Svizzera

Ricaricano un'auto telecomandata, incendiano sei case: assolti

Due coniugi a processo a Frauenfeld, ricaricando una batteria ai polimeri di litio, hanno causato danni per 12 milioni di franchi: la difesa chiede l'assoluzione

21 agosto 2018
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Volevano solo caricare la batteria di un modellino d'auto telecomandato, ma hanno incendiato sei case, compresa la loro. È successo il 21 dicembre 2015 a Steckborn, nel canton Turgovia, e si è chiuso oggi a Frauenfeld il processo ai due coniugi un tantino distratti: assolti entrambi.

I due volevano soltanto caricare nottetempo nel loro appartamento la batteria ai polimeri di litio di un modellino d'auto telecomandato, ma un caricamento eccessivo aveva portato a un surriscaldamento e in seguito all'incendio, che aveva causato danni per 12 milioni di franchi.

La corte ha seguito la richiesta della difesa, mentre il pubblico ministero esigeva pene pecuniarie con la condizionale e una multa di diversa entità per i due, rei a suo avviso di aver lasciato il caricatore incustodito attaccato alla rete elettrica. I pericoli legati all'uso degli accumulatori litio-polimero sono infatti noti, aveva sostenuto nella requisitoria tenuta ieri.

Il presidente del tribunale, nella motivazione orale, ha ammesso l'argomentazione della difesa, riconoscendo che all'epoca non era diffusamente noto che le batterie litio-polimero costituiscono un particolare pericolo. Lo ha dimostrato un sondaggio condotto all'interno della stessa corte: a quattro dei cinque suoi membri non ne erano al corrente almeno fino ai fatti del 2015.

Come detto, quella notte di tre anni fa i due volevano soltanto caricare nottetempo nel loro appartamento quella batteria ai polimeri di litio, ma un caricamento eccessivo aveva portato a un surriscaldamento e in seguito all'incendio, che aveva causato danni per 12 milioni di franchi. L'allarme incendio era stato lanciato verso le 2.45 del mattino e diversi abitanti avevano dovuto lasciare le loro abitazioni in tutta fretta. Una trentina di loro avevano perso tutti i loro averi. Fra questi i due imputati, tratti in salvo dai pompieri. Tre persone erano state ricoverate in ospedale per una sospetta intossicazione da fumo.

Ieri il pubblico ministero aveva chiesto pene pecuniarie con la condizionale e una multa di diversa entità per i due, accusandoli di incendio doloso per aver lasciato il caricatore incustodito attaccato alla rete elettrica. I pericoli legati all'uso degli accumulatori litio-polimero sono infatti noti, ha sostenuto.

In aula i due, un olandese di 48 anni e una tedesca di 47, hanno sostenuto di non essere stati a conoscenza del pericolo. Un'affermazione corroborata oggi dai due avvocati difensori. Quello dell'uomo ha sostenuto che l'imputato ha una limitata formazione scolastica e che non era in grado di capire l'avvertenza stampata sul caricatore, peraltro scritta in caratteri minuscoli a appena leggibili.

Il suo cliente - ha aggiunto - era convinto di avere a che fare con un semplice giocattolo. Ha fatto poi notare che di questi pericoli si è saputo fra la popolazione solo dopo l'incendio di Steckborn e ha citato ad esempio l'articolo di Wikipedia sugli accumulatori litio-polimero. Secondo l'avvocato, soltanto le versioni successive a questo sinistro menzionano il pericolo d'incendio, rimandando proprio ad esso.

L'avvocato della donna ha rilevato che simili batterie sono tuttora in commercio e che non ci sono cifre sui problemi che hanno finora causato.

Al processo hanno partecipato anche 22 accusatori privati, rappresentati da un singolo avvocato. La sentenza può essere ancora contestata in appello. I costi processuali sono stati messi a carico dello Stato.

 

Al processo partecipano anche 22 accusatori privati, rappresentati da un singolo avvocato. A conferma che è bene maneggiare con cura certe batterie. I rischi adesso sono noti...

(Immagine di archivio)

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