Bellinzonese

Iragna, anche il Tram boccia l'asfaltificio della Comibit

Niente da fare per la ditta: ora a pesare non è l’altezza di 38 metri, ma principalmente il mancato rispetto delle distanze da confini e bosco

Ti-Press
3 luglio 2019
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Dopo l’allora Municipio di Iragna (che aveva accolto due opposizioni di confinanti) e dopo il Consiglio di Stato, ora anche il Tribunale cantonale amministrativo boccia il progetto promosso nel 2015 in località Piretta dalla Comibit di Sigirino, una delle maggiori produttrici di miscele bituminose del Ticino che intende aggiornare le infrastrutture presenti sin dal 1982 aggiungendo una torre alta 38 metri (al posto dell’attuale di 18) in grado di fornire materiale pronto alla posa riciclando quello vecchio. L’attività verrebbe totalmente riorganizzata e l’impianto di produzione sostituito da uno più moderno e performante.

Deroga possibile essendo un impianto speciale

Nonostante le buone intenzioni manifestate dalla ditta per restare concorrenziale sul mercato (la produzione verrebbe incrementata di un terzo) e per rispettare la maggiori esigenze ambientali, il progetto non supera dunque lo scoglio del Tram. Il quale a differenza di Municipio e Governo non ha ritenuto quello dell’altezza (pari a un palazzo di 10-12 piani) un punto criticabile dal profilo giuridico rispetto ai 10 metri consentiti dalle norme di attuazione del Piano regolatore. Poiché l’impianto si trova in zona artigianale-industriale, a mente del Tram è possibile applicare la deroga prevista per corpi tecnici e impianti speciali: “Non vi è dubbio che un impianto industriale come quello in discussione, composto da un insieme di elementi e macchinari imposti dalla tecnica, configuri nel suo complesso un impianto speciale”. Più restrittivo era invece stato il parere del Consiglio di Stato secondo cui la torre di produzione miscele bituminose non è parificabile a corpi speciali quali i torrini degli ascensori, le antenne, i camini, gli impianti di climatizzazioni e le termopompe. Tanto più – annotava il Municipio nel marzo 2017 – che la decisione di preferire una torre di 38 metri non sarebbe dettata da motivi tecnici ma dalla scelta della ditta di optare per un impianto sviluppato in verticale. Dal canto suo il Tram non riprende queste considerazioni ma annota che dal profilo dell’inserimento ambientale i preavvisi dipartimentali sono positivi, considerato peraltro sia il luogo già caratterizzato da attività produttive, sia l’intenzione della Comibit di mettere ordine nel comparto.

Alcune parti risultano già ora prive di permesso

Pollice verso invece alle distanze dai confini (in taluni punti non si raggiunge il minimo di 5 metri) e dal bosco (il nuovo deposito coperto di inerti non rispetterebbe la distanza minima di 10 metri). In questo caso il Tram non ammette deroghe allineandosi ai pareri precedenti. E annota pure che talune parti destinate ad essere sostituite nel medesimo luogo, già oggi non solo non rispettano le distanze, ma alcune (quali i depositi scoperti) sorgono fuori zona edificabile e sono privi di permesso: trattandosi di un rinnovo completo, il Tram esige il ripristino della legalità per poter ottenere il permesso di costruzione.

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