Svizzera

Per gli svizzeri si sta (quasi) bene come prima

Secondo un'indagine universitaria, il 90% definisce buona la propria condizione di vita

24 settembre 2020
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La qualità di vita soggettiva delle persone è aumentata di nuovo dopo la fine del parziale lockdown dovuto al coronavirus: secondo uno studio il 90% della popolazione la definisce buona o molto buona, una quota vicina a quella registrata nel 2017, quando nell'ambito dell'indagine sulla salute svizzera, il 92% delle persone aveva valutato la propria qualità di vita come almeno buona.

A metà aprile tale tasso era dell'85%, sottolinea la ricerca attuale, denominata "Covid-19 Social Monitor" e realizzata dalla scuola universitaria professionale di scienze applicate di Zurigo (ZHAW) e dall'Università di Zurigo.

Il benessere delle persone durante il periodo del coronavirus è quindi peggiorato meno di quanto si temesse, indica Marc Höglinger della ZHAW citato nel comunicato. Ciò potrebbe essere legato al fatto che il parziale lockdown in Svizzera è durato relativamente poco e che gli effetti della crisi del coronavirus sono stati più blandi di quanto si temesse.

Stabile percentuale persone che si sente male

All'inizio del lockdown sorprendentemente il 9% degli interrogati aveva dichiarato che la sua qualità di vita era migliorata. Secondo Höglinger, i motivi potrebbero essere legati al fatto di essere meno stressati dal pendolarismo o dell'essere più tempo a casa.

La percentuale di persone che definiscono la loro qualità di vita "cattiva" o "molto cattiva" è rimasta stabile all'1%-2% negli ultimi sei mesi. "Ciononostante, ci sono naturalmente persone che stanno molto male a causa degli effetti della crisi del coronavirus", precisa Höglinger nella nota.

Meno persone si sentono sole

Attualmente, circa il 5% degli intervistati dichiara ancora di sentirsi spesso o molto spesso solo: nella prima fase del lockdown il tasso era di quasi il 9%. "In particolare le persone più giovani hanno riferito di sentirsi soli relativamente spesso", ha detto Oliver Hämmig dell'Università di Zurigo. Intanto - precisa - sono soprattutto loro a rispettare le regole della distanza in misura minore.

Per la realizzazione dello studio sono state interrogate circa 2000 persone provenienti da tutte le parti del paese, di tutte le età e di tutti i livelli di istruzione.

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