Culture

Locarno Festival: le possibili cause del divorzio da Lili Hinstin

Bocche cucite al Festival, ma dietro le quinte si parla di allergia al glamour da parte della direttrice artistica e del suo scarso contatto con la città.

Marco Solari e Lili Hinstin (Ti-Press)

L’espressione ‘fulmine a ciel sereno’, gli acronimi ‘Omg’ e ogni altra espressione di stupore anche di valenza cinematografica sembrano non adattarsi alla separazione “consensuale” – così recita il comunicato stampa della manifestazione – tra il Locarno Film Festival e la direttrice Lili Hinstin, annunciata ieri. Andando per ordine, e partendo dai titoli di testa: “Il Locarno Film Festival, sotto la presidenza di Marco Solari, e la direttrice artistica Lili Hinstin hanno deciso oggi di comune accordo di sciogliere il rapporto di lavoro. Considerando le loro divergenze strategiche, hanno deciso consensualmente di separare le proprie strade”. Nell’annunciare la prossima riunione del Consiglio direttivo e d’amministrazione per scegliere il successore, “il Locarno Film Festival desidera esprimere la sua gratitudine a Lili Hinstin per il grande lavoro svolto in ambito artistico in questi due anni e le augura ogni bene per il futuro”.

Il silenzio è tombale se riferito ai vertici del Festival, che non rilasciano dichiarazioni a nessun livello: Solari verosimilmente attende di avere il nome del successore, prima di parlare. Meno tombale è quello che si registra nell’indotto, dove fonti non ufficiali ma autorevoli – come si dice in questi casi, “nome noto alla redazione” – le divergenze strategiche sarebbero “solo una foglia di fico”, un’espressione cortese per nascondere profonde e preesistenti divergenze tra il presidente e la direttrice artistica, due unità che nei quasi due anni di un (mezzo) Festival ‘normale’ e di uno pandemico sarebbero stati sempre molto distanti. E nella distanza spicca il malumore del presidente per la scelta del film d’apertura di Locarno 2020 – ‘First Cow’ di Kelly Reichardt.

Tra chi sottolinea il “grave errore di valutazione” compiuto due anni fa – nonostante il tempo concesso dal predecessore Carlo Chatrian consentisse al Festival una scelta serena e l’individuazione di una figura all’altezza – e tra chi per questo motivo sottolinea come nuova “precarietà” vada “ad aggiungersi ad altra precarietà”, è un articolo di Variety che nel riportare la notizia del divorzio pone l’accento sul conflitto tra l’indirizzo sperimentale del Festival di Lili Hinstin e i suoi rapporti con l’industry che guarda alla vendibilità delle pellicole a livello internazionale. Non a caso Variety evidenzia il posto vacante nell’organigramma del Festival alla testa di ‘Locarno Pro’, che dopo la sostituzione di Nadia Dresdi con Valentina Merli assiste ora all’addio di quest’ultima, non ancora ufficializzato ma comunque non dovuto a divergenze. Quanto a vendibilità, ci sarebbe anche l’attenzione di Hinstin verso un cinema indipendente che è difficile abbinare a quel “glamour” da tappeto rosso che a Locarno vuole comunque la sua parte. Insomma, se tra le voci autorevoli c’è sorpresa, è per i tempi dell’annuncio, non sul suo contenuto. L’addio di Lili Hinstin era atteso dopo l’edizione 2021, l’unica che avrebbe visto la direttrice artistica pienamente ‘dentro’ la manifestazione, dalla programmazione, allo svolgimento, alla sua conclusione.

A emergere è anche un’altra distanza, collaterale ma non meno importante, ovvero l’amore mai scoccato tra Lili Hinstin e il territorio che non si limita a ospitare il Festival, ma ne è parte integrante. Dimensione sfuggita a una direttrice artistica presente a Locarno solo per “il minimo indispensabile”. Una “mancata integrazione nel tessuto culturale locale” per la quale a volte basta anche un sorriso, e che a molti è sembrato un atteggiamento più da comparsa che da attrice protagonista.

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