Svizzera

‘La riforma Ocse favorisce solo i ricchi’

Il comitato promotore del referendum contro l'imposta minima dell'Ocse, in votazione il 18 giugno, presenta le sue ragioni

Il consigliere nazionale argoviese Cédric Wermuth
(Keystone)
11 maggio 2023
|

L'imposta minima dell'Ocse sugli utili delle multinazionali favorirà solo i Cantoni più ricchi e le grandi imprese. È l'opinione espressa oggi dal comitato che ha lanciato il referendum in vista della votazione del 18 giugno composto da Ps, Unione sindacale svizzera (Uss) e dall'organizzazione terzomondista Alliance Sud.

La riforma dell'Ocse e del G20 prevede un'aliquota fiscale di almeno il 15% a livello mondiale. Sarà applicata agli utili dei gruppi il cui fatturato supera i 750 milioni di euro. Nella Confederazione sono interessate alcune centinaia di società svizzere e diverse migliaia di filiali di gruppi stranieri, ma non le 600mila piccole e medie imprese che formano l'ossatura economica del Paese.

Concretamente, il progetto in consultazione prevede che la Svizzera introduca un'imposta supplementare che copra la differenza tra l'attuale aliquota, che nella maggior parte dei cantoni è inferiore al 15%, e l'imposta minima. Il 75% dei fondi incassati in più andrebbe ai Cantoni e il 25% alla Confederazione.

Rivolgendosi ai media, il consigliere nazionale argoviese Cédric Wermuth, copresidente del Ps, ha affermato che il problema in votazione il prossimo giugno non riguarda l'introduzione o meno di una tassa minima per le grandi imprese, «che noi sosteniamo da tempo», bensì la realizzazione concreta di una simile riforma.

A suo dire, il progetto così come è uscito dai dibattiti parlamentari non darà alcun beneficio alla popolazione, già confrontata con un'inflazione in crescita, per non parlare dell'aumento degli affitti e dei premi di cassa malattia. A tale riguardo, il presidente dell'Uss, nonché consigliere nazionale vodese, Pierre-Yves Maillard, ha parlato di un’«occasione mancata».

In particolare, il comitato respinge la ripartizione del gettito fiscale supplementare fra i Cantoni e la Confederazione, stimato in 1-2,5 miliardi di franchi nel primo anno. Il comitato referendario avrebbe preferito una soluzione più equa, un salomonico 50/50, inizialmente preferita dal Consiglio nazionale durante i dibattiti ma poi abbandonata.

Col 50% del gettito che finirebbe nelle casse pubbliche, la Confederazione potrebbe finanziare un efficace controprogetto all'iniziativa – sempre del PS, ndr – per la riduzione dei premi malattia, ha sostenuto Maillard. Quest'ultimo teme che ad approfittare della ripartizione prevista per legge siano soprattutto i Cantoni di Basilea Città e Zugo che ospitano sul rispettivo territorio molti gruppi internazionali. «La maggior parte degli altri Cantoni riceverà poco o nulla», secondo Maillard.

Troppi pochi cantoni beneficeranno di questa manna e saranno già quelli più ricchi, ha insistito sulla linea di Maillard, Valérie Piller Carrard, vicepresidente del Ps friborghese. La consigliera nazionale ha poi fatto presente che Zugo, un cantone con un'imposizione già molto attrattiva per le multinazionali, ha già annunciato di voler ridurre ulteriormente le tasse.

Un'evoluzione insostenibile, secondo la consigliera nazionale, anche alla luce delle misure di risparmio adottate dalla Confederazione. Tali provvedimenti hanno effetti concreti sulla popolazione come dimostra l'aumento delle tariffe per i trasporti pubblici o la riduzione delle pensioni per le vedove. E tutto ciò benché la maggior parte dei Cantoni abbia chiuso il bilancio 2022 in positivo.

Da parte sua, Andreas Missbach, direttore di AllianceSud, ha parlato di nuovi privilegi fiscali e di una riforma che non propone provvedimenti per restituire ai Paesi del Sud una parte della ricchezza che contribuiscono a produrre.

Per Wermuth, la riforma in votazione non farà insomma che esacerbare l'attuale concorrenza fiscale fra i Cantoni. A suo parere, inoltre, l'argomentazione dei favorevoli secondo cui tali squilibri vengono già ridotti grazie alla perequazione finanziaria non regge. Quest'ultima, ha spiegato il consigliere nazionale argoviese, "non riesce già oggi a colmare il divario fra cantoni ricchi e poveri".

Secondo Piller Carrard, la riforma così com’è va respinta alle urne, a vantaggio di un progetto più equo di cui possa approfittare il grosso della popolazione.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE