Svizzera

‘La 13esima Avs renderebbe più fragile il primo pilastro’

La ‘ministra’ dell’Interno socialista ha illustrato il ‘no’ del Consiglio federale all’iniziativa sindacale e a quella per il pensionamento a 66 anni

La consigliera federale socialista difende il ‘no’ all’iniziativa dei sindacati
(Keystone)
22 gennaio 2024
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Berna – Troppo costosa l'una, troppo rigida e inopportuna l'altra. Con questa motivazione, il Consiglio federale invita a respingere le due iniziative popolari sull'AVS in votazione il 3 marzo prossimo.

La prima iniziativa ("Iniziativa per una 13esima mensilità AVS") lanciata dai sindacati e sostenuta dalla sinistra, chiede il versamento di una tredicesima rendita AVS, mentre la seconda proposta di modifica costituzionale ("Iniziativa sulle pensioni"), promossa dai Giovani PLR, auspica l'innalzamento dell'età pensionabile a 66 anni, per poi adeguarla all'aspettativa di vita.

Problema reale, soluzione sbagliata

Per la responsabile del Dipartimento federale dell'Interno (DFI), la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider, presente oggi davanti ai media per lanciare la campagna di voto in vista della consultazione popolare, l'iniziativa dei sindacati mette senz'altro in rilievo un problema reale, ossia che un certo numero di pensionati fa fatica a tirare avanti, specie in un frangente come quello attuale contraddistinto da un aumento dei prezzi.

Questo problema rappresenta "una mia priorità come responsabile del DFI", ha sottolineato la "ministra" socialista, ma la soluzione proposta dall'iniziativa va troppo lontano: non solo costerebbe troppo – 4,1 miliardi di franchi dal 2026 che diventerebbero subito 5 a partire dagli anni 30 con l'atteso incremento dei pensionati –, ma renderebbe più fragile il nostro primo pilastro, col rischio che a pagarne le conseguenze sarebbero proprio gli anziani che si vorrebbero aiutare.

Baume-Schneider ha spiegato che intende portare in parlamento un progetto nel 2026 che assicuri la sostenibilità finanziaria dell'AVS per il periodo post-2030 e che tenga in particolare conto di quei pensionati o futuri pensionati che non dispongono di un secondo pilastro oppure ne hanno uno, ma del tutto insufficiente. L'iniziativa, concedendo una tredicesima a tutti, non tiene conto proprio della situazione particolare di questi soggetti, che rischiano di non trarre alcun vero beneficio da una tredicesima AVS. A suo avviso bisognerà agire soprattutto a livello di prestazioni complementari che garantiscano una vecchiaia dignitosa.

Il dilemma del finanziamento

Altra pecca dell'iniziativa, ha aggiunto la consigliera federale, è il fatto che non si dice nulla su come verrebbe finanziata una tredicesima AVS senza toccare le prestazioni complementari. Il pericolo, ha sottolineato Baume-Schneider, è che si sia obbligati ad innalzare l'IVA, con effetti negativi sui prezzi, oppure mediante un aumento dei prelievi sui salari, col rischio di far rincarare il costo del lavoro gravando ulteriormente sull'economia. Anche il contributo della Confederazione – oggi un miliardo – sarebbe destinato a raddoppiare, e ciò in una situazione di finanze federali già fragili.

Sebbene la situazione attuale dell'AVS sia buona, la "ministra" socialista ha rammentato che presto, ossia dal 2031, verranno registrati dei deficit, che si aggraverebbero se l'iniziativa venisse accolta: la generazione dei baby-boomer smetterà presto di lavorare facendo schizzare il numero di pensionati da 2 a 3 milioni in pochi anni. Se al momento ci sono ancora 3 attivi per un pensionato, dal 2035 si passerà a 2,1 attivi per pensionato, ha ricordato la consigliera federale giurassiana.

Contratto generazionale in pericolo

Baume-Schneider ha insistito sul fatto che per risolvere gli attuali problemi dell'AVS siano "necessari provvedimenti mirati con soluzioni finanziarie a lungo termine". Il passato ci ha insegnato che per giungere a soluzioni condivise è indispensabile scendere a compromessi, questi ultimi frutto di un lavoro che può durare decenni: è stato il caso di AVS21 adottata nel 2022, una riforma caratterizzata da un aumento dell'età pensionabile delle donne a 65 anni e un incremento dell'Iva.

L'iniziativa dei sindacati, insomma, peserà sulle spalle delle generazioni future mettendo in forse il contratto generazionale che, ha sottolineato la consigliera federale giurassiana, "deve funzionare nelle due direzioni".

Contraria alla nostra cultura politica

La ricerca di compromessi e di soluzioni condivise vale anche per l'iniziativa dei Giovani liberali radicali che istituisce degli automatismi rigidi che non tengono conto, secondo la "ministra" dell'Interno, della nostra cultura politica, della complessità dell'AVS e della specificità di talune professioni.

Anzi, un simile automatismo mette in pericolo le soluzioni adottate per determinati rami economici caratterizzati da occupazioni logoranti, come la costruzione o l'edilizia, ha specificato la responsabile del DFI.

Rispondendo a una domanda dei media, Baume-Schneider ha fatto notare quanto sia stato complicato far "digerire" al popolo l'idea di innalzare l'età di pensionamento delle donne da 64 a 65 anni come previsto da AVS21. La questione dell'età di pensionamento è molto sensibile, ha sottolineato, e non può essere risolta introducendo nella legge automatismi contrari al nostro modo di fare politica.

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