Svizzera

Lobbismo, Il Nazionale silura progetto per più trasparenza

Il progetto prevedeva l'indicazione obbligatoria da parte dei lobbisti del datore di lavoro e dei loro mandati e un limite di autorizzazioni di accesso

(Keystone)
30 ottobre 2020
|

Un progetto andato ben al di là delle intenzioni del suo propugnatore, l'ex Consigliere agli Stati Didier Berberat (PS/NE). Questa la motivazione di fondo che ha spinto oggi una maggioranza del Consiglio nazionale a respingere, in votazione finale, il disegno di legge volto ad instaurare maggiore trasparenza nelle attività dei lobbisti in Parlamento.

Dal momento che il progetto, elaborato dal Consiglio degli Stati, è stato respinto per la seconda volta durante il voto sul complesso, il dossier è liquidato, come ha tra l'altro ricordato la presidente del Nazionale, Isabelle Moret (PLR/VD).

D'altronde il risultato non ha veramente sorpreso. Come indicato da Marco Romano (PPD/TI) illustrando la posizione del suo gruppo, il disegno di legge all'esame del parlamento "va ben oltre le intenzioni dell'autore dell'iniziativa parlamentare". Parole pesanti come macigni sfociate alla fine su un voto negativo che archivia quattro anni di lavori. Dopo essere entrati in materia e aver discusso articolo per articolo il progetto, il plenum ha quindi preferito optare per lo status quo giudicando il progetto troppo complesso da applicare e burocratico.

Per la destra, troppa burocrazia. La sinistra chiede più trasparenza

Attualmente, i deputati hanno la possibilità di far accreditare due persone esterne, siano essi collaboratori personali oppure rappresentanti di gruppi di interesse. Questa regolamentazione è però stata più volte criticata.

Con il suo atto parlamentare, Berberat chiedeva l'accreditamento obbligatorio per i lobbisti e l'adozione di un eventuale limite alla loro presenza sotto il "Cupolone", prendendo spunto da quanto già avviene per i giornalisti che seguono da vicino l'attività parlamentare.

Con la nuova normativa, si intendeva istituire un registro degli accreditamenti in cui i lobbisti erano tenuti a indicare il nome del datore di lavoro e i loro mandati. Inoltre un numero limitato di lobbisti avrebbe ricevuto l'autorizzazione ad accedere a Palazzo federale per la durata della sessione.

La destra ha sempre criticato il progetto giudicandolo troppo burocratico. Non c'è bisogno di più trasparenza nei corridoi di palazzo dal momento che si vede benissimo chi discute con chi, anche perché è soprattutto fuori dal Palazzo federale che agiscono i lobbisti.

Il campo rosso-verde si è sempre battuto per una maggiore trasparenza, anche a livello di indennizzi per i parlamentari. A suo avviso, i cittadini devono sapere quali interessi si nascondano dietro ai lobbisti che hanno accesso al Parlamento.

 

 

 

 

 
Nota:

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔
POTREBBE INTERESSARTI ANCHE