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Cinque nomi e un po’ di pepe nella corsa al seggio di Maurer

Scaduto il termine per presentare le candidature. In lizza per il Consiglio federale due Bernesi, due esponenti della Svizzera centrale e uno Zurighese

Tännler
(Keystone)
22 ottobre 2022
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Non siamo ai tempi (2007-2015) in cui l’Udc lottava per riavere il suo secondo seggio in Consiglio federale, riconquistato sette anni fa e ormai indiscusso. Tranne i Verdi (che però stavolta passano la mano, rinunciando a lanciare un candidato-kamikaze in un’avventura dall’esito scontato), nessun partito contesta oggi la legittimità di una doppia presenza democentrista in governo. La successione del dimissionario Ueli Maurer sarà dunque una contesa tutta interna a quello che è di gran lunga il primo partito del Paese.

Eppure i motivi di interesse non mancano: un Consiglio federale senza zurighesi, una volta tanto? Magari con una donna democentrista, cosa mai successa prima d’ora (pardon, non è vero: Eveline Widmer-Schlumpf lo era a tutti gli effetti, fino a quando venne espulsa dal partito nel 2008 per aver accettato la poltrona di Christoph Blocher)? Oppure con un rappresentante della Svizzera centrale, dopo quasi vent’anni anni d’assenza? Insomma: un po’ di pepe c’è.

C’era tempo fino alla mezzanotte di ieri per farsi avanti. Nelle tre settimane seguite all’annuncio di Ueli Maurer non sono mancate le rinunce eccellenti, come quelle della consigliera nazionale Magdalena Martullo-Blocher (Gr), della consigliera di Stato Natalie Rickli (Zh) o del capogruppo alle Camere federali Thomas Aeschi (Zg). La commissione cerca del partito vuole attendere eventuali candidature inoltrate per posta, ragione per cui dirà soltanto lunedì quanti sono i nomi pervenuti. Improbabile che siano più dei cinque noti (vedi sotto il loro identikit). In ordine di apparizione: Werner Salzmann (consigliere agli Stati bernese), Albert Rösti (consigliere nazionale bernese ed ex presidente del partito), Heinz Tännler (consigliere di Stato del canton Zugo), Michèle Blöchliger (consigliera di Stato del canton Nidvaldo) e Hans-Ueli Vogt (ex consigliere nazionale zurighese).

Rösti grande favorito

Il loro profilo verrà ora passato ai raggi x. La ‘cerca’ – sotto la conduzione dell’ex consigliere nazionale Caspar Baader, uno della linea dura – dovrà anzitutto appurare l’idoneità di ognuno alla carica, e scovare eventuali scheletri nell’armadio dei pretendenti. Un compito delicato, ma cruciale. In casa Udc è ancora vivo il ricordo dello smacco subito nel dicembre del 2011, quando il candidato Bruno Zuppiger – in prima linea nell’assalto al seggio di Eveline Widmer-Schlumpf – fu costretto a ritirare la sua candidatura a pochi giorni dalle elezioni, dopo essere stato accusato di essersi appropriato indebitamente dell’eredità di una sua collaboratrice deceduta (in seguito Zuppiger, a sua volta deceduto nel 2016, fu condannato a 13 mesi di prigione sospesi).

Sulla classica buccia di banana è già scivolata l’unica donna in corsa, Michèle Blöchliger. La nidvaldese avrà il suo bel da fare per spiegare ai membri della ‘cerca’, e in seguito casomai a quelli del gruppo parlamentare, perché non abbia detto subito tutta la verità sulla sua doppia nazionalità svizzera/britannica. Il grande favorito ad ogni modo resta il conciliante e affabile Albert Rösti. Se il bernese finirà sul ticket che il gruppo parlamentare sottoporrà all’Assemblea federale, le sue chance di venir eletto sono enormi. ‘Albert Rösti si può soltanto far male da solo’, ha titolato il 9 ottobre la ‘SonntagsZeitung’.

Ticket a due o a tre

Non è proprio così. L’ex presidente dell’Udc non fa l’unanimità tra i suoi. E la sorprendente candidatura last-minute di Hans-Ueli Vogt, suscettibile di raccogliere non pochi consensi al centro e a sinistra, potrebbe quantomeno gettare un po’ di scompiglio in una partita che fino a pochi giorni fa sembrava giocata in partenza. Prima ‘il professore’ deve però essere promosso dalla ‘cerca’: la cosa non è scontata, anche se difficilmente l’unico candidato della potente (almeno un tempo) sezione zurighese potrà essere ignorato.

Alla fine dovrebbe uscire un ticket a due, o a tre. Difficile che una donna venga snobbata. E poiché due bernesi sono di troppo, Rösti prima (già allo stadio della ‘cerca’) o poi (a quello del gruppo parlamentare) dovrebbe spuntarla su Salzmann. Tännler, dal canto suo, pare destinato a fare da comparsa: la storia recente insegna che, in caso di candidature multiple, l’Assemblea federale raramente sceglie un ’esterno’ (lo stesso discorso vale per Blöchliger e Vogt), oltretutto già piuttosto in là con gli anni e considerato un ‘falco’ dai più. Probabile dunque che il 7 dicembre l’Assemblea federale si ritrovi a dover scegliere su un ticket a due Rösti/Vogt (o Rösti/Blöchliger), oppure su un ticket a tre Rösti/Vogt/Blöchliger. Ma le sorprese, anche in un rinnovo parziale del Consiglio federale, sono dietro l’angolo.

Il favorito


Keystone
Rösti

55 anni, cresciuto a Kandersteg (Be), è il più giovane tra i figli di una famiglia di agricoltori di montagna. Si è formato come ingegnere agronomo e ha conseguito il dottorato presso il Politecnico di Zurigo. Padre di due figli, è sindaco di Uetendorf, un comune di 6mila abitanti vicino a Thun. Dal 2003 al 2006 è stato Segretario generale del Dipartimento dell’economia del canton Berna. È sempre rimasto fedele all’Udc, anche quando i suoi compagni di partito se ne sono andati per fondare il Partito borghese democratico (Pbd). Nel 2010 si è candidato per il governo cantonale, presentandosi come un politico pragmatico, orientato alle soluzioni, mediatore tra città e campagna. Senza successo. In compenso, un anno dopo – senza mai aver ricoperto una carica a livello cantonale – è stato eletto in Consiglio nazionale. In Parlamento si è fatto un nome come specialista della politica energetica, in seguito anche di politica sanitaria. Sebbene abbia la fama di lobbista del petrolio (è stato per anni presidente di Swissoil, carica nel frattempo abbandonata), Rösti è anche presidente dell’Associazione svizzera di economia delle acque. Gli osservatori lo descrivono come "moderato nei toni, ma duro nel merito". Dal 2016 al 2020 è stato presidente dell’Udc. Nel 2015, come responsabile della campagna elettorale, ha portato il suo partito alla vittoria alle elezioni federali. Sotto la sua guida, tuttavia, il partito ha subito un’amara sconfitta alle elezioni di quattro anni dopo. Ha lasciato la carica nel 2020, in disaccordo con Christoph Blocher, dopo una serie di rovesci in votazione popolare.

Il colonnello


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Salzmann

È stato il primo ad annunciare la sua candidatura. Il 59enne ingegnere agronomo, padre di quattro figli e due volte nonno, vive a Mülchi, non lontano da Berna. Lavora part-time quale esperto in agricoltura dell’amministrazione fiscale cantonale. È imparentato alla lontana con Rudolf Minger, che fu membro del Consiglio federale dal 1930 al 1940. Col leggendario fondatore del Partito dei contadini, degli artigiani e dei borghesi (Pab), diventato Udc nel 1971, Salzmann condivide anche gli stessi cavalli di battaglia: esercito e agricoltura. Già nel 2011 ha puntato direttamente all’elezione al Consiglio nazionale, ma ha mancato il seggio per un solo voto. Nel 2015, al secondo tentativo, è stato eletto alla Camera bassa. Nel 2019 il salto al Consiglio degli Stati, dove è subentrato a Werner Luginbühl (Pbd). In precedenza, tra il 2012 è il 2021 è stato presidente dell’Udc bernese. In Parlamento Salzmann si è distinto soprattutto sui dossier legati alla sicurezza. Dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ha sostenuto un aumento del budget dell’esercito. È stato anche in prima linea nelle campagne a favore del credito per l’acquisto dei nuovi jet da combattimento (approvato sul filo di lana alle urne nel 2020) e contro la ripresa della direttiva Ue sulle armi (accolta in votazione popolare nel 2018). Colonnello di milizia, ha dichiarato di potersi immaginare come consigliere federale alla testa del Dipartimento della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (Ddps). In qualità di esperto fiscale, tuttavia, si vedrebbe anche al Dipartimento federale delle finanze delluscente Ueli Maurer. In Parlamento Salzmann rappresenta anche gli interessi dei produttori svizzeri di ortaggi, di cui presiede l’associazione.

Il generale


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Tännler

Così viene chiamato nel suo cantone, per la sua ortodossia in materia di politica economica e fiscale. A sinistra viene addirittura bollato come amico dei potenti e degli oligarchi. 62 anni, sposato e padre di tre figli adulti, Tännler è avvocato e notaio. Dal 2004 al 2006 ha lavorato come responsabile dell’ufficio legale della Fifa a Zurigo. È stato anche membro di direzione della stessa organizzazione. Tännler fa politica da una trentina d’anni nel suo cantone. All’inizio tra le fila del Plr, dal 2002 per l’Udc. Lo stesso anno si è candidato per il Consiglio di Stato, ma non è stato eletto. La cosa gli è riuscita al secondo tentativo, nel 2007. Nell’esecutivo cantonale è stato dapprima direttore del dipartimento delle costruzioni; nel 2016 è passato a quello delle finanze. In precedenza, dal 1995 al 2003, è stato granconsigliere. In questa veste è sopravvissuto alla strage in Parlamento, nel 2001, quando un forsennato aprì il fuoco uccidendo 14 persone (tre consiglieri di Stato e 11 granconsiglieri) e ferendone 15. Tännler è già stato candidato al Consiglio federale nel 2011, non riuscendo però a figurare sul ticket ufficiale. Nel 2015, invece, ha lasciato campo libero al conterraneo Thomas Aeschi. In un’intervista alla ‘Schweiz am Wochenende’ ha dichiarato di non essere mai stato a Herrliberg, a casa di Christoph Blocher.

L’inglese


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Blöchliger

Nata nel 1967, attinente di Basilea e domiciliata a Hergiswil (Nw). Sposata, madre di tre figli. Avvocato, ha alle spalle una carriera quale giurista in diversi studi legali e al servizio di una grande banca. Vanta pure una lunga carriera politica in seno all’Udc, sia a livello di legislativo che di esecutivo. Blöchliger inoltre ha contribuito a creare la sezione cantonale nel 1999, diventandone la prima presidente. È stata per 16 anni in Gran Consiglio, prima di venir eletta nel 2018 in governo. Dapprima responsabile del dipartimento della sanità e socialità, in seguito – dalla scorsa estate – allatesta di quello delle finanze. Se eletta il 7 dicembre, sarebbe la prima rappresentante del canton Nidvaldo in Consiglio federale (Obvaldo ha avuto il suo, Ludwig von Moos, Ppd, dal 1959 al 1971). La mancanza di chiarezza rischia però di costarle caro. Diversamente da quanto dichiarato pubblicamente il 17 ottobre, giorno dell’annuncio della sua candidatura, Blöchliger possiede anche la cittadinanza britannica (la madre è inglese), come scoperto dal ‘Tages-Anzeiger’. Questo ‘faux pas’ potrebbe rivelarsi fatale, anche se lei ha detto di voler rinunciare al passaporto britannico. Il suo partito sospetta i binazionali di scarsa lealtà verso la Svizzera.

Il professore


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Vogt

Dopo aver penato non poco, alla fine anche l’influente sezione zurighese ha trovato il suo candidato. Il coniglio estratto dal cilindro è il 52enne ex consigliere nazionale Hans-Ueli Vogt, un nome che pochi si aspettavano. Giurista, professore di diritto privato ed economico all’Università di Zurigo, Vogt è cresciuto nella campagna zurighese, ma rappresenta l’ala urbana (e ‘internazionale’: ha effettuato diversi soggiorni di ricerca all’estero, tra cui a Firenze, Harvard e Pechino) dell’Udc. Si era dimesso alla fine del 2021 dal Consiglio nazionale dichiarando di sentirsi come un tennista su un campo da calcio e di volersi concentrare sulla sua attività professionale. Lo zurighese è conosciuto come personaggio piuttosto schivo e un politico costruttivo, propenso al compromesso. Pochi anni in Parlamento si era impegnato a fondo per un controprogetto all’iniziativa per imprese responsabili, guadagnandosi la stima dei colleghi di altri partiti ma attirandosi non poche critiche dai suoi. Anche le sue proposte nell’ambito della revisione del diritto della società anonima gli erano valse le lodi degli avversari e gli strali di suoi colleghi di partito. Dichiaratamente omosessuale, si è battuto per il ‘matrimonio per tutti’, smarcandosi dal partito. È il ‘padre’ dell’iniziativa per l’autodeterminazione, fallita alle urne nel 2018, che voleva sancire il primato della Costituzione federale sul diritto internazionale. Christoph Blocher lo ha coinvolto nell’elaborazione della sua nuova iniziativa sulla neutralità.

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