Attenzione soprattutto sull’intervento dell’unità speciale Tigris e sull’uso a scopi privati di mezzi e personale federale e di una carta di credito
Circa il tentativo di estorsione ai danni del consigliere federale Alain Berset da parte di una ex conoscente, per le Commissioni della gestione (CdG) del parlamento ci sono ancora punti da chiarire, in particolare: la proporzionalità dell’intervento dell’unità speciale “Tigris” della Polizia federale, l’eventuale uso abusivo della limousine del Consiglio federale e del personale federale a fini privati, e l’uso di una carta di credito.
Tali approfondimenti si aggiungono alle indagini già in corso nel quadro del procedimento penale condotto contro l’autrice del reato, specifica una nota odierna dei Servizi parlamentari. Tali indagini vengono svolte in collaborazione con l’Autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione e le Sottocommissioni Tribunali/Ministero pubblico della Confederazione (MPC) delle CdG.
Tali organismi stanno verificando se il procedimento penale (ad oggi concluso) avviato nei confronti della donna si sia svolto in conformità alle norme applicabili oppure, considerata l’identità della vittima, se tali norme non siano state rispettate.
Per quanto attiene all’allargamento dell’indagine, il “senatore" Daniel Fässler (Centro/AI) ha dichiarato al Keystone-ATS che tale decisione è stata adottata dopo che nuovi fatti sono venuti alla luce. Ciò riguarda il particolare l’uso dell’unità speciale “Tigris” della polizia giudiziaria federale, l’uso di personale del Consiglio federale e di veicoli federali dall’altro. Tuttavia, la decisione di far luce su questi aspetti "non ha il carattere di una condanna a priori”, ha sottolineato.
Fässler ha aggiunto che non è stato stabilito un calendario preciso entro il quale presentare i risultati di questa inchiesta supplementare. Tuttavia, ha dichiarato, “c’è la volontà di fare chiarezza con un rapporto il più presto possibile”.
Nel dicembre del 2019, il consigliere federale Alain Berset è stato vittima di un tentativo di estorsione da parte di una donna, sua ex conoscente. Il consigliere federale ha sporto denuncia al MPC.
La donna aveva minacciato Berset di divulgare foto e corrispondenza privata tra lei e il ministro. In cambio voleva 100 mila franchi. Tutto ciò ha portato all’arresto, il 13 dicembre del 2019, e all’apertura di un procedimento penale, conclusosi con una condanna definitiva nel settembre del 2020.
La vicenda è emersa grazie a un articolo del settimanale zurighese “Weltwoche" che ha parlato di dossier segreti di indagine con dettagli sul caso. Il settimanale, che ha stretti legami con l’UDC, ha accusato il “ministro” socialista di usare il personale federale per trattare una questione privata e quindi di "sperperare il denaro dei contribuenti”.
Su questa fuga di notizie - si ipotizza la violazione del segreto d’ufficio - l’Autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione (AV-MPC) dovrà nominare un procuratore straordinario
Frattanto, l’AV-MPC avrebbe concluso, al termine di un’indagine, che il consigliere federale Alain Berset non avrebbe voluto un trattamento di favore e che gli inquirenti del MPC avrebbero agito correttamente.
A scriverlo è stata la “SonntagsZeitung” lo scorso 17 di ottobre. L’AV-MPC aveva confermato alla Keystone-ATS l’esistenza di un breve rapporto sul ruolo del MPC nel tentativo di ricatto. L’AV-MPC aveva indicato solamente di aver inoltrato il documento alle Commissioni della gestione di entrambe le camere del parlamento, rifiutandosi di fornire precisazioni in merito al contenuto del rapporto. A causa della pubblicazione delle informazioni da parte della “SonntagsZeitung”, l’AV-MPC sta esaminando la situazione dal punto di vista legale.