FREESTYLE

Lacrime d’oro per scacciare la frustrazione

Dopo una giornata molto difficile nelle qualificazioni, Mathilde Gremaud si è laureata campionessa olimpica di slopestyle davanti al fenomeno cinese Gu

15 febbraio 2022
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Argento, poi bronzo e, finalmente, oro. Mathilde Gremaud ha concluso la sua personale collezione di metalli olimpici con quello più prezioso. Che è pure quello nato nelle circostanze più strane. Qualificatasi per il rotto della cuffia lunedì, la friborghese ha dato fondo a tutta la sua classe per piazzare una finale di immenso valore che le ha consentito di fare meglio del prodigio cinese Eileen Gu, oro nel Big Air, disciplina nella quale settimana scorsa l’elvetica aveva staccato il bronzo (l’argento risale a quattro anni fa nello slopestyle, alle spalle della ginevrina Sarah Höfflin)... «Prima di iniziare la finale mi sono detta che mi sarei dovuta fidare del mio talento», ha commentato la 22enne elvetica che nel corso delle qualificazioni, in una giornata da lei stessa definita “perlomeno mediocre”, aveva staccato il 12º e ultimo biglietto valido per le run di finale.

E dopo una giornata difficile, nel corso della quale aveva pure pensato di non prendere parte alla finale («Non provavo piacere a sciare»), al momento giusto è riuscita a ritrovare le sensazioni migliori. E non si è lasciata scoraggiare nemmeno da una prima run andata male, con la perdita di uno sci sul primo dei tre moduli in programma. Ha raccolto tutte le energie per la seconda discesa che le ha permesso di ottenere un punteggio di 86,56 punti. La sciatrice della Gruyère ha brillantemente superato i tre moduli che contano per il 60% del punteggio, ed ha piazzato tutti e tre i salti. Una volta al traguardo, si è dovuta armare di pazienza e aspettare che scendessero anche le migliori. Ma né Eileen Gu (non perfetta sui rail), né l’estone Kelly Sildaru (bronzo) hanno saputo far meglio della rossocrociata.

Mathilde Gremaud è così passata dalle lacrime di frustrazione dopo gli allenamenti che hanno preceduto le qualifiche, alle lacrime di gioia... «È un po’ nel mio carattere, passo facilmente dall’euforia alla delusione. Lunedì ho toccato il fondo e ho saputo reagire». L’elvetica ha ammesso che «negli ultimi giorni al telefono non sono stata molto positiva con i miei genitori. Ma loro sapevano come risollevarmi il morale».

Anche l’allenatore Grégory Tüscher non ha nascosto la sua felicità: «Sono commosso e molto orgoglioso di lei. Lunedì è stata una giornata difficile, oggi la fiamma è tornata a brillare. Quando ha rotto l’attacco nella prima run, non ci siamo lasciati prendere dall’emozione. Abbiamo cambiato gli sci e cestinato mentalmente la prima discesa, sapendo che ne rimanevano due a disposizione. E nella seconda ha fatto scintille. Poi ha provato a dare il tutto per tutto nella terza, ma non ha funzionato». E non è stato necessario che funzionasse, visto che la Gu è rimasta 0,23 punti più in basso.

Il titolo olimpico è tanto più prezioso in quanto la stagione della friborghese non è stata delle più facili, a partire dalla preparazione estiva e invernale. Il déclic è arrivato in dicembre... «Nell’off-season mi ero voluta mettere in discussione e provare cose nuove. I risultati non erano però stati conseguenti e allora ho capito che si trattava della strada sbagliata e ho deciso di ritornare alle radici. Mi ero resa conto di come nei mesi precedenti mi fossi messa addosso troppa pressione. Due cadute a inizio stagione, la prima a Coira, la seconda in Austria (che le aveva procurato una leggera commozione cerebrale, ndr) hanno forse facilitato questo mio “risveglio”. Ho così deciso di ritrovare la semplicità, di riscoprire il piacere di sciare. E il piacere è il carburante per il successo».

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