Svizzera

Escludere testati da certificato Covid? Epidemiologi scettici

La discussione sul tema si è fatta più intensa questa settimana in Svizzera, anche sulla scia di quanto sta avvenendo in altri paesi

(Keystone)
13 novembre 2021
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Inasprire le restrizioni in materia di coronavirus, permettendo l’accesso ai luoghi a rischio solo ai vaccinati e ai guariti? La discussione sul tema si è fatta più intensa questa settimana in Svizzera, anche sulla scia di quanto sta avvenendo in altri paesi, ma gli epidemiologi non nascondono un certo scetticismo.

Di per sé applicando la regola dei 2G al posto del 3G (dal tedesco geimpft, genesen, getestet: cioè vaccinato, guarito, testato) si aumenterebbe la sicurezza, perché il rischio di infezione è inferiore, spiega il professor Marcel Tanner in un’intervista pubblicata oggi dalla Schweiz am Wochenende. Ma il 3G è meglio per la società, perché è una normativa “vivibile” per la grande maggioranza della popolazione. Inoltre secondo l’esperto la seconda G (quella dei guariti) è pure fonte di incertezze: fra le persone in questione sono immuni solo quelle che si sono ammalate veramente, non quelle che si sono leggermente infettate.

Sullo stesso giornale esprime riserve anche Milo Puhan, direttore dell’Istituto di epidemiologia, biostatistica e prevenzione dell’Università di Zurigo. Teoricamente - afferma - il 2G potrebbe offrire un vantaggio, ma non è facile valutare quale sarebbe l’effetto, perché mancano ancora dati scientifici solidi. E questi sono necessari per capire se la normativa è applicabile e se previene effettivamente i contagi.

Per l’epidemiologo Marcel Salathé l’attuale discussione sul 2G non fa altro che distogliere l’attenzione da quelli che sono i veri fattori importanti: servono cioè più vaccinazioni iniziali e rapide vaccinazioni di richiamo. Sono questi, secondo lo specialista, i pilastri che permetterebbero di superare l’inverno senza sovraccaricare il sistema sanitario.

Sempre sullo stesso settimanale Didier Trono, capo del laboratorio di virologia e genetica del Politecnico federale di Losanna (EPFL) mostra di avere una visione abbastanza simile. In Israele, dove i tassi di infezione erano aumentati drammaticamente, l’incidenza è diminuita da quando è stata somministrata la terza dose. Quindi una soluzione c’è e la Svizzera potrebbe attuarla. Inoltre si dovrebbe forse prima accorciare da 48 a 24 ore il periodo di validità dei test antigenici: questo aumenterebbe la sicurezza.

Solo Richard Neher dell’Università di Basilea si dice chiaramente a favore di imporre le restrizioni anche ai testati. A suo avviso appare evidente che le attuali misure anti-pandemia non sono sufficienti per prevenire l’aumento del numero di casi. I test richiesti per accedere al certificato Covid riducono certamente il rischio di infezione, ma rappresentano sempre solo una situazione istantanea. A livello epidemiologico, quindi, il 2G ha perfettamente senso, soprattutto in combinazione con un’intensa campagna di vaccinazione e di immunizzazione di richiamo.

Come noto altri paesi si sono già mossi su questo tema. Il governo austriaco, per esempio, ha introdotto la regola del 2G per ristoranti, turismo, eventi e sport. Lo stesso approccio è stato scelto anche dal Land tedesco della Sassonia. Regole simili saranno applicate anche probabilmente in Olanda nei bar e nei festival. E in Lettonia solo i deputati vaccinati o guariti possono partecipare alle sessioni parlamentari. In Svizzera la regola del 2G è stata introdotta dal comprensorio sciistico di Samnaun (GR)/Ischgl (Austria), a causa delle regole che valgono in Austria.

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