Svizzera

Rinviare gli eritrei respinti in uno Stato terzo: l’idea avanza

Risicata maggioranza al Consiglio degli Stati per l’avvio di un progetto pilota. L’autore della mozione, Damian Müller (Plr), evoca il Ruanda.

(Keystone)

Berna – I richiedenti asilo eritrei respinti dovrebbero poter essere rinviati in uno stato terzo disposto ad accoglierli. È quanto chiede una mozione di Damian Müller (PLR/LU) - adottata con 20 voti contro 18 e 5 astensioni - che chiede al governo di avviare un progetto pilota.

Il problema, spiega il lucernese nel suo atto parlamentare, è che tali migranti non possono essere rimpatriati poiché l'Eritrea rifiuta i rinvii coatti. Queste persone, che non necessitano di protezione, occupano così alloggi destinati a rifugiati che loro sì necessitano di protezione.

‘Non è una delocalizzazione della procedura’

Müller chiede quindi al Consiglio federale di identificare rapidamente uno Stato terzo disposto ad accogliere richiedenti eritrei respinti. Il liberale-radicale, che ha evocato il Ruanda, ha ricordato che lo stesso esecutivo aveva tentato nel 2003, senza riuscirvi, di concludere un accordo di transito con il Senegal.

Nel suo intervento Müller ha sottolineato come la sua mozione non chieda di delocalizzare all'estero la procedura d'asilo svizzera. Ad essere interessati sono solo coloro che sono stati oggetto di una decisione d'asilo negativa da parte della Segreteria di Stato della migrazione (SEM).

Consiglio federale e sinistra sono contrari

Contro la mozione si è espressa Lisa Mazzone (Verdi/GE), che ha definito l'atto parlamentare "irrealistico". Gran parte delle domande di asilo degli eritrei sono richieste inoltrate in seguito a nascite o ricongiungimenti familiari. Secondo la ginevrina, per sgravare l'aiuto sociale si potrebbe autorizzare le persone interessate a lavorare.

Anche il Consiglio federale ha espresso delle riserve. I richiedenti asilo respinti possono essere inviati in uno Stato terzo solo se hanno un legame con quel Paese, ha detto Elisabeth Baume-Schneider. Non esiste inoltre una base legale per finanziare il progetto pilota chiesto da Müller, ha aggiunto, invano, la responsabile del Dipartimento di giustizia e polizia.

La mozione passa ora al vaglio del Consiglio nazionale.

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