso l’azzeramento delle emissioni di gas inquinanti, con orizzonte 2030, nel trasporto pubblico urbano del Locarnese”. Questo perché di fatto apre la strada alla messa in servizio di cinque autobus snodati elettrici per sostituirne altrettanti a trazione diesel. Poi, nel giro di alcuni anni, Locarno e gli altri Comuni dell’agglomerato “diventeranno parte delle città svizzere servite da un trasporto pubblico completamente sostenibile – rilevano le Fart –. Questa transizione, che mira a un impatto ambientale zero, ha richiesto la risoluzione di sfide significative, in particolare la fattibilità di svolgere l’esercizio con i bus elettrici rispettando gli orari stabiliti, lo sviluppo di infrastrutture per la ricarica e l’esame della sostenibilità finanziaria della trazione elettrica”. Per altro, la fattibilità di questo cambiamento è stata dimostrata attraverso analisi e verifiche, iniziate già nel 2021, in collaborazione con la Supsi, Protoscar e l’impresa di trasporto Autolinea Mendrisiense.

Zali: ‘Trasporto su gomma sempre più sostenibile’

«Con l’apertura della galleria di base del Monte Ceneri abbiamo riorganizzato e potenziato l’offerta di trasporto pubblico in Ticino. Proseguendo su questa strada, nei prossimi anni ci dedicheremo alla sfida di elettrificare la flotta di autobus – ha dichiarato il direttore del Dt, Claudio Zali –. Questo fondamentale passo mira a intensificare ulteriormente la sostenibilità del trasporto su gomma, dal profilo ambientale e climatico».

Claudio Blotti, direttore delle Fart, entrando nello specifico informa che «ogni veicolo verrà ricaricato nel corso della notte nel futuro deposito di Riazzino e per questo motivo non sarà necessaria la posa di stazioni di ricarica lungo la rete. L’azzeramento delle emissioni inquinanti e, più in generale, la sostenibilità, sono di fondamentale importanza per noi. Il tema deve essere integrato nella strategia d’impresa affinché possa trovare la propria strada all’interno dell’organizzazione permeandone i processi, guidando il cambiamento e attivando la cultura della sostenibilità a tutti i livelli”.

Nella nota le Fart fanno dunque riferimento all’entrata in funzione del deposito di Riazzino nel corso del 2026, mentre in precedenti occasioni era stato indicato che la nuova struttura sul Piano di Magadino sarebbe stata operativa già nel corso del 2024. Conseguentemente, proprio quest’anno avrebbero dovuto iniziare a circolare i primi bus elettrici. Raggiunto e interpellato a tal proposito, Blotti riconosce un allungamento dei tempi e lo giustifica con il fatto che «contro il progetto era stato inoltrato un ricorso. Al momento è ragionevole pensare che questa situazione si risolverà a breve e che avremo a disposizione il nuovo deposito di Riazzino fra due anni».

Legge sul CO2, il sostegno di Berna

Dal punto di vista economico c’è una novità interessante: con la prevista entrata in vigore della legge sul CO2, la Confederazione contribuisce, a partire dal 2025 e fino al 2030, al maggior costo della trazione elettrica nel trasporto pubblico urbano nella misura del 30% dei costi di investimento aggiuntivi rispetto ai veicoli alimentati a diesel. Al lordo di questo intervento federale, la prima fase della decarbonizzazione della flotta Fart (sostituendo appunto 5 bus della linea a trazione diesel con altrettanti snodati elettrici) comporterà un maggior costo di circa 290mila franchi, di cui la metà assunta dal Cantone e l’altra metà dai Comuni serviti dal trasporto pubblico urbano.

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