Bellinzonese

Concerto al Lac: i comunisti attaccano, Mario Branda risponde

‘Presenza vergognosa nei confronti della Palestina’. Il sindaco: ‘Evento per la Giornata della memoria, mi schiero contro tutte le oppressioni’

Pubblico contestato
(Ti-Press/Gianinazzi)
24 gennaio 2025
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“Questa manifestazione rappresenta un episodio di gravità inaudita, soprattutto perché avvenuto in coincidenza con la Giornata della memoria” che ogni anno il 27 gennaio commemora le vittime dell’Olocausto. “È inaccettabile che proprio in questa ricorrenza, dedicata al ricordo delle vittime della Shoah e alla riflessione sugli orrori del passato, si siano verificati episodi d’intolleranza e atteggiamenti antisemiti”. Con una nota alle redazioni i Giovani Udc del Ticino criticano il centinaio di manifestanti radunatosi giovedì sera davanti al Lac di Lugano per protestare contro il concerto dell'Israel Philharmonic Orchestra: “È assurdo e ipocrita che questi comportamenti provengano da gruppi di sinistra, che si presentano come difensori della tolleranza e dell’inclusione”.

Una visione opposta delle cose arriva dalla Gioventù comunista che non le manda a dire al sindaco di Bellinzona per aver partecipato al concerto: “Mentre il movimento di solidarietà con la Palestina protestava al Lac contro il concerto, il socialista Mario Branda è stato avvistato mentre vi si recava. Questa orchestra, che evidentemente tanto gli piace, è profondamente legata al governo israeliano e supporta quindi di fatto il genocidio del popolo palestinese. Il direttore d’orchestra ha infatti fatto dichiarazioni pubbliche apertamente a sostegno dell’operazione militare a Gaza e fra i musicisti vi sono ex militari coinvolti in crimini di guerra”. Per questi motivi Gioventù comunista ritiene “vergognoso questo atteggiamento ipocrita del sindaco”. Anche il Movimento per il socialismo e il suo coordinatore Giuseppe Sergi su Facebook hanno indicato Branda come “ammiratore da sempre delle gesta sioniste”.

‘Le atrocità di oggi non devono cancellare quelle del passato’

Sollecitato dalla ‘Regione’, il sindaco spiega il motivo per il quale ha partecipato al criticato concerto. «Unitamente alla testimonianza di un sopravvissuto al campo di concentramento di Bergen-Belsen – premette Mario Branda –, il concerto è stato organizzato nel quadro delle commemorazioni per la Giornata della memoria; una ricorrenza estremamente importante per tutti, ma specialmente per noi in Europa. Per quanto mi riguarda l’Olocausto rimane la pagina in assoluto più buia della storia umana e, purtroppo, dobbiamo constatare che oggi ancora l’antisemitismo, in vari ambiti e ambienti, è presente. Anche in Svizzera. Basta dare un’occhiata alle reti sociali o ricordare gli attacchi portati anche nel nostro Paese a persone di fede ebraica oppure ancora, appena un po' oltre nel tempo, ai toni del dibattito e alle polemiche di casa nostra quando emerse il problema dei fondi ebraici in giacenza nelle nostre banche. L’indispensabile riflessione e partecipazione a questo importantissimo momento che riguarda così da vicino la storia di noi europei, non ci impedisce tuttavia di esprimere il nostro giudizio di condanna su quanto sta succedendo a Gaza e sulle politiche condotte dall’attuale governo di Israele. Se è vero che ha preso origine dagli assassinii perpetrati da Hamas il 7 ottobre 2023, assistiamo oggi a un’azione di distruzione indiscriminata e sistematica che non può trovare giustificazione, una violazione assoluta dei diritti della popolazione palestinese e del diritto internazionale in genere. Ed è peraltro sbagliato e ingiusto, come pure ho sentito, tacciare di antisemite tali critiche». E quindi, non sarebbe stato meglio rinunciare, per evitare di alimentare polemiche su un tema sensibile? «No. Perché le atrocità di oggi non devono cancellare o relativizzare la barbarie del passato. Dovremmo forse dimenticarla? Al contrario, proprio adesso, nel momento in cui non pochi vogliono fare di tutta l’erba un fascio, è importante non mettere in discussione e anzi ribadire la tragicità e l’unicità della Shoah. Proprio in questo senso, mentre si condannano le efferatezze delle politiche del governo di Israele, va riaffermata l’importanza del Giorno della memoria».

‘Atto vile e indegno’

Sulla stessa lunghezza d'onda di Branda si pone l’Associazione Svizzera-Israele, sezione Ticino, che “condanna fermamente questa protesta contro un evento culturale inserito nel contesto della Giornata internazionale della memoria, istituita dalle Nazioni Unite per commemorare i sei milioni di ebrei trucidati dai nazisti nei campi di sterminio durante la Seconda guerra mondiale. Manifestare è un diritto fondamentale in una società democratica come la Svizzera; tuttavia, contestare un evento che onora la memoria della Shoah è un atto vile e indegno della società civile. Particolarmente toccante è stata la presenza di Ivan Levkovits, sopravvissuto alla Shoah e scienziato di fama mondiale. Attraversando a testa alta le proteste, ha dichiarato: “Dopo tutto quello che ho passato, non mi sarei mai aspettato di vedere di fronte a me un odio che mi ricorda gli anni bui della storia”. Le sue parole – conclude l'associazione – sono un monito per tutti noi, sottolineando quanto sia pericolosa la propaganda e l’istigazione all’odio che vediamo oggi in Europa”.

La bandiera della pace e quel ‘no’ in Consiglio comunale

Il comunicato di Gioventù comunista ricorda pure la questione legata all’esposizione della bandiera della pace sul terrazzo di Palazzo civico nel centro della capitale ticinese. Esposta all’inizio della guerra in Ucraina e tolta – ufficialmente per motivi di protocollo nel momento in cui bisogna esporre i vessilli cittadini, cantonali e svizzeri – qualche tempo dopo l’inizio dell’attacco israeliano nella Striscia di Gaza. Quello che accade nella placida Bellinzona è peraltro un non anomalo ‘tutti contro tutti’ nella sinistra e nel gruppo Unità della sinistra in Consiglio comunale dove siedono fra gli altri Ps e Pc. I due rappresentanti comunisti erano infatti stati gli unici consiglieri (oltre a quattro astenuti fra i banchi Plr e Lega/Udc) a non votare la risoluzione proposta dal gruppo Verdi/Mps/Fa contro la guerra in Ucraina. Non tanto perché l'idea arrivava da loro, ma per una questione ideologica.

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