Svizzera

Coronavirus, oltre mille casi in un giorno. FFS riducono i trasporti

Per il capo delle malattie infettive, Koch siamo a 3888 malati. 'Ora si tratta della sopravvivenza di molti'. Grossa riduzione dei trasporti pubblicil

sanitari sotto pressione , foto Keystone
19 marzo 2020
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 "La Svizzera sta subendo in pieno l'ondata di casi di coronavirus. La popolazione deve contribuire al rispetto delle prescrizioni di base volte ad arginare la propagazione dell'epidemia. Per molte persone si tratta di una questione di sopravvivenza". Lo ha dichiarato Daniel Koch, capo della divisione Malattie trasmissibili dell'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) in apertura della conferenza stampa oggi a Berna. Sul Ticino ha aggiunto: 'In Ticino la situazione è ora drammatica'. 

Koch ha ricordato che i casi di coronavirus registrati in Svizzera sono saliti a 3888. Stando all'UFSP nel suo consueto bilancio giornaliero, 3438 contagi sono stati confermati e 450 sono ancora in attesa dopo un primo risultato positivo.

"Situazione in Ticino è drammatica"

Koch ha aggiunto che "la situazione in Ticino è drammatica". "Il limite delle capacità nei reparti di cura intensiva è ormai praticamente raggiunto e cominciano a mancare posti letto", ha sottolineato Koch, precisando che "per ora si è potuto evitare una selezione dei pazienti". Una possibile via, ha precisato Koch, è spostare le operazioni urgenti di ticinesi in altri Cantoni per liberare cosi posti letto in cure intense in Ticino per i pazienti di coronavirus che necessitano di una ventilazione artificiale. 

"Ma il canton Ticino non è lasciato da solo. Materiale e persone stanno sostenendo gli ospedali. Inoltre altri cantoni hanno dato la disponibilità ad ospitare pazienti", ha proseguito Koch.

Il capo delle malattie trasmissibili ha intanto confermato che i test iniziano a scarseggiare in Svizzera: la priorità è data agli ospedali, con l'indicazione di svolgere l'esame solo sui casi con sintomi forti e/o a rischio e sui membri del personale sanitario.

I morti in Svizzera sono 39

Ieri erano 2772 i casi confermati segnalati all'UFSP. I decessi legati al Covid-19 sono 33, secondo l'UFSP. Stando a calcoli dell'agenzia Keystone-ATS, basati sui dati cantonali, oggi a mezzogiorno si contavano 39 morti, di cui 15 in Ticino e 1 nei Grigioni.

Tutti i cantoni e il Liechtenstein sono interessati dalla malattia. I più colpiti sono il Ticino, con 178,6 casi ogni 100'000 abitanti, Basilea Città (122,7) e Vaud (115).

Gli adulti sono molto più spesso infettati rispetto ai bambini. L'infezione colpisce sia le donne che gli uomini, ma gli uomini sono più sovente malati a partire dai 60 anni. Da 0 a 100 anni, tutte le fasce di età sono interessate.

Riduzione Servizi ferroviari FFS 

A causa del coronavirus, le FFS stanno gradualmente riducendo i servizi ferroviari. Questo è "il più grande cambiamento d'orario della storia", ha detto il capo delle FFS Andreas Meyer. La domanda è scesa fino all'80 per cento. Finora, il 10-30 % del personale operativo non ha lavora perché deve proteggersi, ha sintomi o deve occuparsi dei bambini. Le FFS si stanno preparando a lavorare con solo il 50% del personale abituale.

Concernente il rimborso di biglietti e abbonamenti, Meyer invita la clientela a privilegiare i canali online e a non recarsi di persona agli sportelli. Da domani sul sito delle FFS sarà disponibile un formulario al proposito.

Parlando dei vari cantieri in corso, Meyer ha affermato che questi continueranno se possibile. È però immaginabile che alcuni verranno interrotti nei prossimi giorni, anche in Ticino. Ciò potrebbe avere delle conseguenze in vista del cambiamento d'orario di dicembre, quando dovrebbe essere aperta la galleria di base del Monte Ceneri. "È ancora però presto per saperlo", ha precisato.

L'esercito sopprime tutti i congedi, 63 richieste di aiuto dai cantoni 

Nell'esercito, "tutti i congedi sono soppressi". Lo ha affermato oggi il brigadiere Raynald Droz, Capo di stato maggiore del Comando Operazioni, esprimendosi in conferenza stampa in merito alla mobilitazione dell'esercito.

"I soldati restano in servizio", ha detto Droz dicendosi consapevole che si tratta di una misura dura per gli stessi militi e per le loro famiglie.

Droz ha poi affermato che per garantire la sicurezza dei militi sono state prese misure supplementari: è ad esempio vietato l'alloggio in strutture sotterranee (bunker, ndr.) ed è stato ridotto il numero di soldati che mangia in contemporanea.

Il brigadiere ha poi annunciato che dai cantoni sono giunte 63 richieste, "ma queste aumentano di ora in ora". Finora l'esercito ha risposto positivamente a 28 di esse e 6 sono già terminate. I soldati sul campo sono 250, ma sono destinati a salire rapidamente a 700.

Droz ha poi precisato alcune modalità della mobilitazione per il personale impiegato negli ospedali. I medici possono entrare in contatto con il medico in capo dell'esercito per farsi dispensare.

Tutte le altre persone che lavorano nel settore della sanità e che sono state mobilitate devono entrare in servizio. Questo dura in linea di massima tre giorni. La loro presenza è necessaria per formare il resto della truppa.

In ogni caso l'esercito è in contatto con le autorità cantonali, in particolare Ticino e Vaud. Chi è impiegato nelle strutture sanitarie e non entra in servizio malgrado la mobilitazione non dovrebbe essere punito. In ogni caso, ha precisato Droz, "i conti si faranno alla fine, attualmente le priorità sono altre".

La precedenza attualmente va al sostegno alle autorità cantonali soprattutto nel settore sanitario. Le forze armate sono anche chiamate ad alleviare le forze di polizia nei loro compiti, ad esempio per quel che concerne la sorveglianza delle ambasciate, ha spiegato Droz.

Turisti svizzeri all'estero devono contare sui loro mezzi per rientrare 

Per il momento, gli Svizzeri che si trovano all'estero devono contare sui propri mezzi per rientrare. Quando possibile, tuttavia, il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) sfrutta ogni possibilità per facilitare i rientri, come accaduto col Marocco dove sono stati organizzati cinque voli commerciali. Tale prassi è conforme alla Legge federale sugli svizzeri all'estero, ha affermato oggi ai media, Serge Bavaud, della cellula di crisi del DFAE, legge che pone l'accento in primo luogo sulla responsabilità personale, ma non esclude un intervento diretto di Berna.

Al momento, però, un programma come quello annunciato dalla Germania di rimpatrio dei propri cittadini mediante lo stanziamento di 50 milioni di euro non è previsto. Si tratta di una decisione politica, ha spiegato il funzionario. Voli di ritorno sono stati tuttavia già organizzati anche dalla Confederazione quando si è trattato di far rientrare nella Confederazione i cittadini Svizzeri bloccati a Wuhan, epicentro dell'epidemia in Cina, dove tutto è cominciato.

Il DFAE, ha assicurato Bavaud, lavora a pieno regime assieme alle sue rappresentanze all'estero per aiutare i cittadini svizzeri, concentrandosi soprattutto sui punti caldi e mantenendo i contatti sia con le autorità estere, sia con gli operatori turistici. Già nei giorni scorsi il DFAE aveva esortato i propri cittadini a rientrare al più presto viste le restrizioni negli spostamenti decise dai diversi Stati e il progressivo disimpegno della compagnie aeree.

Undicimila respingimenti ai valichi, importazione ed esportazione di beni continua 

Ad oggi sono circa 11 mila le persone respinte alla frontiera in seguito alle nuove disposizioni adottate dal Consiglio federale per arginare l'epidemia di coronavirus. Lo ha dichiarato oggi ai media durante una conferenza stampa, Christian Bock, capo dell'Amministrazione federale delle dogane (AFD), specificando che i controlli vengono eseguiti quando possibile assieme ai colleghi stranieri. Le persone al fronte possono contare sull'aiuto della polizia, compresa quella militare.

In diversi valichi sono stati approntate corsie preferenziali per coloro che possono ancora penetrare sul territorio elvetico, come i frontalieri, oppure per il traffico di transito. A tale riguardo, Bock ha spiegato che l'importazione ed esportazione di beni continua normalmente. L'approvvigionamento del Paese è insomma garantito.

Ad ogni modo, il traffico verso la Svizzera si è ridotto notevolmente. Ieri 18 marzo, il traffico era calato in tutta la Svizzera mediamente del 68% su un mese. In Ticino la flessione dovrebbe accentuarsi ulteriormente, ha dichiarato il capo dell'AFD.

Bock ha sottolineato che i lavori per sbarrare i circa 130 valichi minori si sono conclusi. Sono tuttavia stati notati tentativi di entrare in Svizzera illegalmente, attraverso la cosiddetta frontiera verde; in taluni casi i dispositivi per sbarrare i valichi sono stati tolti.

Bloccati tutti i visti, tranne che per specialisti del settore sanitario, congiunti di svizzeri

Per quanto riguarda il settore dell'asilo, Cornelia Lüthy, vicedirettrice dell'Ufficio federale della migrazione (SEM), ha spiegato che il Consiglio federale si è adeguato alla chiusura dello spazio Schengen decretato dall'Unione europea in qualità di stato associato. Non vengono quindi più rilasciati visti, tranne che per specialisti nel settore sanitario, congiunti di cittadini svizzeri che possono risiedere in Svizzera e per casi di rigore. I controlli sono quindi stati rafforzati anche negli aeroporti.

Al momento, a parte gli stati non Schengen, le restrizioni di movimento per i cittadini Ue riguardano l'Italia, la Francia, la Germania, l'Austria e, da ieri, la Spagna. Possono entrare i frontalieri muniti di permesso G. Un semplice contratto di lavoro non basta per ottenere il lasciapassare.

Il divieto di entrata vale anche per i profughi che intendono inoltrare una richiesta d'asilo provenienti da Stati non Schengen. Queste persone non possono entrare: se fermate negli aeroporti rimangono nella zona di transito. Se provengono da uno stato sicuro verranno indirizzate verso le rispettive autorità responsabili di raccogliere le richieste di asilo.

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