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‘Rottamato dal Ps, torno per rispondere all'emergenza sociale’

Bruno Cereghetti, candidato al Municipio con ‘Avanti’, durissimo con il suo ex partito: ‘Presa di potere giovanilista e barra all'estrema sinistra’

In sintesi:
  • Prima delle ultime Comunali, dai socialisti un colpo basso particolarmente urtante
  • Non solo io, ma anche i miei sostenitori hanno subito un trattamento indegno
Bruno Cereghetti
(Ti-Press/A. Crinari)
22 novembre 2023
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Bruno Cereghetti, classe 1950, già municipale socialista a Locarno per tre legislature a partire dalla metà degli anni 90, già granconsigliere, si presenta per le elezioni comunali d’aprile come candidato all’esecutivo per la lista “Avanti”. Lo fa da navigato uomo politico, ma allo stesso tempo con il fresco retaggio di uno strappo avvenuto all’interno del Ps cittadino prima delle elezioni comunali differite del ’21, quando era prima stato cooptato, poi “epurato” dal suo partito nell’ambito dell’alleanza Sinistra Unita, dove gli erano stati preferiti altri candidati più giovani.

Cereghetti, cosa le è rimasto di quell’esperienza?

L’amaro in bocca, anche se fa parte di un determinato percorso politico e in politica bisogna essere pronti anche ai colpi bassi. Devo dire però che quel colpo basso è stato particolarmente urtante. Intanto perché era stato orchestrato con il concorso dei massimi livelli cantonali, e poi perché tutto era stato fatto senza avere un colloquio franco con il sottoscritto.

Insomma, la ferita è ancora decisamente aperta.

Più che di ferita, parlerei di ricordo. Che resta. Sono stato rottamato a Locarno, con il beneplacito della direzione cantonale, senza alcuna discussione seria sui perché. E vero che verso la fine, dovendo motivare l’esclusione, avevano organizzato una videoconferenza. Ma si era rivelata una farsa totale. Nemmeno lì c’era stata una discussione; solamente, nell’aria, pesantissimo, aleggiava il mio destino da escluso. Una cosa che mi ha dato particolarmente fastidio è come sono stati trattati i miei sostenitori. Hanno subito metodi che nessuno dovrebbe mettere in pratica, e men che meno un Partito socialista. I miei sostenitori erano, e sono, gente di tutte le connotazioni della sinistra: da quella moderata, che è la mia, fino all’estrema sinistra, dove si riteneva che io, in quel momento, potessi rappresentare qualcosa. Detto questo, sottolineo che all’interno del Ps mantengo grandissime amicizie e ottimi contatti, che rappresentano per fortuna la maggioranza del partito: insomma, un’ampia base.

E i rapporti attuali con i vertici?

Ai vertici sembrano esserci anche non giovani, e non nuovi, che continuano a non volermi bene. Ne prendo atto, ma cammino dritto per la mia strada.

Che spiegazioni si dà?

C’è stato un grandissimo cambiamento all’interno del Ps, a tutti i livelli: federale, cantonale e comunale. Ho visto una presa di potere da parte di una linea che usciva dai movimenti giovanili, senza che vi fosse un cambio progressivo come invece dovrebbe essere. È stata una forzatura dettata da gruppi di interesse determinati ad arrivare al potere. Guardiamo solo cosa sta succedendo a Lugano, con una municipale socialista valida ma che rischia di dover soccombere suo malgrado. Ciò che è chiaro ed evidente è che il ricambio ha portato il partito a porre la barra molto a sinistra, e di questo fa naturalmente le spese l’area in cui mi riconosco, che è quella di centro-sinistra, della sinistra liberale, dal cui filone storico si è sviluppata l’attuale ala modernista, dove si situano anche Amalia Mirante ed Evaristo Roncelli. Ma vorrei raccontare bene gli antefatti, perché sono significativi.

La ascolto.

Nel 2020, nell’ambito di un progetto politico per la città, ero stato interpellato da una persona per cui ho sempre nutrito e continuo a nutrire grandissima considerazione: Alberto Inderbitzin, ex presidente sezionale, persona di grande intelligenza e notevole acume politico. Inderbitzin mi disse che all’interno del Ps si trattava di gestire una transizione in vista di un ricambio che inevitabilmente sarebbe avvenuto, ma non subito; tant’è vero che mi era stato chiesto di entrare nella lista socialista per il Municipio. Ben sapendo che non sarei stato certo io l’avvenire del Partito socialista di Locarno, dopo ampie riflessioni avevo accettato, soprattutto per la consapevolezza che una figura come la mia poteva appunto aiutare a traghettare il Ps verso il ricambio.

Poi però è arrivata la pandemia e con lei la decisione del governo di annullare le elezioni.

Una decisione che non ho mai condiviso, e come me tutti i partiti, salvo quello socialista, che stranamente l’aveva anzi perorata. In quel contesto era cambiata improvvisamente l’impostazione, la mia persona non andava più bene e sono stato colpito dall’anatema. In seguito ero stato formalmente escluso dal Ps con una comunicazione stranissima della segreteria nazionale, che il 28 dicembre 2022 mi diceva di essere stato escluso retroattivamente a partire dal 18 dicembre. Senza alcuna discussione preliminare. È vero che dopo i fatti di Locarno i rapporti con qualcuno, specialmente negli organi istituzionali, si erano guastati, ma è molto strano che vi sia addirittura un osservatorio nazionale puntato sulla mia persona. Ne ho preso atto.

Oggi la ritroviamo di nuovo in campo.

Potevo ritirarmi sull’Aventino, ma poi si è aperta la nuova prospettiva di “Avanti”, una forza chiaramente di centro-sinistra che rifugge da ogni ideologismo e da ogni dogmatismo e che si pone a favore di una politica diversa, innovativa e progressista. Proprio come io sono sempre stato e come continuo a essere. Sottolineo che io non sono cambiato: quello che purtroppo è cambiato è il Ps.

In tre punti, qual è il suo programma politico?

Il primo filone è quello della grande emergenza sociale che abbiamo e di cui ancora si fatica a comprendere la reale portata. C’è l’impoverimento di una popolazione bisognosa di sostegno, e ciò ben oltre gli strumenti tecnici che oggi garantiscono il minimo vitale. Mi riferisco all’Assistenza sociale, o alle Prestazioni complementari, che sono contraddistinte da un tale burocratismo e da una tale complessità che la gente ha bisogno di essere assistita. Sono necessari centri di vicinanza comunali verso la popolazione bisognosa. Poi ci vuole una forza comunale credibile e competente che a livello istituzionale sappia anche contrapporsi al Cantone, dove emergono atteggiamenti estremamente preoccupanti di abbattimento sistematico del sociale. E mi riferisco in particolare alla deriva del Preventivo 2024 dello Stato. Poi, sempre collegato con l’ambito sociale, c’è un secondo punto importantissimo.

Ovvero?

Le finanze comunali. Senza finanze sane è impossibile fare una politica redistributiva a favore della popolazione meno abbiente. Serve la massima attenzione alla situazione attuale rispetto alla realtà in divenire, contraddistinta da un rischio di indebolimento della forza finanziaria di un Comune chiamato a mirare il proprio aiuto in funzione di chiare priorità. Quella assoluta è la politica sociale legata al principio dell’umanesimo. Tutto il resto viene in secondo piano. Il tutto, comunque, senza aumentare il carico fiscale, ma facendo leva sulle priorità.

Se si parla di priorità e di una miglior gestione delle risorse, non si può non pensare al tema delle aggregazioni: il grande assente a Locarno, salvo la recente istanza con Lavertezzo. Come la vede?

È proprio il terzo filone di cui volevo parlare. Siamo purtroppo l’unica regione del cantone dove l’aggregazione non decolla e ciò determina un sempre più serio problema di forza contrattuale del Locarnese nei confronti del Cantone. Mi rendo conto che è difficile, perché vi sono delle realtà locali che finanziariamente stanno bene. Ma bisogna evitare sia di abbandonare il tema rimettendolo nel cassetto e trasformandolo in sogno permanente, sia di permettere la nascita di un polo di Sponda destra e uno di Sponda sinistra. Sarebbe un disastro per la regione, che dovrebbe invece avere un’unità. In Gran Consiglio ero stato un grande sostenitore dell’iniziativa Ghiringhelli che chiedeva un voto cantonale, ma era stata bocciata pretestuosamente. Il Tribunale federale, in un’inusuale seduta pubblica, aveva respinto per 3-2 il ricorso contro quella bocciatura, bloccando ogni slancio per qualsiasi aggregazione in tempi rapidi nel Locarnese. Locarno, come centro, deve fungere ora da elemento trainante e di convincimento di realtà periferiche che non possono pensare, secondo me, di continuare da sole in eterno. Perché il piccolo, oggi, non paga.

Il prossimo Municipio sarà in ogni caso privo di tre elementi di peso come il sindaco Alain Scherrer, il vicesindaco Giuseppe Cotti e Davide Giovannacci. Al di là dei vantaggi che ogni rinnovamento porta con sè, quanto ritiene sia importante a Locarno il fattore dell’esperienza?

Per la Città questo è in effetti un momento molto delicato di grande ricambio. Io mi sono riavvicinato alla politica comunale non per spirito di rivincita o per vanagloria, ma perché credo di poter portare a Locarno, cui devo tanto, la mia esperienza, che intendo mettere al servizio del progresso del Comune. Se già tre anni fa lo stimolo a rimettermi a disposizione era molto forte, ora, in questa particolare situazione contingente, lo è ancora di più.

Vista la sua recente storia personale, eventuali congiunzioni con la sinistra sono fuori discussione?

“Avanti” si presenta a Locarno con un grande spirito di servizio istituzionale, per portare qualcosa di nuovo nello scenario politico, ma anche con un grande spirito di apertura. Non si sa in quale forma si presenterà, se solo con “Ticino&Lavoro” come fatto a livello cantonale e federale, oppure come elemento di una lista allargata. “Avanti” non ha preclusioni per nessuno. Se vi fossero affinità di interessi tali da giustificare un’alleanza, si farà, in caso contrario correremo da soli. Ma una cosa è sicura: non verrà messa acqua nel nostro vino.

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