Le vendite nell’annata 2021/2022 sono aumentate del 6,2% su base annuale dopo due esercizi in calo, ma restano dubbi sull’approvvigionamento
È tornata la sete di birra in Svizzera: nell’annata 2021/2022 (avviata nell’ottobre dell’anno scorso e conclusasi nel recente mese di settembre) le vendite si sono attestate a 4,7 milioni di ettolitri, il 6,2% in più dei dodici mesi precedenti. Nei due esercizi prima si era registrato un calo. "Questo gradito risultato può essere ricondotto ai mesi estivi e primaverili straordinariamente ricchi di sole e poco piovosi del 2022 e alla fine delle restrizioni dovute al Covid", spiega in un comunicato odierno l’Associazione svizzera delle birrerie (Asb).
La crescita è stata trainata dalla produzione indigena (+9,0% a 3,6 milioni di ettolitri), mentre le importazioni sono risultate in flessione (-2,2% a 1,0 milioni). Continuano ad aumentare le vendite della birra senz’alcol: il comparto segna +21%, con una quota di mercato che è salita al 6%. "È prevedibile che anche in futuro il segmento registri un’ulteriore forte crescita", scrive l’Asb.
A preoccupare l’associazione sono però le difficoltà legate ad approvvigionamento ed energia. "Nonostante tutti i valori statistici in ettolitri positivi, la situazione economica dei birrifici resta estremamente tesa: il processo di produzione della birra è intenso dal punto di vista energetico", viene ricordato. Sebbene i birrifici stiano adottando tutte le misure di risparmio e di ottimizzazione, l’aumento dei prezzi dell’energia, estremamente volatili, sta avendo un impatto sulla redditività.
Fondata nell’aprile del 1877, l’Asb ha sede a Zurigo e conta oggi 35 aziende – dal 2022 anche una nella Svizzera italiana: la Officina della Birra Sa di Bioggio – che producono 450 tipi di birra. Il ramo realizza un fatturato annuo di oltre 1 miliardo di franchi e comprende 50’000 posti di lavoro diretti o indiretti.