Tokyo 2020

Mauro, il papà: ‘In famiglia un po' frastornati ma felici’

Casa Ponti in festa, con familiari e amici davanti alla tv: ‘Nulla è scontato, ma dopo la semifinale, un pensierino alla medaglia lo abbiamo fatto’

Il saluto a casa
31 luglio 2021
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Ennesima “levataccia” per papà Mauro, mamma Vittoria e Asia, la sorella. Casa Ponti era sveglia, anche stamattina, per seguire Noè con la trepidazione tipica di chi in Giappone ha mandato parte del cuore. Pochi intimi, all’inizio, con genitori e sorella in compagnia dello zio “Mamo” (che par già di sentire risuonare alto e forte il suo proverbiale “Niño”), dei cugini Nilo e Syria, e dell’amica tifosa Tamara che non perde mai una gara, neppure all’estero. Poi, dopo le urla di gioia e le prime lacrime, la casa si popola, il quartiere si sveglia e partecipa alla festa scatenata dallo storico bronzo di Noè. Amici, conoscenti, l’allenatore Massimo Meloni, il presidente della Nuoto Sport Locarno Stefano Maggioni. 

Un po’ frastornati ma felici», ammette papà Mauro. E ci mancherebbe. Una medaglia olimpica non può che scombussolare, a livello emotivo, quando in causa viene chiamato il legale di sangue e vengono messi in gioco gli affetti più profondi.

Non che ci potessero essere delle certezze, tuttavia in casa Ponti questa medaglia la si cominciava ad accarezzare da un po’... «Per scaramanzia il profilo è rimasto molto basso - ammette Mauro - ma i 200 qualche indicazione già l’avevano data. Erano un po’ tutti concordi, sia Noè sia Massimo (Meloni, ndr) che avrebbe potuto centrare la fine e addirittura avvicinare una medaglia già nei 200. Aspettavamo le batterie dei 100 per capirne di più. Dopo quelle qualifiche, prima ancora della semifinale, ci siamo detti che se fosse riuscito a fare un certo tipo di gara sarebbe sceso sotto i 51’’. Quindi, abbiamo iniziato a pensare che qualcosa potesse succedere. A maggior ragione dopo la semifinale (con il primo record svizzero, ndr). Eravamo però coscienti del fatto che almeno due avversari avrebbero potuto nuotare più o meno lo stesso tempo di Noè. Non c’era niente di scontato, ma a quel punto abbiamo pensato che ce la potesse fare».

Dopo la gara, la casa si è popolata: che festa sia. «Una ventina di persone, il “Bellavista”, lo champagne, i cornetti acquistati a Verscio da Peri (un conterraneo) per fare colazione con gli amici che nel frattempo erano arrivati per unirsi a noi».

Ora Noè è entrato in una nuova dimensione. «Se ripenso alle scorse settimane, mi tornano alla mente gli Europei, nei quali la gestione di Noè non fu impeccabile (troppe staffette lo avevano sfiancato, ndr). La competizione andò bene, ma già a Budapest avrebbe potuto fare tempi simili a quelli di Tokyo. Però non è andata così. Tutti contenti, per la bellissima esperienza fatta, per le finali raggiunte, ma sapevamo tutti - lui compreso - che si poteva fare qualcosa di più. In semifinale Noè ha capito che può “tornare” veloce tanto quanto nuota nella prima vasca, e quello gli ha scattare qualcosa. Ma sono tutte questioni alle quali lavorerà in futuro. Godiamoci questo incredibile risultato».

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