Svizzera

Tpf: accusato di crimini di guerra in Liberia, chiesti 20 anni

L'ex comandante dei ribelli liberiani dell'Ulimo Alieu Kosiah è accusato dell'omicidio di 18 civili e due soldati disarmati, di stupro, tortura e cannibalismo

(TI-Press)
1 marzo 2021
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Il procuratore federale Andreas Müller ha chiesto oggi il massimo della pena, ossia 20 anni, per Alieu Kosiah, ex comandante liberiano, accusato di crimini di guerra. Davanti al Tribunale penale federale (TPF) a Bellinzona, non ha accolto alcuna circostanza attenuante.

Müller ha considerato che Kosiah, abbia agito per "motivi totalmente ingiustificabili", vale a dire la sete di vendetta del suo gruppo etnico, i Mandingo, il profitto personale e la volontà di stabilire il suo potere. I 25 reati sono stati considerati "particolarmente odiosi".

Dalla pena dovranno essere dedotti sei anni che l'imputato ha già trascorso in detenzione preventiva. Inoltre, il procuratore ha chiesto l'espulsione per 15 anni.

Per il magistrato, l'accusato può essere contento che il vecchio codice penale militare, che è qui applicabile, non preveda una pena più pesante.

Ex comandante dell'ULIMO (United Liberation Movement of Liberia for Democracy) tra il 1993 e il 1995, Alieu Kosiah è accusato in particolare dell'omicidio di 18 civili e di due soldati disarmati, commesso da lui stesso o dai suoi uomini, dello stupro di una giovane donna e di atti di tortura e cannibalismo. Arrivato in Svizzera alla fine degli anni '90, Alieu Kosiah è stato arrestato nel novembre 2014, dopo che alla fine di agosto dello stesso anno il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) aveva aperto un'inchiesta nei suoi confronti a seguito di una denuncia di sette suoi connazionali, e da allora è detenuto. L'accusato, che compirà 46 anni il 3 marzo, è presunto innocente.

Davanti alla Corte degli affari penali, in apertura della sua requisitoria, Müller ha ripetuto la testimonianza di uno dei querelanti: "I ribelli di Charles Taylor (presidente della Liberia dall'agosto 1997 all'agosto 2003, ndr) non facevano che passare. Rubavano, stupravano, uccidevano ma erano meno peggiori dell'ULIMO".

Müller ha sottolineato la natura insolita di questo processo, il primo che si tiene davanti alla giustizia civile per atti commessi durante il conflitto in Liberia. "Un processo che tratta crimini tra i più abominevoli - the crimes of the crimes". Anche nelle guerre ci sono linee rosse e lo scopo di questo processo è difendere quest'ultima linea rossa, ha detto il procuratore.

Migliaia di civili sono stati uccisi, stuprati, torturati nella contea di Lofa dove operava la Strike Force dell'ULIMO, di cui l'accusato era uno dei comandanti. "Circa 17'000 violazioni delle leggi di guerra commesse dall'ULIMO sono state denunciate alla Commissione verità e riconciliazione in Liberia (TRC), ossia in media una decina al giorno", ha detto il rappresentante del Ministero pubblico della Confederazione (MPC).

Accuse dettagliate

Dopo questo quadro generale, il magistrato ha sobriamente dettagliato gli atti di cui è accusato Alieu Kosiah: reclutamento di un bambino soldato di 12 anni, esecuzione di diversi civili, "tabé", una forma di tortura che consiste nel legare i gomiti e i polsi della vittima dietro la schiena. Oltre al dolore, questo trattamento, a volte fatale, può portare a postumi di lunga durata o addirittura a una paralisi irreversibile.

Sono stati evocati a lungo anche i trasporti forzati di merci, armi e munizioni imposti ai civili. "Lofa, di cui si era impadronito l'ULIMO, aveva un ruolo strategico in quanto forniva uno sbocco in Guinea, dove la fazione si riforniva di provviste", ha ricordato Müller. Questi ha anche evocato i ripetuti cambiamenti di versione dell'accusato, che avrebbe cercato di nascondere l'importanza di questi scambi.

"Come schiavi"

Müller ha fatto riferimento al soprannome di "Physical Cash" attribuito a Alieu Kosiah. "Amava il denaro, non c'è da stupirsi che abbia ordinato saccheggi e trasporti forzati". Questi ultimi contravvengono al divieto di trattamenti crudeli, umilianti e degradanti, secondo il rappresentante del MPC, il quale ha sottolineato che i soldati "trattavano i civili come schiavi".

Per il magistrato, l'atto di cannibalismo rimproverato all'imputato - mangiare un cuore strappato a un civile - illustra bene la banalizzazione dell'orrore durante il conflitto liberiano. Una scena che ha avuto luogo in pubblico, per terrorizzare la popolazione, secondo la procura. L'atto rappresenta inoltre un trattamento umiliante e degradante, anche se la vittima era morta. Sono stati menzionati anche il saccheggio della centrale elettrica di Foya e il trasporto forzato del generatore in Guinea.

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