Il consigliere agli Stati neocastellano Baptiste Hurni (Ps) sull’aumento della franchigia minima di cassa malati deciso la scorsa settimana dal parlamento
L’esperto di casse malati di Comparis Felix Schneuwly sostiene che, con un aumento della franchigia minima da 300 a 500 franchi (vedi box), il principio di solidarietà alla base dell’assicurazione malattie obbligatoria (LAMal) “non è assolutamente in pericolo” (vedi ‘laRegione’, 21 marzo 2025). Per il consigliere agli Stati Baptiste Hurni (Ps) lo scenario che si profila all’orizzonte è invece “assolutamente insopportabile”.
“Per permettere a tutti gli assicurati, anche ai più abbienti, di avere un premio mensile di poco inferiore, si presenta la fattura ai più poveri e ai malati, facendoli pagare 200 o 300 franchi di franchigia in più all’anno: che cos’è questa, se non una flagrante fragilizzazione del principio di solidarietà?”, dice a ‘laRegione” il vicepresidente dell’Organizzazione svizzera dei pazienti. “Se l’aumento sarà di 200 franchi, il principio di solidarietà non verrà annullato, ma sarà fragilizzato”, precisa il ‘senatore’ neocastellano. Intervista.
Keystone
Il ‘senatore’ neocastellano Baptiste Hurni
Signor Hurni, gli assicurati meno abbienti non devono temere: il loro premio e la loro franchigia continuerà a essere presa a carico dalle prestazioni complementari (Pc) o dall’assistenza sociale.
È vero: per chi è a beneficio dell’assistenza sociale non cambierà niente. Lo stesso dicasi per la maggior parte di coloro che ricevono le Pc. Invece, per le persone le cui spese di cassa malati (franchigia, partecipazione ai costi e premi) sono solo in parte coperte dalle Pc, il cambiamento si farà sentire.
Il 47% degli assicurati sceglie la franchigia ordinaria di 300 franchi. Si tratta per lo più di persone malate, anziane e/o con redditi modesti. Quante verrebbero colpite da un aumento della franchigia minima?
Non saprei. Quel che si può dire è che in Svizzera il 3-4% della popolazione è interamente sussidiata per quanto riguarda la LAMal, attraverso le Pc o l’assistenza sociale. Quindi la grande maggioranza di chi sceglie la franchigia ordinaria sarà colpita più o meno pesantemente da questa misura, che comporterà peraltro maggiori spese per i Cantoni.
Anche loro però pagheranno un premio più basso, se la franchigia aumenterà.
La diminuzione del premio non compensa affatto la somma che dovranno sborsare in più di tasca propria. Mettiamo che la franchigia minima sia di 10mila franchi: tutti pagherebbero un premio di cassa malati molto più basso. Ma se siete malato, pagherete molto di più [fino a 10mila franchi di franchigia: ndr]. Tante persone non se lo potrebbero permettere, per cui eviteranno di andare dal dottore o rimanderanno le visite mediche.
Qui non parliamo di 10mila franchi, ma di qualche centinaio di franchi in più all’anno. Felix Schneuwly afferma che non saranno questi a minare il principio di solidarietà su cui poggia la LAMal.
Duecento franchi non faranno alcuna differenza per il signor Schneuwly. Ma per molti assicurati è una somma importante. Per gli anziani che vivono della sola Avs e che non ricevono le Pc, ad esempio, 200 franchi in meno può voler dire rinunciare a quelle quattro, cinque uscite all’anno al ristorante.
Anziani e malati cronici in media consumano molte più prestazioni mediche, per importi di gran lunga superiori, rispetto a quanto pagano in premi, franchigia e partecipazione ai costi. Non è giusto che contribuiscano un po’ di più di tasca loro?
Dal momento che in Svizzera abbiamo un sistema basato su un’assicurazione malattie obbligatoria, è normale che vi siano delle franchigie e una partecipazione ai costi da parte degli assicurati. Ma voler aumentare la franchigia minima quando sempre più persone non riescono nemmeno a pagare il premio, presentando la fattura alle persone più vulnerabili dal punto di vista sanitario e anche finanziario, è una negazione dell’assicurazione sociale.
La maggioranza borghese in parlamento sostiene che finora sono stati chiesti sacrifici a tutti (casse malati, fornitori di prestazioni, Cantoni), tranne che agli assicurati.
È sbagliato. Ai fornitori di prestazioni non è stato chiesto quasi nulla. Basti guardare le remunerazioni di certi medici specialisti, o i prezzi di molti medicamenti. Non va dimenticato inoltre che la Svizzera è già oggi il Paese dell’Ocse [Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, ndr] dove le persone pagano di più di tasca loro quando si ammalano. Da nessun’altra parte ai pazienti si richiede uno sforzo finanziario tanto importante. Non a caso una quota importante della popolazione rinuncia ad andare dal medico, pur avendone la necessità: aumentando la franchigia ordinaria, questa percentuale non farebbe che crescere. Non è in un Paese dove i malati sono costretti a scegliere tra indebitarsi per farsi curare o rinunciare alle visite mediche che ho voglia di vivere.
La consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, del suo partito, promette un aumento “moderato”.
La destra in parlamento sa che un aumento consistente della franchigia ordinaria non avrebbe alcuna chance di essere accettato. Per questo si va avanti a piccoli passi. Ma non dobbiamo perdere di vista l’obiettivo politico di chi ha proposto questa misura [l’Udc, ndr]: sopprimere l’assicurazione malattie sociale, cancellare il principio di solidarietà, per passare a un sistema nel quale ciascuno si fa carico dei costi della salute che genera.
Aumentare la franchigia minima rafforza la consapevolezza dei costi e dunque rafforza la responsabilità individuale: così almeno sostiene la maggioranza del parlamento.
Sarebbe ammettere che gli svizzeri vanno troppo spesso dal medico. Ma non è così! Le cifre dell’Ocse parlano chiaro: gli svizzeri non sono meno responsabili di altri, anzi. Il problema del finanziamento del nostro sistema sanitario è duplice: i premi pro capite, uguali per tutti a prescindere dal reddito; e l’inefficienza di un sistema con 40-50 casse malati che offrono le stesse prestazioni e con costi amministrativi e di marketing che si sommano.
Nel 2019 un progetto di legge per aumentare le franchigie degli adulti di 50 franchi venne affossato in parlamento grazie ai voti del suo partito e dell’Udc, che all’ultimo momento cambiò parere. Questa volta difficilmente la sinistra sarà dalla parte della maggioranza.
Al Nazionale e al Consiglio degli Stati le maggioranze sono chiare. Si può sempre sperare di far rinsavire i colleghi favorevoli a questa misura, una volta che il Consiglio federale avrà presentato il progetto di legge. Ma se non sarà il caso, e se l’aumento della franchigia sarà importante (come lo sarebbero 200 franchi in più), non vedo molte altre soluzioni se non il lancio di un referendum. Posso immaginare che tra le associazioni dei consumatori e dei pazienti e tra i partiti di sinistra vi sarà una forte volontà di andare in questa direzione.
Della decisione presa una settimana fa dal Consiglio nazionale, che ha approvato – contro il parere della sinistra e di qualche deputato del Centro e del Pvl – la mozione con la quale la ‘senatrice’ Esther Friedli (Udc/Sg) chiede di aumentare la franchigia minima dei premi di cassa malati (bambini esclusi) affinché questa rispecchi meglio l’evoluzione dei costi della salute. L’atto parlamentare era già stato accolto dal Consiglio degli Stati. Spetta ora al Consiglio federale stabilire di quanto la franchigia minima verrà aumentata e a partire da quando. La ministra della Sanità Elisabeth Baume-Schneider (Ps) ha promesso un aumento “moderato”, come peraltro auspicato dalla stessa Friedli, secondo cui si dovrà “poter offrire le stesse franchigie per diversi anni”. La franchigia è l’importo fisso annuale che gli assicurati devono versare di tasca loro per le prestazioni sanitarie e i medicamenti. La franchigia ordinaria (o minima), che non dà diritto a sconti sul premio, era stata portata da 230 a 300 franchi nel 2004 (quella massima è di 2’500 franchi). Da allora è rimasta invariata. Un precedente tentativo di aumentare di 50 franchi tutte le franchigie degli adulti era naufragato in parlamento nel 2019 a causa dei veti incrociati della sinistra e dell’Udc.