La votazione del 25 settembre sull’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne ha visto una differenza del 26% fra i due sessi
La votazione federale del 25 settembre sulla riforma dell’Avs, che implicava l’innalzamento dell’età di pensionamento per le donne, ha diviso profondamente gli elettori e le elettrici. Mentre queste ultime hanno nettamente respinto la revisione (62% di no), gli uomini l’hanno accolta in modo massiccio (64%). Il divario tra i due sessi è stato addirittura di 26 punti percentuali.
È quanto emerge dall’analisi del voto – analisi Vox – pubblicata oggi dall’Istituto gfs.bern su incarico della Cancelleria federale ed eseguita su un campione rappresentativo di 3’000 persone con diritto di voto. Finora, in nessuna analisi post votazione era mai risultata una differenza così ampia tra i generi.
Per la maggior parte degli uomini che si sono espressi alle urne non vi è motivo per cui le donne debbano andare in pensione prima rispetto a loro. Le donne pronunciatesi avrebbero invece voluto lo stesso salario per lo stesso lavoro prima di parlare di aumenti dell’età di pensionamento.
Un’altra spaccatura si è osservata tra i vari partiti politici: mentre persone simpatizzanti di Ps e Verdi (o non legate ad alcun partito) hanno chiaramente detto di "no" alle urne, quelle simpatizzanti di tutti gli altri partiti si sono espresse nettamente a favore.
Anche per quanto riguarda l’aumento dell’Imposta sul valore aggiunto, progetto legato alla revisione dell’Avs, il divario è stato netto: gli uomini hanno votato sì con il 66%, mentre le donne l’hanno chiaramente respinto (55% di no), stando all’analisi Vox.
Lo scorso 25 settembre, il 50,6% dei votanti ha approvato l’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne a 65 anni, mentre il 55% ha accolto il finanziamento supplementare dell’Avs mediante l’aumento dell’Iva.