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Troppa gente in montagna, e la selvaggina soffre

Coronavirus, le conseguenze sulla fauna: gli ungulati infastiditi si abbassano di quota cercando cibo nei vigneti e venendo investiti

Un cervo rimasto intrappolato, nei giorni scorsi, in una recinzione sui Monti di Pianturina, sopra Cadenazzo (foto Ufficio caccia e pesca)
9 aprile 2020
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Scimmie che si riappropriano di piazze ormai deserte, lupi che frequentano piste di sci desolatamente vuote, delfini che si aggirano fra barche ormeggiate nei porti senza anima viva a bordo, cervi che pascolano in autostrade prive di veicoli. Sono molte le immagini che in questi giorni testimoniano - sempre che siano effettivamente riferite all’attuale periodo pandemico - l’avanzata del mondo animale in quei territori solitamente caratterizzati da significativi carichi antropici. Lo stesso accade in Ticino? “Alle nostre latitudini stiamo assistendo a un fenomeno diverso, sempre però legato al comportamento umano”, risponde Fabio Croci, capo del Servizio guardie dell’Ufficio cantonale caccia e pesca al Dipartimento del territorio.

In altura con le scarpe da città

“Mai come in questo periodo - annota - io stesso insieme ai miei colleghi attivi sul territorio registriamo così tante persone a spasso non solo nelle zone collinari, ma anche premontane e montane. Si tratta di gente che, costretta a rimanere fra le mura domestiche a causa del Covid-19, cerca un contatto con la natura approfittando del bel tempo e delle temperature miti”. Natura tuttavia che non è quella più prossima agli abitati, com’è auspicabile che fosse stando agli appelli delle autorità, bensì quella situata a media e alta quota. Un bel problema, per più motivi: “Non frequentando abitualmente quei posti, molti sottovalutano i rischi di un abbigliamento inadeguato. Mi riferisco in primis alle calzature”. Inascoltato quindi l’appello a evitare comportamenti oltremodo rischiosi che potrebbero sovraccaricare il già sollecitato apparato sanitario cantonale. “Non solo li vediamo con ai piedi scarpe da città - sottolinea Fabio Croci - ma addirittura molti si avventurano fuori sentiero, ciò che amplifica ulteriormente il rischio di cadute”.

Convivenza inaspettata

E non solo, perché qui subentrano le conseguenze sulla fauna: infatti durante la primavera, in particolare gli ungulati (cervi, camosci, caprioli, ecc.) attraversano un periodo delicato compreso tra la fine dell’inverno, caratterizzato da meno cibo a disposizione con un conseguente deperimento dell’animale, e le nascite dei piccoli: “Gli animali, in assenza di nutrimento, tendono a muoversi il meno possibile, risparmiando così preziosa energia in modo da superare quasi indenni l’inverno. E attualmente cercano il nutrimento proprio nelle zone insolitamente frequentate da persone che ‘sfuggono’ all’isolamento da Covid-19. Una convivenza inaspettata e problematica - sottolinea Fabio Croci - che induce la fauna, già indebolita, ad abbassarsi ulteriormente di quota, finendo praticamente nella fascia collinare e del piano dove trovano le colture e i vigneti che stanno germogliando (i proprietari sono preoccupati), ma anche situazioni letali costituite sia dalle recinzioni di rustici nelle quali s’impigliano facilmente, sia dalle strade e linee ferroviarie lungo le quali rimangono vittime di investimenti anche diurni”. Infatti, nonostante manchi una statistica precisa, “posso dire che durante le ultime settimane pur essendo la circolazione stradale ridotta, notiamo un numero di investimenti sopra la media”. Il fatto poi di fare escursionismo al di fuori dei percorsi demarcati, non di rado in compagnia di cani, “rappresenta nella selvaggina un problema per le femmine gravide e presto partorienti, come pure per i piccoli che richiedono la massima tranquillità”.

Parapendii e motoslitte: è proprio il caso?

A questa situazione, annota ancora il capo dei guardacaccia, si aggiunge poi la categoria delle attività particolari che pure rischiano di comportare un certo disturbo alla fauna e delle conseguenze sul sistema sanitario: “Ad esempio il volo con parapendio. In tempi normali tutto bene, ma attualmente non è forse eccessivo? E ne vediamo ancora alcuni nei cieli di questi tempi”. L’appello va inoltre a coloro che fanno un uso illegale delle motoslitte: “In quota c’è ancora molta neve e recentemente abbiamo spiccato alcune contravvenzioni”. La zona interessata, e già nota, è quella dell’alta Val di Blenio, zona Lucomagno. Pur essendo l’uso delle slitte a motore regolamentato, assistiamo troppo spesso a situazioni non regolamentari e recidive”. Fra queste, anche la rincorsa di ungulati per il solo gusto di osservarli da vicino mentre arrancano con fatica nella neve.

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