Hockey

Hockey club Lugano, l'appello di Vicky: 'Abbiamo bisogno di voi'

Il presidente guarda all'autunno in un'estate tra dubbi e sorprese. 'Da sempre considerato tra i migliori, il tifo in curva deve andare avanti'

'Senza tifosi non abbiamo ragione di esistere. Ma non avremmo neppure le possibilità finanziarie per farlo' (Ti-Press/Putzu)
17 luglio 2020
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Mentre il calcio si confronta con mille problemi dovuti al Covid, le ferie dell’hockey sono segnate da una situazione di stallo, di impaziente attesa. Una trepidazione suddivisa tra addetti ai lavori e tifosi, che si chiedono cosa succederà nelle prossime settimane in chiave ripartenza. Quali saranno le disposizioni che verranno decise sul piano politico e su quello sportivo? E il campionato potrà effettivamente partire a settembre, oppure bisognerà attendere ottobre o persino più in là? O ancora: con quanti spettatori potranno accedere agli stadi per assistere alle partite?

L’estate hockeistica, però, non è segnata soltanto da punti interrogativi bensì pure da decisioni inaspettate. A Lugano almeno, dove ha fatto scalpore la notizia dello scioglimento di uno dei gruppi capisaldo della Curva Nord. Questo, dopo che l’anno scorso un altro gruppo aveva intrapreso la medesima strada. Ciò che naturalmente ha colpito anche Vicky Mantegazza, da sempre attenta alla vicinanza di rapporti col pubblico.

'Il tifo in curva deve continuare'

Presidente, la domanda nasce spontanea: la parola 'tifoso', ora come ora, cosa le suggerisce? «In questi mesi soffro parecchio. Soffro la nostalgia del pubblico, l’atmosfera della Cornèr Arena e l’hockey giocato, che porta sempre tante emozioni. Emozioni di cui tutti noi, soprattutto in un momento come questo, abbiamo bisogno. E spero vivamente al più presto di rivedere, di “riabbracciare” in modo virtuale i nostri fan - spiega -. È chiaro, gli RdN non ci sono più, e colgo l’occasione per ringraziarli per quanto hanno fatti fino a oggi: anche loro, a pieno titolo, fanno parte della storia del Lugano. Tuttavia, il tifo in curva deve continuare. Un tifo, il nostro, oltretutto da sempre considerato tra i migliori in Svizzera, e di cui la squadra ha fortemente bisogno. E qualcuno in questi giorni ha già deciso di farsi avanti».

Lei che è tifosa sin da quando era bambina e che ha pure frequentato la curva, può capire benissimo cosa stanno provando in queste settimane gli appassionati di hockey. «Chiaramente, con mio padre, Geo, in casa si parlava soltanto di hockey. Sono nata tifosa e morirò da tifosa: ho sempre vissuto la mia passione non soltanto passivamente, ma pure attivamente. Infatti ai tempi di ‘Mamo’ Medolago e ‘Trucciolo’ frequentavo la Curva Nord ed ero presente a tutte le partite, anche a quelle in trasferta. Gridavo e cantavo insomma, e posso ben capire cosa stiano passando i tifosi adesso».

Cosa possono e cosa devono attendersi in questo specifico momento? «Il punto è che stiamo vivendo in un clima d'incertezza che riguarda l’intero pianeta. Non possiamo fare promesse, ma soltanto sperare che quest'incubo passi presto, per ritrovare tutte le certezze e tornare alla pista per sostenere la squadra del cuore. Ciò che so è che noi senza tifosi non abbiamo ragione di esistere. Non avremmo neppure le possibilità finanziarie per farlo».

E se la stagione dovesse svolgersi dall’inizio alla fine con soli mille spettatori in pista, come succede adesso nel calcio? «Abbiamo ragionato anche su quello scenario, ma la nostra convinzione è che con sole mille entrate a partita l'intero mondo dell’hockey svizzero sarebbe a rischio».

'Se si è tifosi veri la squadra la si sostiene'

Il tifosi non vanno soltanto rincuorati, oggigiorno vanno anche coccolati: qual è il messaggio per loro da parte del presidente? «Innanzitutto come società abbiamo sempre rassicurato il pubblico, assicurando che in caso di cancellazione della stagione, oppure nel caso in cui la squadra dovesse giocare meno partite di quelle previste, i nostri sostenitori verrebbero rimborsati. Voglio però anche dire aggiungere che se si è tifosi veri la squadra la si sostiene, non la si abbandona. E spero che si continui a farlo. Il mio augurio in questo momento è che tutti possano godere di buona salute, nella vita è la cosa più importante. Spero pure di poter comunicare delle notizie positive nelle prossime settimane. Ci rendiamo conto che il momento è difficile, lo è per tutti, ma siamo ottimisti».

Oltre naturalmente all’hockey, lei è tifosa anche di calcio: cosa prova nel seguire alla tivù partite in stadi desolatamente vuoti? «È semplicemente triste. Seguo il calcio italiano perché sono tifosa juventina, e quando vedo quelle immagini mi rendo conto che le emozioni sono totalmente assenti. È proprio in situazioni come quelle che ci si rende conto di quanto il tifoso sia importante. Non solo dal profilo economico, bensì come sostegno. Del resto molte volte il pubblico può essere l’uomo in più per vincere le partite, in pista come sui campi da calcio. Personalmente, poi, non capisco come in certi stadi non si lasci entrare più gente, perché lo spazio ci sarebbe. E quando mi reco in alcuni centri commerciali di persone ne vedo molte di più in spazi ben più esigui».

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