Nessun elvetico a podio, come non succedeva dal 2024. Il nidvaldese: ‘Un'internata classica di questo tipo di neve’

Un’altra prima volta, come accaduto sei giorni or sono a Paco Rassat. A 34 anni stavolta può stappare lo champagne Stefan Brennsteiner. Un successo meritato, per un gran talento frenato anche dai guai alle ginocchia e che aveva girato intorno a questo risultato più volte, quello che ieri a Copper Mountain si è preso l’austriaco, autentico mattatore del secondo gigante stagionale. Primo hurrà in Coppa del Mondo, dopo quattro podi e l’impresa sfiorata dodici mesi fa nella bufera di Val d’Isère. Non è finita qui, perché nel season opening di Sölden aveva chiuso quarto. Il salisburghese ha rifilato praticamente un secondo a Henrik Kristoffersen e Filip Zubcic, compiendo il classico doppio colpo: rubando pure il pettorale rosso a Marco Odermatt.
Quella di oggi non è infatti stata una giornata piena di soddisfazioni per i colori rossocrociati: Thomas Tumler, nono, il migliore. Per trovare un gigante senza elvetici sul podio bisogna tornare a Sölden 2024. Eppure le premesse erano decisamente buone. Il 36enne, terzo dopo la prima manche, sembrava pronto a continuare la sua tradizione positiva sulle nevi americane. Un successo e un terzo posto a Beaver Creek, oltre che due quarti posti a Palisades Tahoe nonché Aspen. Deludente invece la prova di Loïc Meillard, che ha completato due manche al di sotto delle aspettative. Complice una visibilità non perfetta e le indicazioni dei propri allenatori di “misurare” ogni porta, il neocastellano ha commesso un errore nella seconda chiudendo diciottesimo, subito davanti a Luca Aerni.
E il già citato Odermatt, impostosi (ieri) in superG? Beh, non c’è stato l’en plein: il tre su tre. Il nidvaldese ha cercato di far la differenza risolvendo una curva in men che non si dica per dipingere una prima manche splendida fino a quel momento (era in vantaggio di circa quattro decimi), subendo tuttavia un’internata. «Un errore classico di questo tipo di neve. Peccato! Non mi capita mai, o quasi, in allenamento», ha commentato ai microfoni di Srf. Come un anno or sono a Beaver Creek, Marco non sembra proprio amare il Colorado parlando in termini di gigante.