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La protezione dal rumore fa alzare la voce ai Verdi

Il Consiglio degli Stati ribadisce l’allentamento dei criteri per costruire in zone ad alto inquinamento fonico. Céline Vara (Verdi) evoca il referendum

La protezione anti-rumore vacilla
(Keystone)
28 maggio 2024
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Da un lato costruire, aumentare la densità abitativa negli agglomerati urbani, per far fronte alla penuria di alloggi; dall’altro limitare l’esposizione al rumore, in modo da proteggere la salute della popolazione. Quanto difficile sia conciliare queste due contrapposte esigenze lo si è capito un’altra volta stamattina a Palazzo federale.

Nell’ora abbondante dedicata dal Consiglio degli Stati alle divergenze che ancora separano le due Camere in merito alla Legge federale sulla protezione dell’ambiente, il consigliere federale Albert Rösti (Udc) ha pronunciato più volte la fatidica parola: referendum. Lo avevano ventilato già in marzo i Verdi, dopo gli allentamenti decisi dal Consiglio nazionale. Alla luce dell’alleggerimento delle normative ribadito oggi dai ‘senatori’ in seconda battuta, l’ipotesi è diventata quasi una certezza.

Lo conferma a ‘laRegione’ Céline Vara (Verdi): «Il rumore nuoce alla salute. Già le norme attuali sono il ‘minimo’ che si possa avere per proteggere le persone. Le modifiche di legge previste le indeboliscono ulteriormente, al punto che i costruttori in pratica non avranno più vincoli in materia: questo non è tollerabile», afferma la consigliera agli Stati neocastellana. «L’attacco alla protezione dal rumore e alla salute pubblica è talmente grave che i Verdi considerano seriamente un referendum. Visti i peggioramenti voluti anche dal Nazionale, vedo poche possibilità che le cose evolvano in maniera positiva».

La Camera dei Cantoni ieri è sì venuta incontro agli ecologisti. Ma solo su alcuni aspetti secondari. Invece, sul punto cruciale – l’allentamento degli attuali criteri per la costruzione di nuove abitazioni in luoghi esposti al rumore – non si è mossa di un centimetro. Il Consiglio nazionale tornerà a occuparsi del dossier lunedì. E intanto anche il Ps fa sapere che, se non si correggerà il tiro, alle votazioni finali boccerà questa “nociva revisione” di legge.

Nel dettaglio, le principali decisioni prese ieri dal Consiglio degli Stati.

  • Protezione dal rumore/1

I ‘senatori’ hanno confermato la loro posizione. In zone molto rumorose, nel costruire nuovi edifici non dovrebbe essere necessario rispettare i valori limite quando le finestre sono aperte, se l’abitazione è dotata di ventilazione controllata. Inoltre, dovrebbe essere possibile costruire anche se, in alternativa, in ogni unità abitativa almeno la metà dei locali sensibili al rumore ha una finestra silenziosa. Oppure ancora: se in ogni unità abitativa, almeno una stanza sensibile al rumore dispone di una finestra silenziosa e se c’è uno spazio esterno tranquillo e utilizzabile privatamente. Queste disposizioni – ritiene la maggioranza del plenum – incoraggerebbero la creazione di alloggi in posizioni centrali, a vantaggio dello sviluppo urbano. Secondo il relatore della commissione Daniel Fässler (Centro/Ai), la Società svizzera degli ingegneri e degli architetti (Sia) ha ritirato la sua opposizione a questo concetto.

Secondo il Nazionale, invece, la licenza edilizia dovrebbe essere rilasciata soltanto a condizione che l’alloggio disponga di almeno una stanza la cui finestra rispetta i valori limite di emissioni foniche, se in aggiunta vi sono un impianto di aerazione controllata e uno spazio esterno (balcone o giardino) che rispetta i limiti.

Pensando all’annunciato referendum, Rösti ha invitato i ‘senatori’ ad andarci piano. «Dal punto di vista politico, si pone la questione di sapere fino a che punto la popolazione accetterà una soluzione che si basa sulla ventilazione artificiale anziché su finestre aperte con aria fresca». Il plenum non lo ha ascoltato. Per la sinistra, sia i criteri adottati dal Nazionale che quelli voluti dai ‘senatori’ nuocciono alla salute degli abitanti. Il referendum dunque è dietro l’angolo.

  • Protezione dal rumore/2

I ‘senatori’ hanno respinto l’emendamento Udc, adottato dal Nazionale, volto a impedire la possibilità di abbassare il limite di velocità sulle strade principali in chiave riduzione dell’inquinamento fonico (il tema però è oggetto di una mozione Plr, già approvata dal Parlamento, che incarica il Consiglio federale di frenare la diffusione del limite dei 30 km/h sulle ‘strade a prevalenza motorizzata’). Pollice verso anche all’introduzione, auspicata dalla Camera del popolo, di un nuovo valore limite specifico al rumore causato dal traffico aereo per gli edifici in prossimità degli aeroporti.

  • Risanamento parchi giochi

Le Camere si erano già dette d’accordo sull’introduzione dell’obbligo di risanare i parchi giochi pubblici. La Confederazione coprirà una parte delle spese. Restava da risolvere la questione del risanamento dei parchi giochi privati. Per il rotto della cuffia (22 a 20 e un’astensione), il Consiglio degli Stati ha accolto una proposta di minoranza della sinistra – ma sostenuta anche da esponenti del Plr e del Centro, così come dal Consiglio federale – che chiedeva di allinearsi alla Camera del popolo. Il risanamento rimarrà facoltativo per i proprietari; sarebbero loro a doversi sobbarcare i costi di una eventuale bonifica, in linea di principio. Tuttavia, a determinate condizioni, i Cantoni potranno fornire un sostegno finanziario attingendo al fondo OTaRSi per i siti contaminati.

  • Tassa sui composti organici volatili

La tassa d’incentivazione si applica dal 2000 ai composti organici volatili (Cov), utilizzati come solventi in molti settori e contenuti in diversi prodotti, ad esempio colori, lacche e vari detergenti. Se liberati nell’aria, possono avere effetti nocivi per l’uomo e l’ambiente. Il Nazionale vorrebbe sopprimere il balzello. Il Consiglio degli Stati non è d’accordo. Ha dunque stralciato la disposizione prevista. Salvo poi ‘ripescarla’ per farne oggetto di una mozione commissionale – approvata con 27 voti contro 12 e 2 astenuti – che chiede l’abrogazione della tassa d'incentivazione sui Cov. Céline Vara parla di «una manovra politica», volta a evitare di fornire agli avversari della legge «troppi argomenti» in una futura – assai probabile, a questo punto – campagna di votazione.

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