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Artista con la bandiera ucraina in scena, l’Osi pone dei limiti

Dopo le polemiche sull’esibizione dei musicisti israeliani, l’amarezza di un’artista ucraina invitata due volte al Lac dall’orchestra ticinese

In sintesi:
  • Divieti contrattuali più severi
  • ‘Politica e cultura da separare’
La mezzosoprano: ‘Un trattamento oltraggioso in un Paese democratico’.
(Ti-Press/Christina Daletska)
24 gennaio 2025
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Non solo le polemiche sulla Israel Philharmonic Orchestra. Mentre ieri sera al Lac andavano in scena l’esibizione musicale e il presidio che la contestava, non senza qualche tensione, emerge un’altra vicenda per certi versi simile. Un’ulteriore divergenza scaturita dal delicato intreccio tra politica e cultura. Protagonista ne è la famosa mezzosoprano Christina Daletska, alla quale sono state imposte delle restrizioni ben precise dopo un concerto tenuto a Lugano. Un’esperienza che lei, sentita da ‘laRegione’, ricorda come «scioccante». Fatti tuttavia di rilievo anche per l’Orchestra della Svizzera italiana (Osi), che dopo aver ospitato l’artista ucraina ha inserito nuove clausole contrattuali da sottoporre a tutti i musicisti e a tutti i cantanti invitati.

L’esperienza di Christina Daletska

«Da quando è scoppiata la guerra in Ucraina – spiega l’artista – dopo quasi ogni concerto, faccio un discorso, sempre molto breve, sulla situazione nel mio Paese. Un discorso orientato alla pace. “In nome delle vittime dell’invasione vi chiedo di non dimenticare questa guerra. Non dimenticate l’Ucraina”, è un esempio di quello che ci tengo a dire al pubblico. Tutti sanno che durante certi concerti dedico un piccolo momento a questo, non è un segreto né una sorpresa. Quando sono stata ingaggiata dall’Osi per la prima volta nel 2023, durante i primi incontri ho raccontato del mio discorso, ma sono stata subito interrotta. Mi hanno detto che lì non mi sarebbe stato permesso di farlo».

Come da programma, il 20 aprile 2023, sono andati in scena, sotto la direzione di Markus Poschner, l’Osi, il Coro Clairière diretto da Brunella Clerici, la mezzosoprano, affiancata dalla solista di tromba Serena Basandella. «Ho mantenuto l’accordo e non ho fatto nessun discorso – spiega –. Però ho cucito la bandiera ucraina sul mio vestito nero da concerto. Una volta finita l’esibizione, ricordo che il pubblico e la stampa si sono complimentati con me per l’idea che avevo avuto di portare attenzione sulla causa ucraina in quel modo». Inoltre, «quando ho chiesto all’orchestra le fotografie dell’evento che mi ritraevano, non mi sono mai state inviate. L’aspetto scioccante è stato che sono scomparse anche dai media. “Siamo in una democrazia, come è possibile tutto questo”, mi sono chiesta». Ma la storia non è finita lì: quel gesto è stato la causa scatenante della nuova clausola seguita nel 2024.

Dopo il suo concerto, nuovi divieti contrattuali

Lo scorso anno infatti, le due parti sono tuttavia tornate a collaborare e qualcosa è cambiato. «L’anno scorso, l’Osi mi ha invitata di nuovo. Il nuovo contratto mi obbligava a non esprimere in nessun modo la mia causa». Un divieto contrattuale che nel 2023 non c’era e che in effetti dice: “L’artista si astiene da qualsiasi tipo di gesto o dimostrazione politici nel contesto della collaborazione. Questo – si legge nel documento – include discorsi politici sul palco e fuori dal palco, post politici sui social media o indossare abiti od oggetti di chiaro stampo politico”. «Per me – aggiunge l’artista – è stata un’esperienza scioccante. In quasi tre anni di guerra ho vissuto episodi negativi, ma mai come questo in nessuna parte dell’Europa».

«La cosa peggiore – afferma Daletska – è che mi è stato proibito di indossare qualcosa che ricordasse l’Ucraina, sia sul palco che giù dal palco. Tutto questo è oltraggioso in un Paese democratico. Politica e diritti umani non sono la stessa cosa. Non impongo nessuna opinione, l’unica cosa che faccio è chiedere pace per la gente innocente».

Flury: ‘Non accettiamo di essere politicizzati’

Una storia che ci viene confermata anche dalla ‘controparte’. «Confermo ciò che ha raccontato – ci dice Samuel Flury, direttore amministrativo dell’Osi – ma ci tengo a esporre il nostro punto di vista. C’è un tempo per fare politica e uno per fare musica. Non accettiamo più di essere politicizzati. Un concerto è un’occasione dove le persone possono staccare dalla quotidianità e da tutti i problemi che continuano a esserci nel mondo». La mezzosoprano, ci racconta Flury, «si è presentata sul palco con questo vestito giallo e blu senza preavviso. Noi siamo apolitici e ci teniamo a restarlo. Un episodio simile è stato inopportuno anche perché i nostri musicisti provengono da 13 nazioni diverse e nessuno di loro si è mai esposto politicamente durante i concerti o durante le serate. Questo non significa nel modo più assoluto che difendiamo la causa russa. È un discorso che vale per tutti. Non avremmo mai immaginato che avrebbe potuto fare una cosa di questo tipo, altrimenti le avremmo gentilmente chiesto di non farlo». Le restrizioni, precisa Flury, «riguardano esclusivamente il contesto relativo al concerto, perché non vogliamo che venga strumentalizzato».

Dopo l’esperienza del 2023, spiega, «abbiamo deciso di creare questa nuova clausola affinché non si politicizzassero i concerti ed è una regola che imponiamo a tutti i musicisti, nessuno escluso. Il divieto contrattuale riguarda anche abbigliamento o esposizione di colori, simboli ecc. Sul palco si fa musica. Anche quando facciamo i concorsi per l’assunzione dei musicisti, ci basiamo esclusivamente sulla qualità artistica». Addirittura, informa il direttore, «durante le selezioni gli artisti sono dietro una tenda, non vediamo chi suona. Questo fa sì che la provenienza non giochi nessun tipo di ruolo nella decisione». E infatti, nonostante quanto è successo, chiarisce Flury, «l’abbiamo richiamata perché reputiamo che sia un’artista valida». Una nota dolce, in conclusione.

Il presidio

Un centinaio di persone

“Free Palestine” e “assassini” sono alcuni degli slogan urlati ieri sera durante la manifestazione di protesta organizzata dal Coordinamento unitario per la Palestina al Lac, prima del concerto della Israel Philarmonic Orchestra. Il Coordinamento nei giorni scorsi, aveva chiesto, invano, alla direzione di annullare l’esibizione. Al presidio ha partecipato un centinaio di persone. Durante la protesta si sono verificati momenti di tensione, in particolare quando Adrian Weiss, presidente dell’Associazione Svizzera-Israele, ha preso una bandiera dalle mani di uno dei manifestanti. Il concerto non ha riempito la sala del Lac. Vi hanno assistito parecchi politici schierati di centro-destra e il giornalista Klaus Davi.

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