coronavirus

Pacchetto ‘light’ in pole position

Berset per la chiusura di bar e ristoranti, scrivono ‘Blick’ e ‘Tagi’. Cosa farà il Governo?

Attesa per la seduta del Consiglio federale
(Keystone)
17 dicembre 2020
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Il Consiglio federale voleva comunicare soltanto il 28 nuove misure di lotta al coronavirus, dopo quelle decretate sette giorni fa (stop alle 19 per ristoranti e bar, negozi chiusi la domenica, ecc.). Poi però la situazione sul piano epidemiologico è peggiorata. E sono piovuti appelli ad agire subito, con misure incisive, uniformi a livello nazionale. Li hanno lanciati i direttori degli ospedali, parecchi governi cantonali, gli esperti della task force scientifica della Confederazione, noti economisti, il presidente dell’associazione dei medici cantonali, lo stesso Ufficio federale della sanità pubblica e persino un funzionario della Segreteria di Stato dell’economia (il che è tutto dire...). Dovrebbe bastare per indurre il Consiglio federale a non tergiversare oltre.

L’esecutivo potrebbe varare ulteriori restrizioni già domani, hanno scritto stasera ‘Tages-Anzeiger’ e ‘Blick’. In particolare: bar, ristoranti, strutture per il tempo libero e lo sport, musei e biblioteche verrebbero chiusi da martedì 22, per un mese, quantomeno nei cantoni dove la situazione epidemiologica appare compromessa. Eccezioni sarebbero previste per take-away, servizi di distribuzione pasti e ristoranti per gli ospiti degli alberghi. Secondo i quotidiani svizzero-tedeschi, il ‘piano’ del ministro della sanità Alain Berset non contemplerebbe per contro alcuna restrizione supplementare per i negozi. Conterrebbe invece una sorta di ‘lex Gipfel’, per consentire alle panetterie di vendere cornetti e brioches la domenica, in deroga all’obbligo di chiusura dei negozi nei giorni festivi.

A favore di un nuovo inasprimento adesso è anche Economiesuisse. “Per quanto deplorevole sia, siamo arrivati a un punto dove non possiamo più attendere oltre”, ha detto la direttrice Monika Rühl alla ‘Nzz’. A suo avviso, il Consiglio federale dovrebbe adottare già domani misure più energiche. Per evitare che gli ospedali vadano in tilt. Ma non solo. Anche l’economia avrebbe tutto da guadagnarci. “Se ora aspettiamo troppo a lungo, le misure dovranno essere più dure e durare più a lungo, se vogliamo evitare il collasso del sistema ospedaliero”. Sin qui Economiesuisse si era opposta a provvedimenti più incisivi. Adesso Rühl ritiene invece opportune misure come la chiusura di ristoranti e bar o la limitazione del numero dei clienti presenti nei negozi. Meno netta la posizione delle altre organizzazioni economiche. L’Unione svizzera arti e mestieri è disposta a discutere di puntuali rafforzamenti del dispositivo anti-coronavirus, ha affermato il suo presidente Fabio Regazzi alla Rsi. In una lettera sottoscritta da 52 parlamentari di Udc, Ppd e Plr, l’Usam chiede però al Consiglio federale di rinunciare a un nuovo lockdown. Contraria a qualsiasi nuova misura è invece l’Unione svizzera degli imprenditori.

Tre opzioni sul tavolo

Sono i cantoni svizzerotedeschi a invocare a gran voce un giro di vite sul piano nazionale. I più convinti sono proprio quelli (Zurigo, Argovia, San Gallo) che fino alla scorsa settimana se ne sono stati praticamente con le mani in mano. Nessuno (tranne Argovia, ha scritto il ‘Tages-Anzeiger’) si spinge a chiedere il ritorno a un confinamento come quello sperimentato la scorsa primavera, o come quello attuato da inizio novembre per cinque settimane nel canton Ginevra, dove sono rimasti aperti solo i negozi che vendono prodotti di uso quotidiano. Stando al ‘Tagi’ e alla Srf, alcuni cantoni (Zurigo, Berna, Turgovia, Soletta, San Gallo, Argovia) si dicono però più o meno esplicitamente favorevoli a una chiusura di ristoranti, bar e strutture per il tempo libero e lo sport. 

Il Consiglio federale ha sottoposto ai cantoni tre pacchetti di misure per frenare la crescita esponenziale dei contagi da Covid-19. Quale di questi verrà attuato, dipenderà da due fattori: il numero di riproduzione R (se è maggiore di 1 significa che, in media, ogni persona infettata ne contagia più di una, la malattia si diffonde e il numero di nuovi casi aumenta) e l’occupazione dei letti nei reparti di terapia intensiva. Il pacchetto ‘light’ (R>1; occupazione letti>80%) prevede la chiusura degli esercizi pubblici e delle strutture per il tempo libero e lo sport. Nel pacchetto ‘mild’ (R>1,1; occupazione letti>85%) rientrano anche la chiusura di negozi e mercati durante il fine settimana, una limitazione della capacità dei commerci, il diritto al telelavoro e una protezione rafforzata per i lavoratori a rischio. Nel pacchetto ‘strong’ (R>1,2; occupazione letti>90%), infine, viene ad aggiungersi la chiusura dei negozi che non vendono prodotti essenziali e dei mercati, così come una limitazione degli incontri privati a 10 persone di due economie domestiche.

Attualmente, solo cinque cantoni (Obvaldo, Ginevra, Giura, Vallese e Neuchâtel) sfuggirebbero alle nuove restrizioni. In tutti gli altri, il valore R è superiore a 1 e il tasso di occupazione dei letti di cure intense supera l’80%. Per loro, come detto, Berset prospetterebbe il pacchetto ‘light’. Ma non è detto che la sua linea passi in Consiglio federale. 

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