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Dal 2018 mai così vicino al passaggio del turno

Quella conclusa giovedì a Friborgo è stata per il Lugano la miglior stagione dall'ultima finale. E l’anno prossimo si potrà fare un altro passo in avanti

Carr, Thürkauf e Joly: irrinunciabile trio delle meraviglie da 74 reti
(Ti-Press/Gianinazzi)
29 marzo 2024
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Meno di ventiquattr'ore dopo, nella testa dei giocatori e dei tifosi del Lugano è ancora ben presente la delusione per l’eliminazione nei quarti contro il Friborgo, in una gara 7 che, a conti fatti, è stata quella più ricca di significato da quell’amarissima sera del 27 aprile 2018, quando lo Zurigo conquistò il titolo sul ghiaccio della Cornèr Arena. Infatti, da allora il Lugano era mai arrivato tanto vicino alle semifinali: nel 2019 e nel 2022 aveva conosciuto l’eliminazione ai quarti in quattro partite per mano dello Zugo, nel 2021 in cinque contro il Rapperswil e lo scorso anno in sei contro il Ginevra. Quanto alla regular season, il settimo posto finale eguaglia quello del 2019 (quando, però, le prime otto ancora si qualificavano direttamente ai playoff) ed è inferiore soltanto al secondo del 2021. Insomma, quella appena conclusa può tranquillamente essere definita la miglior stagione delle ultime sei.

Il peso degli infortuni

Tuttavia, per la squadra di Gianinazzi l’annata non è stata tutta rose e fiori, soprattutto per l’infinita serie di infortuni a cui si è dovuta confrontare. Giorno più giorno meno, se sommassimo il tempo trascorso in infermeria da ciascun giocatore della prima squadra arriveremmo a quota 118 settimane (fanno oltre due anni compressi in soli sei mesi!), che diventano 130 se si considera che Marco Müller e Thürkauf si erano già dovuti fermare durante la preparazione estiva a causa degli infortuni subiti in Nazionale. In altre parole, il trentunenne tecnico ticinese non ha mai potuto contare sull’apporto di tutti i titolari nemmeno per un singolo incontro, ed è dunque più che comprensibile che l’autunno abbia presentato alcuni momenti delicati, culminati con il penultimo rango in cui Thürkauf e compagni si sono ritrovati il 7 ottobre dopo la secca sconfitta a Davos, dopo aver racimolato appena dodici punti in undici partite. Tuttavia, i bianconeri sono poi stati bravissimi a inanellare i sei successi filati che li hanno tolto da ogni impiccio, tanto da arrivare al termine della regular season col rammarico di aver mancato la qualificazione diretta ai quarti di finale assicurata alle prime sei classificate. Ciononostante, il Lugano ha saputo comunque guadagnarsi il posto ai playoff – ciò che, in fondo, era l’obiettivo dichiarato a inizio stagione – grazie alla doppia sfida contro l’Ambrì tutta maturità e determinazione, e dopo la clamorosa rimonta dallo 0-4 al 4-4 alla Gottardo Arena si è capito che questa squadra avrebbe veramente potuto mettere in seria difficoltà qualunque avversario, e la conferma è arrivata proprio nella serie con il Friborgo, in cui ha trovato le risorse per rimettere in discussione un esito che pareva già deciso al termine di gara 2.

Imprescindibile per il buon andamento stagionale si è rivelata la prima linea offensiva: Thürkauf, Joly e Carr hanno realizzato in tre un bottino di 74 reti, e anche quando il numero 7 è rimasto ai margini per infortunio, i suoi compagni hanno saputo elevare il livello di qualsiasi giocatore venisse posto al loro fianco. Tra le altre certezze vi sono da citare Niklas Schlegel, rapidamente assurto al ruolo di portiere titolare a spese di Koskinen (a cui va però dato atto di aver risposto presente al momento dell’infortunio del collega), e la solidità difensiva di elementi come Mirco Müller e Jesper Peltonen, figlio d’arte arrivato un po’ in sordina ma che ha veramente impressionato per leadership e sicurezza, tanto da ereditare da Granlund il ruolo di assistente capitano. E sfruttando le numerose assenze, diversi giovani come Verboon (altra sorpresa positiva), Cormier, Hausheer, Zanetti e Cjunskis hanno potuto godere di un tempo di gioco superiore a quanto preventivato, accumulando così un’esperienza che verrà certamente utile a loro e alla squadra in futuro.

Mancati gli stranieri e le seconde linee

A mancare è stato invece soprattutto l’apporto realizzativo delle seconde linee, nonostante la stagione più che discreta di Fazzini e Arcobello, in particolare degli altri stranieri: Ruotsalainen è andato a segno appena sette volte, due delle quali a porta vuota, mentre LaLeggia ha avuto un rendimento altalenante, e se il bottino di 26 punti (9 gol) non è neppure malaccio, ha convinto più come attaccante che come difensore, disputando la sua ultima partita ‘vera’ il 26 gennaio. Quanto ai tre stranieri giunti a campionato in corso, il più utile alla causa è stato Tennyson, la cui fisicità ha rappresentato un aiuto prezioso nella postseason, mentre Quenneville e Kempe non hanno mai lesinato l’impegno, ma il loro contributo contabile è stato minimo. Se la prossima stagione non ci sarà più Koskinen, il futuro di Granlund appare ancora incerto, mentre gli altri stranieri che avevano iniziato la stagione sono tutti sotto contratto: dato per scontato il credito di Ruotsalainen, che ha sempre goduto della fiducia di Gianinazzi, che lo ha lodato per il lavoro oscuro e la sua propensione a far da chioccia ai più giovani (pur se primariamente non era stato certamente ingaggiato a tale scopo), sarà invece interessante vedere come si muoverà il direttore sportivo Hnat Domenichelli nel caso di LaLeggia, pur se le voci in arrivo dalla Svezia del possibile ingaggio di Carl Dahlström sono sicuramente un indizio. L’ossatura svizzera della squadra rimarrà invece grossomodo la stessa, e a oggi sono note le partenze di Bernd Wolf e Jeremi Gerber a fronte dell’arrivo di David Aebischer.

Quanto al gioco, un aspetto che andrà indubbiamente migliorato è l’apporto delle situazioni speciali: il powerplay si è clamorosamente inceppato dopo l’uscita di scena di Granlund e ha fatto registrare uno scarso 16,9%, con un miglioramento soltanto nelle ultimissime partite, ma complessivamente nemmeno il boxplay è stato granché, con il 76,5% di riuscita. Del resto, sommando le due percentuali si arriva al 93,4%, mentre per andare lontano normalmente si punta ad arrivare almeno al 100%. Ma con Luca Gianinazzi reduce soltanto dalla sua prima stagione completa su una panchina di National League, e che avrà avuto parecchio da apprendere nel corso dell’inverno, le premesse per compiere un altro passo in avanti ci sono tutte.

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