Svizzera

Coronavirus, i rimpatri sono costati 10 milioni a Berna

L'80 per cento della fattura sarà addebitata ai quasi 7mila passeggeri riportati in Svizzera, mentre 2 milioni saranno a carido del Dfae.

Foto archivio Keystone
24 aprile 2020
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Alla Confederazione è costato quasi 10 milioni di franchi il rimpatrio delle quasi 7 mila le persone rimaste bloccate all'estero a causa del coronavirus. L'80% della fattura verrà addebitato ai viaggiatori, vale a dire 8 milioni. I restanti due saranno a carico delle casse pubbliche.

L'operazione si chiude settimana prossima

Con il volo di rientro previsto domani dall'India e quello di settimana prossima dall'Africa si conclude la più grande operazione di rimpatrio mai organizzata dalla Svizzera, si legge in una nota odierna del Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae), che ha potuto avvalersi del lavoro di consolati e ambasciate. L'attenzione ora si concentrerà però sul sostegno a chi, per varie ragioni, non ha potuto o voluto rientrare nella Confederazione.

I numeri

L'operazione era iniziata un mese, quando il Dfae - in collaborazione con Swiss, Edelweiss e Helvetic -  aveva inviato il primo volo di recupero a San José (Costa Rica). Era il 22 marzo. Da allora, la Confederazione, sotto la direzione del Centro di gestione delle Crisi, ha organizzato 35 voli da ogni angolo del globo.

33 voli sono già arrivati e hanno permesso a 6'950 persone di fare ritorno a casa. Di queste, 3'974 possiedono la cittadinanza svizzera. Gli altri 2'976 passeggeri provengono invece da altri Paesi, per due terzi Paesi europei. Circa un terzo dei passeggeri stranieri risiede in Svizzera. Allo stesso tempo, più di 1500 cittadini svizzeri hanno potuto rientrare grazie a voli organizzati da altri Stati.

Partecipazione ai costi

La Confederazione ha prefinanziato i voli di rimpatrio. I costi sostenuti, pari a circa 10 milioni, "saranno fatturati alla fine del viaggio di ritorno e saranno addebitati a tutti i beneficiari sotto forma di una partecipazione ai costi, equivalente a un prezzo di mercato ragionevole".

 

Sull'esempio di altri Paesi europei, il Dfae ha deciso in questo senso di optare per un importo forfettario, calcolato in base alla distanza percorsa. La scala va da 400 franchi a persona per le tratte brevi (fino a 1'500 km) a 1'700 franchi per quelle più lunghe (superiori a 12mila chilometri).

"Grazie a questa ripartizione dei costi fra i passeggeri, sarà possibile coprire circa l’80% dell’intera operazione. Il Dfae contribuisce a circa il 20% dei costi sostenuti", precisa la nota stampa.

Ancora persone bloccate

Nonostante gli sforzi intrapresi, non sarà possibile rimpatriare tutti i viaggiatori. Secondo i dati forniti dalle ambasciate, al momento vi sarebbero ancora alcune centinaia di persone che vorrebbero rientrare.

A loro, così come agli svizzeri residenti all'estero confrontati a situazioni di emergenza, le ambasciate e i consolati elvetici possono offrire protezione consolare, tra cui anche un sostegno finanziario sotto forma di prestiti di emergenza. Il Dipartimento esaminerà i casi che gli verranno sottoposti.

Helpline molto sollecitata

Dal mese scorso, la Helpline ha ricevuto oltre 10 mila telefonate e circa 18 mila email. Si tratta di una cifra record, in così breve tempo. Nei periodi di punta, sono giunte fino a 850 telefonate e mille e-mail al giorno.

A titolo di paragone, generalmente la Helpline – un servizio attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7 e che in ogni momento offre assistenza e informazioni a chi si trova all'estero – gestisce circa 50 mila richieste di aiuto in un anno.
 
 

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