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Festival di Locarno, come ruggirà il Pardo senza testa?

Al di là dei motivi che hanno portato all'addio della direttrice artistica Lili Hinstin, bisogna interrogarsi sulle prospettive del festival

25 settembre 2020
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Un po’ ci dispiace, che Lili Hinstin non dirigerà l’edizione 2021 del Festival di Locarno. Sarebbe stato il suo primo festival completo, la prima occasione per poter giudicare sul serio la sua visione del cinema e del festival, dopo una prima edizione la cui organizzazione si è in parte sovrapposta con quella del festival di Belfort, suo precedente incarico, e un 2020 in cui la pandemia ha costretto a rinunciare a Concorso e Piazza Grande, i due cuori della manifestazione.

Qualche indicazione certo la si è avuta, alcune positive e altre un po’ meno, ma ormai non ha più senso interrogarsi se quel film un po’ così passato a Locarno, se quell’iniziativa non tanto riuscita sono stati un incidente di percorso o una precisa scelta: Lili Hinstin non è più direttrice artistica del Locarno Film Festival. A questo, le domande più importanti non riguardano il passato, ma il futuro. Abbiamo un’edizione, quella del 2021, alla quale mancano poco più di dieci mesi e che con ogni probabilità sentirà ancora gli effetti della pandemia; poi l’importante anniversario dei 75 anni di Festival, e ancora le sfide di un mondo, quello dell’audiovisivo, in profonda trasformazione.

Certo per trovare delle risposte aiuterebbe sapere quali sono le “divergenze strategiche” citate nel breve comunicato stampa che annuncia la separazione: nessuno, all’interno del Festival, ha voluto commentare, ma certo deve trattarsi di contrasti profondi, se il presidente Marco Solari ha preferito affrontare le sfide che attendono il Festival con l’incertezza di un nuovo direttore piuttosto che con la certezza di avere Lili Hinstin. Ammesso che di incertezza si tratti e Solari non abbia già qualche nome in mente: scopriremo nelle prossime settimane.

Ad ogni modo, tra i motivi della separazione sembrerebbe esserci una certa difficoltà della direttrice uscente nell’adattarsi all’ambiente locarnese e alle dinamiche del festival. Il microcosmo del Locarno Film Festival non è evidentemente un ambiente per tutti, e di questo occorrerà tenere conto nella scelta del successore. Scelta che andrà fatta in tempi rapidi, ma la fretta potrebbe tuttavia essere, una volta tanto, una buona consigliera: così era successo nel 2012 quando, poche settimane dopo l’addio di Olivier Père – le cui tre edizioni parevano poche, ma ora un’eternità rispetto all’una e mezza di Hinstin –, è arrivato Carlo Chatrian con cui il festival ha saputo cresciuto ulteriormente. Forse non abbastanza per riuscire a trattenerlo, ma in fondo la partenza di Chatrian per la Berlinale è stata occasione di prestigio per Locarno, divenuto luogo di scoperta non solo di film e registi ma anche di direttori. Ma con Lili Hinstin il meccanismo si è inceppato e c’è verosimilmente un po’ di preoccupazione per il futuro, soprattutto pensando che al momento è senza guida – ma per motivi diversi – anche un altro settore strategico, quel “Locarno Pro” che si occupa di mantenere i contatti con l’industria cinematografica. Resta la direzione operativa, in mano a Raphaël Brunschwig e Simona Gamba, e ovviamente la presidenza. Ma fino a quando Marco Solari potrà rimanere il punto fermo del Locarno Film Festival?

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