Accolta dal Nazionale una mozione di Piero Marchesi che osserva che molte realtà svizzere investono all'estero e non nella Confederazione
Le aziende svizzere, in particolare quelle elettriche, devono essere incentivate a investire maggiormente nella Confederazione anziché all'estero nella realizzazione di impianti per la produzione di energie rinnovabili. Lo chiede una mozione di Piero Marchesi (Udc), accolta oggi dal Consiglio nazionale per 135 voti a 54. Gli Stati devono ancora esprimersi.
Negli ultimi anni, le imprese elvetiche hanno realizzato o acquisito fuori dai confini soprattutto impianti solari o eolici, per una potenza installata di 11 terawattora annui, indica il deputato ticinese nelle proprie motivazioni. Ad esempio, Axpo ha investito diversi milioni a Tolosa (Francia) per un fotovoltaico che produce il fabbisogno di 4’000 economie domestiche.
Se i gruppi svizzeri che hanno competenze e mezzi preferiscono usarli all'estero, significa che il Consiglio federale deve migliorare le condizioni quadro, ha evidenziato Marchesi. In questo modo si potrebbe contribuire al miglioramento dell'approvvigionamento, della sicurezza e dell'indipendenza elettrica del Paese.
L'esecutivo dal canto suo proponeva di respingere la mozione, ritenendo di aver già posto le basi adeguate per consentire investimenti in Svizzera nel campo delle rinnovabili. Il governo ha inoltre ricordato come le aziende di approvvigionamento elettrico siano in buona parte di proprietà di Cantoni e Comuni, auspicando quindi un'assunzione delle responsabilità anche da parte di queste istituzioni.
Sempre oggi in aula, meno fortuna ha avuto un secondo intervento parlamentare depositato dal consigliere nazionale ticinese. Si trattava di un postulato con il quale Marchesi domandava di aggiornare la Strategia energetica 2050 con scenari che assicurino una reale affidabilità e durabilità dell'approvvigionamento di corrente. La Camera del popolo ha però detto no per 109 a 83.