Svizzera

Svizzera-Ue: Leu firma l’intesa sul contributo di coesione

La segretaria di Stato si è recata oggi a Bruxelles per colloqui esplorativi in vista di una normalizzazione delle relazioni con l’Unione europea

(Keystone)
30 giugno 2022
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Recatasi oggi a Bruxelles per colloqui esplorativi in vista di una normalizzazione delle relazioni tra la Svizzera e l’Unione europea, la segretaria di Stato Livia Leu ne ha approfittato per firmare il memorandum d’intesa in merito al secondo contributo elvetico (1,3 miliardi di franchi spalmati su dieci anni) volto a ridurre le disparità tra gli Stati della comunità.

Con la firma del memorandum è stato raggiunto un ulteriore traguardo importante in vista di una rapida attuazione del contributo, si legge in una nota odierna del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae). Per l’Ue ha firmato il MoU, giuridicamente non vincolante ci tiene a sottolineare il comunicato, la segretaria generale della Commissione europea Ilze Juhansone.

Tira e molla per il contributo

Il 30 settembre scorso, dopo un lungo tira e molla, le Camere federali avevano sbloccato il contributo lanciando così un segnale all’Ue per il proseguimento e l’ulteriore sviluppo della via bilaterale, dopo la decisione del Consiglio federale di non firmare l’accordo istituzionale con Bruxelles a causa di alcuni aspetti delicati, come la questione dei "giudici stranieri", le misure collaterali a tutela del mercato del lavoro contro il dumping sociale e salariale, o gli aiuti di Stato.

Il MoU disciplina i punti chiave del secondo contributo, tra cui l’importo, la ripartizione tra i Paesi partner, le priorità tematiche, determinati principi di cooperazione e l’attuazione. I negoziati con i Paesi interessati dovrebbero proseguire speditamente e concludersi possibilmente entro la fine di quest’anno.

Un credito quadro di 1,047 miliardi di franchi

Il contributo elvetico comprende il credito quadro di 1,047 miliardi di franchi volto a sostenere la riduzione delle disparità economiche e sociali nei 13 Paesi che hanno aderito all’Ue nel 2004 (Ue-13). Un altro credito di 190 milioni è destinato invece a misure nel settore della migrazione anche ad altri Paesi dell’Ue, come l’Italia e la Grecia. Questi due crediti, sommati ai costi amministrativi – 65 milioni a carico di Berna – fanno sì che la spesa lieviti a 1,3 miliardi. Come per il primo contributo all’allargamento, anche il secondo contributo confluisce in progetti e programmi selezionati nei Paesi partner e non viene trasferito direttamente nei loro bilanci o all’Ue.

La presenza di Leu a Bruxelles aveva tuttavia come obiettivo principale un colloquio con Juraj Nociar, capo di gabinetto del vicepresidente della Commissione europea Maros Sefcovic, circa l’approccio al nuovo pacchetto negoziale proposto da Berna – dove si spera tra l’altro di evitare clausole ghigliottina come per i Bilaterali I – dopo il fallimento dell’accordo quadro.

Questo terzo incontro si è tenuto dopo uno scambio di lettere tra la Svizzera e l’Ue. All’inizio di maggio, la Commissione europea aveva inviato una lettera a Leu con domande alle quali voleva risposte per iscritto. Secondo il Dfae, questa fase esplorativa ha lo scopo di sondare se ci sono basi sufficienti per avviare i negoziati.

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