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Ex Macello: ‘Un tetto si smonta a mano, non con le ruspe’

Mentre un video mostra l'intervento del paker sulle pareti, desta perplessità anche la preparazione dell'intervento

Dal web
12 giugno 2021
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"Demolire il tetto in quella maniera è una cosa che non sta in piedi". E infatti, non è rimasta in piedi, l'ala dell'ex Macello di Lugano finita in macerie lo scorso 29 maggio dopo lo sgombero del centro sociale Csoa Il Molino. Non convince gli addetti ai lavori la spiegazione secondo cui la demolizione del centro sociale luganese sarebbe una inopinata conseguenza di quella che doveva essere la 'sola' demolizione o rimozione del tetto. Precisamente, recita un comunicato del Municipio di Lugano, "L'intervento sull'immobile, prospettato intorno alle 21.30 dalla polizia per ragioni di sicurezza delle persone, era di natura minore e riguardava sostanzialmente il tetto". L'idea dunque sarebbe stata quella di lasciare in piedi il complesso, peraltro destinato a una futura demolizione. Un video che circola sul web mostra invece che le ruspe - o almeno una di esse - quella sera intervennero direttamente sulle pareti, e non certo sul tetto.  Una incomprensione fra chi decise l'intervento e chi lo eseguì? A parte questo aspetto, che si trova al centro dell'inchiesta penale (motivo per cui il ministro Norman Gobbi, responsabile del dipartimento Istituzioni, ancora ieri ha preferito non rispondere a domande sull'argomento) desta perplessità anche la non preparazione, se smontaggio del tetto doveva essere.

"Per noi non sarebbe una demolizione, ma uno smontaggio" ci dicono diversi addetti ai lavori, chiedendo però di restare nell'anonimato. Chi lavora per il Comune di Lugano, chi per altri motivi, nel Luganese c'è pochissima voglia di commentare quanto accaduto il 29 maggio. Inverosimile, per tutti i professionisti da noi sentiti, una demolizione del tetto fatta con un paker.

A debita distanza dal Ceresio qualcuno che accetta di esprimersi lo abbiamo trovato: Nicola Ferrari, direttore dell'impresa di costruzioni Merlini&Ferrari Sa di Minusio. "Noi di operazioni del genere ne facciamo diverse, e la demolizione del tetto non si fa di sicuro con le ruspe. Si fa a mano. Per conto mio è una vergogna, se l'avesse fatto qualcun altro sarebbe stato sul 'Mattino' per dieci settimane di fila... Battute a parte è impossibile demolire il tetto con una ruspa, in sicurezza. Ha fatto specie anche la mancanza di una licenza di costruzione... io l'ho dovuta chiedere per un pollaio a casa mia". "Vedendo questo stabile immagino che ci sarà stata un'orditura di legno, le tegole o la copertura" ci dice Giorgio Cavalli, specialista sempre della Merlini&Ferrari. "Normalmente i lavori fatti 'in quota' vanno valutati anche con un occhio di riguardo alla sicurezza. Una volta fatti i ponteggi bisogna fare in modo che il materiale demolito non cada sui passanti. Dopo si passa a rimuovere gli elementi a mano, che è un lavoro piuttosto costoso, ma non ci sono molte alternative. Prima le tegole, poi il legname, infine la 'grossa orditura', cioè la parte portante. Si può mettere un mezzo di sollevamento, come una gru o un'autogru, dipende un po' dalle dimensioni.  A spanne non sembra un lavoro particolare, sono circa 300 metri quadrati, ci vogliono 6 o 7 operai e il materiale può essere mandato verso il basso con i tubi appositi (che nel filmato non si notano ndr). Il lavoro di demolizione del tetto richiede però il giusto approccio, e una certa attenzione". 

Insomma, se è ormai evidente che le ruspe attaccarono direttamente le pareti, ci sono dubbi che fosse tecnicamente possibile togliere il tetto quella notte, senza la preparazione necessaria. 

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