Svizzera

Cacciò l'orso in Siberia, condannato ex funzionario

L'uomo, 59 anni, era attivo nella Polizia giudiziaria federale. Il Tribunale penale di Bellinzona lo ha riconosciuto colpevole di accettazione di vantaggi.

4 giugno 2019
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Il Tribunale penale federale (Tpf) ha condannato oggi a una pena pecuniaria di 60 aliquote giornaliere da 150 franchi con la condizionale un ex funzionario della Polizia giudiziaria federale (Pgf), specialista della Russia. Lo ha riconosciuto colpevole di accettazione di vantaggi per essersi lasciato invitare a una settimana di caccia all'orso in Siberia a spese di Mosca.

Il tribunale di Bellinzona ha condannato l'imputato, licenziato nell'aprile 2017, per questo solo fatto, mentre lo ha prosciolto per gli altri asseriti vantaggi accettati durante viaggi in Russia. L'uomo dovrà anche pagare un risarcimento di 5000 franchi.

L'ex funzionario 59enne collaborava strettamente con il Ministero pubblico della Confederazione (Mpc) nelle inchieste che avevano a che fare con la Russia, paese di cui è uno specialista e di cui parla la lingua.

Il tribunale ha giustificato la condanna rilevando che l'imputato ha accettato di partecipare alla battuta di caccia all'orso in Kamchatka, la penisola situata all'estremità orientale della Siberia, senza aver prima consultato il suo superiore e pur essendo stato sensibilizzato al rischio di corruzione. Dopo il suo ritorno ha tuttavia informato la gerarchia, che ha ritenuto l'accettazione un modo di curare i rapporti con gli inquirenti russi. Il tribunale ha dunque giudicato lieve la sua colpa.

L'avvocato difensore ne ha chiesto il proscioglimento. Nella sua arringa ha precisato che il suo cliente, pur rimanendo impiegato presso la Pgf, dall'aprile 2013 lavorava come delegato presso l'Mpc, aiutando tutti i procuratori che avessero a che fare con casi russi.

Tra questi - hanno rilevato alcuni media alla vigilia del processo - figura un'indagine avviata proprio nella primavera del 2013 per riciclaggio di denaro e coinvolgente Elena Skrynnk, ministra dell'agricoltura dal 2009 al 2012 considerata vicina al presidente Vladimir Putin. Un'inchiesta che aveva portato al blocco di 70 milioni di franchi in Svizzera ma che è poi stata archiviata nel luglio 2017 con un decreto d'abbandono, per la mancata collaborazione di Mosca.

Il legale ha tentato di dimostrare che il suo cliente non ha mai accettato regali che andassero oltre quanto è "socialmente abituale". Inoltre questi vantaggi - l'accusa gli rimproverava altri due weekend di caccia a due pernottamenti in albergo a Mosca - non potevano condizionare le indagini in corso, visto che lui non aveva competenze decisionali.

Secondo il difensore, poi, le battute di caccia erano avvenute dopo consultazione con il suo referente diretto Patrick Lamon, procuratore federale capo per la criminalità economica, che egli aveva già accompagnato in Russia come consulente, o questi ne era perlomeno informato.

Lamon era stato chiamato a deporre quale teste venerdì scorso a Bellinzona, insieme al Procuratore generale della Confederazione Michael Lauber, e aveva sostenuto di aver saputo delle battute di caccia soltanto a posteriori.

L'Mpc aveva denunciato penalmente il suo collaboratore nel febbraio 2017, rimproverandogli anche altri reati: usurpazione di funzioni, abuso di autorità e corruzione passiva. Rimproveri poi abbandonati per mancanza di prove nel decreto d'accusa, che l'interessato ha comunque contestato, ragione per cui si è giunti al processo davanti alla Corte penale del Tpf, con giudice unico.

Nel suo decreto d'accusa, l'Mpc aveva condannato l'ex poliziotto a una pena pecuniaria con la condizionale di 110 aliquote giornaliere da 190 franchi e a una multa di 2500 franchi. Oggi il suo rappresentante si è semplicemente rimesso al giudizio della corte senza formulare richieste precise.

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