Svizzera

Nuovo balzo dell’inflazione, che in marzo è salita al 2,4%

Un valore così elevato non lo si vedeva dall’ottobre del 2008. L’indice dei prezzi al consumo si è attestato a 103,0 punti (+0,6%)

In crescita il costo della vita
(Ti-Press)
1 aprile 2022
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Anche se in modo assai meno marcato che in altri Paesi, l’inflazione aumenta pure in Svizzera, raggiungendo valori che non si vedevano da oltre un decennio. Stando ai dati pubblicati oggi dall’Ufficio federale di statistica (Ust), in marzo l’indice dei prezzi al consumo si è attestato a 103,0 punti, con una progressione dello 0,6% rispetto a febbraio e con un incremento annuo del 2,4%, a fronte del +2,2% che era stato registrato nel mese precedente.

Il rincaro sta quindi puntando verso l’alto, confermando una tendenza che dura da aprile 2021: in quel mese era stato messo il punto finale a una striscia di quattordici mesi in calo, con il loro apice negativo in maggio e giugno 2020 (-1,3%). Il valore di marzo è anche il più elevato da più di tredici anni, cioè da quello (+2,6%) registrato nell’ottobre 2008. A titolo di confronto storico, alcuni mesi del 1991 superarono il 6% e nel 1973 si videro valori superiori all’11%; per non parlare dell’agosto 1941, quando venne toccato il 17,7%.

Vista in un’ottica internazionale, l’inflazione elvetica può inoltre essere considerata limitata: a titolo d’esempio in Germania – principale partner commerciale – in novembre è salita al 7,6% secondo gli standard di calcolo europei, mentre per il locale ufficio di statistica è al 7,3%, comunque ai massimi dalla riunificazione tedesca. Per l’intera Eurozona l’ultimo dato è di febbraio: 5,9%. Negli Stati Uniti l’indice delle spese di consumo personali (personal consumption expenditures, Pce, il parametro valutato dalla Federal Reserve) è salito in marzo al 6,4%, ai massimi dal 1982.

Tornando nella Confederazione, secondo l’Ust la crescita di marzo rispetto a febbraio è riconducibile a vari fattori, tra cui l’aumento dei prezzi dei carburanti. È aumentato anche il costo dell’olio da riscaldamento e dei trasporti aerei. Sono invece risultati meno cari i servizi del settore paralberghiero e il noleggio di veicoli.

Nel dettaglio, rispetto a febbraio i prezzi dei prodotti indigeni sono saliti dello 0,1%, quelli dei prodotti importati del 2,0%. Su base annua i primi segnano +1,4%, i secondi +5,5%. Lo zoccolo dell’inflazione – che nella definizione dell’Ust è il rincaro totale senza quello concernente prodotti freschi e stagionali, energia e carburanti – ha mostrato variazioni pari a +0,3% (mese) e +1,4% (anno). I dati sono sostanzialmente in linea con le attese degli analisti.

L’Ust calcola anche un indice dei prezzi al consumo armonizzato (Ipca), misurato con la metodologia in uso nell’Unione europea, con l’obiettivo di raffrontare i dati elvetici con quelli delle nazioni comunitarie. Visto da questa prospettiva, marzo presenta un rincaro di +0,5% (mese) e di +2,2% (anno).

L’inflazione in Svizzera – come in vari altri Paesi – è stata per anni bassa o addirittura negativa: prendendo la sequenza 2014-2021, i tassi sono stati 0,0%, -1,1%, -0,4%, +0,5%, +0,9%, +0,4%, -0,7% e +0,6%. A partire dal 2021 sembra essere cominciata una fase di crescita.

Come noto, l’efficacia dell’indice dei prezzi al consumo nell’illustrare il costo della vita percepito dai consumatori è peraltro spesso al centro di grandi discussioni. Questo è particolarmente vero in Svizzera perché, per motivi metodologici, il tasso calcolato dai funzionari di Neuchâtel non comprende i premi dell’assicurazione malattia di base, un punto di spesa che è spesso in forte progressione nei bilanci delle famiglie elvetiche. Il rincaro stabilito dall’Ust ha una grande importanza in vari ambiti: dalle negoziazioni salariali agli affitti, passando per la fissazione degli alimenti nell’ambito dei divorzi.