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‘JazzAscona, il mio festival’. Una tessera per costruire assieme

Lanciata l'azione ‘Jazz Friend’: 250 franchi e si diventa parte integrante di un progetto multiculturale e sociale che si avvia verso il 40°

La magia del jazz in Borgo
(Ti-Press)
3 giugno 2023
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C’è chi, per rimpinguare le casse del proprio evento, mette in vendita le sedie del teatro o del cinema; e chi s’inventa un padrinato sui singoli mattoni che costituiscono la sede fisica di una manifestazione o di un’istituzione. Questa seconda soluzione ricorda molto le tessere dell’amicizia (“Jazz Friend”) che JazzAscona ripropone a 250 franchi in cambio di facilitazioni e sconti vari, oltre a un riconoscimento del merito a chi investe privatamente per la salvaguardia di un’idea che travalica sé stessi. Sempre di mattoncini, in fondo, si tratta, che cementati assieme contribuiscono a rinforzare una struttura portante. In occasione del rilancio dell’azione simpatia (info su www.jazzascona.ch) ne abbiamo parlato con Guido Casparis, presidente del festival asconese, al via fra una ventina di giorni con la sua 39ª edizione.

Presidente, finanziariamente che aria tira?

Pur avendo introdotto la totale gratuità, l’edizione 2022 si è chiusa con un pareggio. E parliamo di un evento con un budget di circa 1,3 milioni di franchi. Quest’anno la spesa rimane la stessa, anche se come sempre si affronta il festival con una perdita di 100-150mila franchi, che poi verranno recuperati man mano nel mese precedente, e anche durante la rassegna, con alcune entrate straordinarie. Fra queste, una è importantissima non solo economicamente, ma anche diciamo dal punto di vista identitario. Parlo appunto della tessera “Jazz Friend”, per la quale viene richiesto un contributo una tantum di 250 franchi. Da una parte essa dà accesso a tutta una serie di benefit, e dall’altra permette al titolare di contribuire individualmente alla sopravvivenza di JazzAscona. L’anno scorso l’aveva sottoscritta oltre un centinaio di sostenitori, portando in cassa, lo dico a memoria, fra i 26 e i 27mila franchi.

Bene ma non benissimo, visto che stiamo pur sempre parlando dell’esclusiva e ricca Ascona.

Ogni singola sottoscrizione è per noi un segnale importante e merita grande considerazione. È vero che visto nell’insieme, sulla base del potenziale a disposizione, si tratta di un risultato senz’altro migliorabile. Infatti per quest’anno contiamo di poter raggiungere quota 150 tessere.

Fatto sta che ogni anno l’evento deve rifarsi i conti in tasca e faticosamente incamminarsi sulla strada che non porta
al guadagno, ma alla “semplice” sostenibilità. Perché un grande evento come JazzAscona, con tutte le sue fatiche, continua ad avere un senso?

Per molti motivi e tutti estremamente validi. Economicamente parlando, per l’indotto che genera sul territorio. L’ultimo calcolo disponibile, preciso all’80% (e cioè con un 20% di margine), risale a una decina d’anni fa. Indicava che JazzAscona, sui 10 giorni, generava un indotto complessivo di 9 milioni di franchi. L’organizzazione stessa spende in loco ogni anno circa 1 milione di franchi. Quindi sì, anche da questo punto di vista la manifestazione continua ad avere un senso perché produce molta più ricchezza di quanta ne consumi. Ricordo che l’obiettivo che si rinnova ogni anno è quello di non chiudere in perdita, perché come associazione non è neppure possibile conseguire un guadagno.

Diamo un’occhiata ai bilanci. Cosa vi dicono?

Che la partecipazione pubblica, fra Comune di Ascona e Organizzazione turistica, copre sempre circa il 40% dei costi. Per lo sponsoring privato, dopo un immediato post-pandemia piuttosto traumatico, vediamo una leggera risalita. Il segnale è quindi positivo. Sempre fra gli sponsor privati rientrano le partecipazioni da Hôtellerie Suisse e dei ristoratori della piazza, nonché le entrate da “food & beverage”, che non sono certo quelle di Montreux – dove riescono a creare qualcosa come 6 milioni di fatturato – ma rappresentano comunque un tassello importante che contribuisce a tenerci in piedi.

C’è poi l’ampio fronte del gemellaggio con la città di New Orleans, che estende il valore intrinseco della manifestazione, portandolo anche su un piano socio-culturale fino a qualche tempo fa impensabile.

Prima si parlava di cifre: sia l’anno scorso, sia quest’anno l’apporto economico diretto da New Orleans verso Ascona è tra gli 80 e i 100mila dollari. Ma non è ovviamente questo ciò che più conta. Lo è invece aver creato un ponte fantastico che ci dà accesso a diverse personalità di rilievo della Crescent City, oltre naturalmente all’Ufficio della cultura, con la sua vicedirettrice Alana Harris, che rappresenterà la sua città ad Ascona. Ma l’elenco degli ospiti dal Mississippi – che fra musicisti e altri ne conta in totale una settantina – è lungo: dagli studenti-musicisti della Loyola University e della Tulane University, con i rispettivi docenti, alla New Orleans Jazz Orchestra e tutte le sue band “spin-off”; dal rinomato cuoco Brian Landry (che proporrà cene creole nella tenda dello “stage” New Orleans) all’ambasciatore americano in Svizzera, presente ad Ascona il giorno dell’apertura del festival. Parliamo di un “humus” straordinario, dal quale – al netto dei tempi lunghi della politica, in particolare quella americana – potranno nascere moltissimi altri progetti condivisi. Questo perché in effetti Ascona sta diventando per New Orleans un partner importante. La presenza di Scott C. Miller, ambasciatore Usa a Berna, ne è la dimostrazione più lampante.

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